🌻Introduzione

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Anno 2500 d.C.

«Sono spiacente, signore. Il suo nome non figura sulla lista» disse l'essere angelico in tono apatico.
«Deve esserci un errore. Controlli bene» insistette il dio.

L'angelo ripassò con il dito tutto l'elenco, sussurrando alcuni nominativi ad alta voce. «Halos... Thas... no, mi spiace. Heket non è presente.»
«Maledetti!» ululò l'altro, facendo sussultare l'angelo e tremare le piume delle sue ali. «Mi hanno escluso! Persino a quello zozzone di Halos hanno permesso di partecipare e non a me!»
Sbatté un pungo sul bancone. «Se non vuoi che ti strappi ad una ad una quelle penne da gallina che ti ritrovi, ti conviene entrare là dentro e dire a quella marmaglia di...»

«Non servirà a nulla» lo bloccò una voce tetra, proveniente dalle sue spalle. «Nemmeno minacciarlo di morte mi ha consentito di entrare.»

Heket si voltò con sguardo inviperito. Odiava non essere al centro dell'attenzione quasi quanto essere interrotto mentre sfidava qualcuno. Tuttavia, resosi conto di chi aveva osato intromettersi nella conversazione, decise di svoltare quell'inconveniente a suo favore. Le si avvicinò a braccia spalancate.

«Idaes! La mia dea preferita! Come procede la gestione del sonno eterno? Ci sarà un bel po' di traffico negli Inferi, visti gli accadimenti degli ultimi mesi sulla Terra.»

La divinità della morte fece un sorriso sghembo. Si spostò un ciuffo bianco ribelle dal volto scarno prima di commentare: «Non perdi mai il tuo sarcasmo pungente?»
«Suvvia, non dire così. Puoi sfogarti, se vuoi. Con tutte quelle carestie, eruzioni, inondazioni... posso solo immaginare quanto lavoro ci sia da fare, là sotto.»

Heket stava sfoggiando il suo miglior sorriso da ipocrita. Non gli interessava granché dei doveri della regina degli Inferi; voleva piuttosto un buon alleato, visto che gli altri dei erano quasi tutti nella sala riunioni, a differenza loro.

«A quello ci sono abituata. Volevo discutere di altro durante l'adunanza, ma, a quanto pare, me la dovrò cavare da sola» rispose Idaes, voltandosi per uscire dalla Reggia Vitrea.

Il dio dell'Inganno tentò il tutto per tutto. «Raccontami ciò che ti affligge, posso darti una mano io. Ti vedo un po' smorta, penso avresti bisogno di riposo.»

L'altra sbuffò, allontanando il braccio con cui Heket le stava cingendo le spalle esili e nude. «No, grazie. Non voglio aiuto dalle serpi
«Oh, è così che mi consideri? Guardaci! Siamo entrambi sulla stessa barca: esclusi, costretti ad accontentarci degli avanzi lasciati dalle divinità più influenti e a dover svolgere le attività più dure.»

Idaes abbassò il capo. Non le piaceva il suo ruolo di sovrana dei morti, ma qualcuno deve pur farlo, aveva detto Zatum, la divinità più importante del Tenetet, lo stesso che si era rifiutato di inserirli nell'elenco di partecipanti alla riunione di quel pomeriggio. Per Heket aveva avuto buoni motivi, non c'era tanto da fidarsi, ma nel suo caso... era ingiusto.

Mentre scendevano le scale del castello fianco a fianco, il dio dell'Inganno infuse tutto il suo potere persuasivo nelle sue parole e ripeté: «Sfogati, rivelami cosa ti preoccupa tanto, possiamo risolverlo insieme».
«Beh...» cedette Idaes, sospirando. «Credo sia immorale tagliarmi fuori così... se non ci fossi io, ora la loro meravigliosa Reggia sarebbe invasa da anime urlanti.»

Molto interessante, pensò Heket. Cavalcare il malcontento era la sua specialità.

«Non è piacevole starsene sotto terra tutto il tempo, con gente spaesata e terrorizzata del suo destino e prendere decisioni di continuo. Volevo proporre di farmi avere almeno qualche giorno sulla Terra, tra i vivi, ma... a quanto pare non gli interessa ascoltarmi.»
«Porca vacca!» commentò Heket, pensando a quale dio fosse il protettore delle mucche e godendo di averlo insultato. «Devi essere molto stressata, secondo me i tuoi capelli ultimamente sono più bianchi del solito.»
Ideas lo guardò in cagnesco. «Sono sempre stati così, idiota.»
«Certo, certo. Sarò anche un idiota, però sono l'unico a riconoscere l'importanza del tuo lavoro: te la immagini quella stizzosa di Tishav circondata da fantasmi che le chiedono pietà? Impazzirebbe.»
«Già, quell'odiosa... però invidio i suoi capelli di fumo.»

La figlia dell'IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora