Capitolo 14 - la donna misteriosa

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Il bardo mi medicò le ferite alla spalla e alla mano, lasciandomi riposare subito dopo. Mi addormentai di colpo, ma venni svegliata di lì a poco per cenare. All'inizio ero combattuta se mangiare o rimettermi a dormire, poi il mio stomaco decise per me. Dal fuoco che i miei compagni avevano acceso proveniva un profumino niente male.

Il figlio di Veive aveva preparato un'ottima zuppa di verdure mentre noi eravamo via. La divorammo tutti volentieri, mentre discorrevamo su come avremmo agito il giorno seguente. Pin ci raccontò come era finito alla Roccaforte, dicendoci che dopo essere fuggito era stato catturato da due figure, di cui non era riuscito a distinguere né il sesso né la provenienza; lo avevano legato e incappucciato per portarlo all'interno della Rocca al cospetto di una donna. Quest'ultima gli aveva rivolto una serie di domande, sembrava interessata a capire chi fossimo e perché fossimo lì.

«Voleva sapere chi ci avesse mandati, ma io sono riuscito a non dirle nulla, nonostante uno dei suoi aguzzini mi tirasse dei pugni allo stomaco. Poi un gruppo di figli di Maat ha fatto irruzione nella sala, e nella confusione sono riuscito a liberarmi usando la magia. Alcuni hanno cercato di prendermi o di mangiarmi, bruciandomi ovunque. Mi sono nascosto dietro una colonna caduta mentre la donna urlava che la situazione era fuori controllo e doveva tornare a Ibya.»

«Com'era questa donna? L'hai vista in faccia?» domandò Atoldir.
«Sì, l'ho vista. Era una figlia di Seshat, come me. Piccola e gracile, dai capelli neri, fumosi, lunghi e vaporosi. Sembrava avere circa venti, venticinque anni al massimo.»
«Aspetta un attimo, hai detto che diceva di voler tornare a Ibya, non a Euphanor» osservò Keta, disorientato.

«Sì, lo so, ma non ho sbagliato, ha detto proprio così» spiegò Pin. «Ha detto ai suoi scagnozzi che li avrebbe attesi a Ibya, nella Palude Velenosa. Prima di andar via, ha aggiunto che dovevano trovare una ragazza e fare in modo di mantenerla in vita.»
«Una ragazza?» lo incalzò di nuovo Keta.
«A quanto pare sì, stava cercando una ragazza. Poi però lei e le sue guardie del corpo sono fuggiti da una porta e mi sono affrettato a seguirli. Mi sono ritrovato in uno degli innumerevoli cortili della Roccaforte Frammento, mi sono nascosto e ho origliato mentre la donna saliva su una carrozza.»

Atoldir strinse gli occhi. «Quindi se l'è data a gambe affibbiando il lavoro sporco ai due tirapiedi.»
«Posso confermare», mi intromisi. «Ho visto la carrozza uscire dalla Roccaforte, e ho anche sentito la voce di una donna che urlava: "Lei non deve morire".»
«Visto? Uomo di poca fede.»

Mi venne un dubbio. «Quando ti ho trovato, mi hai riferito che era stata una pozione a causare l'ammattimento dei figli di Maat; come facevi a saperlo?»
«Oh, già! Quasi dimenticavo» si portò una mano sulla fronte. «Prima di salire, la donna ha consegnato ai due uomini una boccetta spiegando: "se doveste averne bisogno, questa è un po' della mia pozione. State attenti a non toccarla, o potreste impazzire anche voi", o una cosa così. Poi le due figure si sono allontanate verso le stalle.»

«Quindi è quella donna la responsabile di tutto?» riassunse il bardo.
«Credo di sì.»
«Ma perché distruggere un'intera città per trovare una ragazza? Non poteva, che so io, mandarle un piccione viaggiatore?» Flick parlò per la prima volta. Era visibilmente esausto, faceva fatica anche a tenere in mano il cucchiaio.

Keta lo ignorò. «Hai notato o sentito nient'altro?»
«Non mi pare... ho visto i due uscire con dei cavalli bardati, legarli e lasciarli lì, andando chissà dove. Poi degli abitanti di Fendiroccia sono entrati nel cortile, così sono scappato.»
«Forse erano quelli i cavalli che ha trovato Hora» azzardò il figlio di Aliteo.
«Può essere» concordai.
Pin rimase vago. «Non ne ho idea, non li saprei riconoscere. In più, io non so nemmeno andare a cavallo.»
«Questo spiega perché non sei scappato prendendo uno dei due animali» concluse il bardo.

La figlia dell'IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora