Capitolo 35 - un padre ricco di sorprese

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Come faceva a saperlo? Come? Avevo fatto di tutto per tenerlo segreto, avevo calcolato ogni mossa nei minimi dettagli. D'altro canto, lui era un dio. Mi seguiva con sguardo divino da quando ero una neonata. Non avrei potuto sfuggirgli.

I miei occhi iniziarono a inumidirsi. Il cuore si tinse di sfumature nere per il furore e la disperazione. Sentii qualcosa muovermisi dentro, qualcosa che avevo cercato di tenere al sicuro per tanto tempo.

Strinsi i pugni, mi morsi le labbra e mi imposi di non piangere. Chiusi le palpebre con forza e mi focalizzai sulle unghie che mi si conficcavano nei palmi.

Heket si scansò, con un sorriso stampato in volto. Sapeva di aver fatto centro. Mi passò una mano sulla guancia, quasi con tenerezza, mentre io riaprivo gli occhi. Solo in quel momento notai le sue unghie lunghe due o tre centimetri e tagliate a punta. Avevano un colore naturale ma incutevano comunque timore quando ti passavano sotto al naso.
«Potrei dirti che sono dispiaciuto per te... ma sei mia figlia, sai riconoscere le bugie.»

Mi domandai se potessi individuare persino le sue, di bugie. Ne dubitavo, ma non lo contraddissi. Piuttosto avrei voluto tirargli un pugno in faccia. Mi scansai e feci una smorfia di disgusto. «Cosa pensi di ottenere?» sibilai.

Chandra capì che mi stavo infuriando e con dolcezza stentata mi disse: «Vogliamo che tu tolga il sangue dallo stilo così potremo usarlo per i nostri scopi.»
«No! Mi stai solo prendendo in giro! Mi farai mangiare dalle Eleadi come hai fatto col bardo, quando non ti servirò più!» strillai con le lacrime che mi annebbiavano la vista. Quel nome... mi aveva riaperto un taglio molto profondo. Mi sembrava di sentirlo ancora nelle orecchie come un eco.

«Hora, tu non sai come funziona lo stilo! Io l'ho studiato per anni, conosco tutte le rune... potrei usarlo per far del bene a entrambe» cercò di convincermi.

Tremavo. Mi girava la testa. Mi dovetti appoggiare alla sedia con una mano per non crollare. Cercai di nuovo di trattenere il pianto ma non ci riuscii.

«Oh, commovente... non pensavo fossi così sensibile» mi criticò Heket con aria annoiata. Si mise a passeggiare per la stanza, prendendo qualche oggetto e rigirandoselo tra le mani.

Io stavo piangendo e quello che doveva essere mio padre si divertiva a guardare ampolle e libri?
Abbassai il capo per nascondere il volto rigato. Chandra ebbe un moto di compassione e mi si avvicinò porgendomi un fazzoletto.
«So che sono tante cose da digerire tutte assieme.»

Piansi più forte. Strizzai gli occhi per provare a fermarmi, inutilmente.

«Ma, vedi... abbiamo finalmente la possibilità di ottenere ciò che vogliamo... Ti ho raccontato la mia storia sin dal principio per farti capire che sono dalla tua parte, ho sofferto il tuo stesso dolore. Non sei come il bardo, io e te abbiamo un obiettivo comune molto più grande. Volevo farti intendere che amavo Noienyr proprio come tu amavi Edric e che...»

Sdenghete.

Delle forbici metalliche caddero dalle mani del dio facendoci sobbalzare. Si scusò con un'alzata di spalle, poi fece un gesto come per dire "va' pure avanti". Non si chinò nemmeno a raccoglierle.

Chandra, che si era portata una mano al petto per lo spavento, dopo qualche secondo riprese: «Avremo la nostra vendetta, io per Noienyr e tu per Edric.»

Era davvero vendetta, quello che desideravo? No, io volevo soltanto indietro Edric, non mi importava di vendicarmi su politici corrotti o leggi sbagliate. Ma lui non potevo riaverlo, non avrei potuto riaverlo mai più. Nemmeno lo stilo avrebbe potuto ridarmelo... o forse sì?

«Inoltre, potremo dimostrare la verità al mondo» continuò Chandra, osservando Heket di sottecchi. «Manderemo all'aria tutti gli stereotipi del nostro tempo.»

La figlia dell'IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora