Capitolo 4 - pronti, partenza e via

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Hora

I battenti del portone che conduceva alla sala del trono erano spalancati. La stanza era ancora più grande di quella d'ingresso, decorata con lo stesso stile policromo e gremita di guardie regie che fiancheggiavano le pareti laterali. Non sapevo che Lloyd avesse un tal numero di guerrieri. Mentre io e Keta camminavamo verso il fondo della sala e i nostri passi riecheggiavano in tutte le direzioni, il re era impegnato in una conversazione con tre figure, due delle quali erano il bardo e il figlio di Halos. Il terzo era evidentemente un abitante di Lloyd, forse il suo miglior guerriero, nonché un ragazzo abbastanza alto e molto abbronzato, con capelli biondo oro lunghi fino poco sopra le spalle. Grazie al mio udito molto sensibile, sentii la domanda che il re rivolse al bardo.

«Sei sicuro di voler essere tu ad andare? Non so cosa potreste trovare.»
«Certo, Sire. Devo estinguere il mio debito e scacciare la vergogna che ho attirato su di me.»
«Quale debito? Ti sei rifiutato di strimpellare a una festa di corte? O hai rubato a qualcuno uno strumento musicale? Pensi solo a quelli» si intromise Flick.
«Io non sono un ladro» tagliò corto, non rispondendo di fatto alla domanda. Oltre alle sue parole, potevo sentire i suoi battiti cardiaci accelerati, come se il suo cuore stesse tremando. Era evidente che il figlio di Veive fosse agitato, non serviva un udito fuori dal comune per capirlo.

Quando fummo a pochi metri dal trono, io e Keta ci inchinammo. Mi stupii di quanto il re di Lloyd fosse giovane. Quello di Specchialuce avrebbe potuto essere suo nonno.
Non feci in tempo ad alzare il capo che sentii qualcuno che sussurrava: «Una ragazza? Davvero ci mandano una ragazza per un'impresa reale?»
Era stato il guerriero di Lloyd a parlare. Doveva essere in confidenza con il re, in quanto lo fiancheggiava solenne. Si era chinato per bisbigliargli all'orecchio, ma ovviamente io avevo sentito.
«Se il sovrano di Specchialuce ha sentenziato l'invio di una ragazza, sarà stato perché era più saggio così» asserì il re, con un tono che non ammetteva repliche.

Poi si alzò e si rivolse a noi: «Benvenuti alla Roccaforte Albore. Come penso già sappiate, io sono Foilir, il re di Lloyd. Mi auguro che nelle vostre stanze abbiate trovato tutti i comfort che vi erano necessari. Sarò io stesso a spiegarvi i dettagli della vostra missione. Purtroppo, come avrete notato, soltanto quattro contee delle sette a cui avevo rivolto il mio appello di aiuto mi hanno risposto. Vi starete chiedendo perché sette, e non tutte e otto le altre contee, oltre a Lloyd. Ebbene, è proprio questo il motivo per cui...»

Il monologo fu interrotto brutalmente dal portone che si riapriva, dagli improperi delle guardie all'esterno e dalle grida di un ragazzino gracile e placido che, trafelato, saltellò verso di noi urlando: «Sono in ritardo! Ci sono anch'io! Ho qua la mia lettera, lo giuro!»
Avrei voluto tapparmi le orecchie, ma sarebbe stato inutile. Aveva una voce troppo fastidiosa da sopportare.
Una guardia lo bloccò piantandogli un braccio sul petto, ma lui aprì la lettera e gliela spiccicò sotto il naso. Zampettò fino al cospetto del re e si inchinò.

«Sire, il mio nome è Pin. Vengo dalla contea di Euphanor. Sono uno degli alchimisti migliori della Roccaforte Foschia» esordì, gonfiando il petto.

Il re aveva un volto imperscrutabile. Un po' sembrava stupito, un po' irritato, forse per l'interruzione. Gli fece un cenno gentile invitandolo ad accostarsi a noi, poi continuò. Gli abitanti di Euphanor hanno una caratteristica alquanto bizzarra: i loro capelli sono come fatti di fumo, fluttuano intorno alla loro testa e sono freddi come il ghiaccio. Mi sono sempre domandata come facessero a lavarseli.

«Benvenuto, Pin. Come stavo dicendo, il motivo per cui siete qui riguarda la contea limitrofa a Lloyd, Fendiroccia. Come vedete, nessun figlio di Maat è presente. Circa quindici giorni fa, ho mandato un mio messo a Fendiroccia, ma non ha mai fatto ritorno. Portava con sé una lettera importante. Seguendo la Strada del Vetro, ci vuole non più di una giornata a raggiungerla. Dopo qualche giorno, un altro mio guerriero mi aveva riferito che, nei pressi del villaggio che circonda la Roccaforte Frammento, il suo cavallo era impazzito, lo aveva disarcionato ed era fuggito. Infine, dieci giorni fa ho mandato una dozzina di soldati, ma nessuno è tornato indietro per raccontare l'accaduto.»

La figlia dell'IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora