Capitolo 27 - cambiamenti

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Circa trent'anni prima

Chandra

Le cose andarono terribilmente male. I miei genitori erano... imbestialiti. Appena videro un figlio di Ixion accanto a me, sbraitarono e mi urlarono contro. Non mi chiesero spiegazioni del mio ritardo, mi insultarono e basta. Dissero che ero una delusione, che avevano fallito nel crescermi ed educarmi.

Qualche vicino curioso, che aveva assistito al mio rientro, ci osservava di sottecchi. Cercai di convincere i miei che Noienyr mi avesse solo riaccompagnata dopo che io e la mia – inesistente – amica avevamo fatto un giro a Ordya. Non credo se la bevvero.

Passai giorni d'inferno. Mi obbligarono a rimanere in casa, ad aiutare mamma a intrecciare tappeti e preparare i pasti. Uscivo solo per andare al mercato. Non mi fu permesso nemmeno di seguire mio padre alla Roccaforte Tagliente, come di consueto.

L'unica cosa che riuscivo a fare di ludico era leggere il libro che avevo "preso in prestito" dalla biblioteca della Roccaforte Ventosa. Imparai un sacco di cose sulla magia antica, conobbi erbe rare con poteri misteriosi, ma soprattutto studiai a memoria tutto ciò che c'era da sapere sullo stilo.

Passarono circa un paio di mesi, credo al secondo posto tra i peggiori della mia vita. Non ebbi notizie di Noienyr, né io riuscii a darne a lui. I miei genitori mi parlavano solo per dirmi cosa fare. Ogni tanto ritiravano fuori l'argomento "figlia peggiore degli ultimi secoli" per demoralizzarmi ancora di più.

Non capivo cosa volessero che facessi per rimediare, né se ci fosse un modo per farmi realmente perdonare. Cercai di essere paziente, soddisfare ogni loro richiesta, ma nulla pareva fare loro piacere. Mi domandavo anche se fossero più arrabbiati del fatto che avessi passato troppo tempo fuori casa o che fossi stata riaccompagnata da un figlio di Ixion.

Ogni volta che iniziavo un dialogo o ponevo una domanda in merito, le risposte non erano esaustive o erano insulti. Mi ripetevano che li avevo fatti preoccupare da morire, che ogni giorno si svegliavano e mi cercavano sulla mia stuoia, sperando che fossi tornata durante la notte.

Mi sentivo in colpa per aver dato così tanti pensieri, ma non capivo comunque perché ora dovessero essere ancora così arrabbiati, anziché mostrarsi sollevati del mio ritorno. Probabilmente lo erano, ma non lo davano molto a vedere.

Mia madre ogni tanto mi abbracciava, stringendomi forte. Tuttavia, dopo poco si ricostruiva la maschera di freddezza che la caratterizzava e mi impartiva qualche mansione. Credo che la tenesse su solo per non far brutta figura con il resto degli abitanti del villaggio e con papà.

Le cose peggiorarono ulteriormente quando la notizia della ragazza di Euphanor a Espaea arrivò anche da noi. Una conoscente di mia madre gliene parlò al mercato. Per fortuna, non si vedevano ancora in giro miei ritratti o guardie che perlustravano la zona.

La speranza era che i miei genitori non venissero al corrente del fatto che ero proprio io, quella ragazza. Ma, per qualche ragione, credo che lo sapessero già. Forse la signora del mercato aveva con sé uno dei volantini, oppure mio padre ne aveva visto uno a Ordya in uno dei suoi usuali viaggi. O, ancora, avevano notato la mia preoccupazione quando me lo avevano comunicato.

Una parte di me voleva confessare tutto, dal mio amore per Noienyr che durava ormai da un paio d'anni alla nostra gita alla Roccaforte Ventosa. Ma la parte più timorosa non se la sentiva, sperava che pian piano le acque si sarebbero quietate. Ma quanto tempo avrei dovuto attendere?

Per mia fortuna, o sfortuna, non molto. In quel momento avrei considerato il fatto in questione una benedizione della buona sorte, ma a posteriori fu l'evento che mi rovinò la vita per sempre.

La figlia dell'IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora