Capitolo 11: La fuga

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Passarono un paio di giorni, io continuavo ormai la mia vita lavorando in cucina e aiutando in casa le serve. Mi volevano tutti tanto bene e mi aiutavano tantissimo, nonostante ciò mi mancava l'affetto di mio padre, mi mancava mia sorella e mi mancava Jack.

Un giorno mio padre disse a mia sorella che dà quel giorno avrebbe potuto visitare il mondo e poteva portare anche una persona con lei per tenerle compagnia durante il viaggio. Quanto avrei voluto poter uscire da palazzo e vedere il mondo oppure andare a trovare Jack in Inghilterra. Lei invece, ovviamente, aveva scelto di portare Genoveffa. Io non potevo ancora uscire al di fuori della parete invisibile. Qualche volta avevo chiesto a mia sorella se potevo venire con lei, ma o mi ignorava oppure mi rispondeva male e mi diceva lo stesso di no, che non ero all'altezza o che ero troppo piccola, per vedere il mondo. Erano tutti contro di me, tutti non mi ritenevano all'altezza di fare qualsiasi cosa. Era stufa di essere l'ignorata da tutti, quella sola, quella mai all'altezza. Non ne potevo più, tra mio padre, mia sorella e Genoveffa! Volevo andarmene via scoprire il mondo e finalmente compiere il mio destino.
Passavano i mesi e volevo scappare sempre più. Vedevo pochissimo mia sorella e Genoveffa, poichè erano sempre in giro da qualche parte.

Un giorno non ce la facevo propio più di rimanere dentro il palazzo, così decisi di volare via fino alla parete invisibile che per me era diventata come delle barre di una cella, mi sentivo in trappola, in progione e non vedevo l'ora di evadere. Mentre volavo vidi come un cerchio sepolto sotto la sabbia, non ero mai volata in quel punto, forse era quello il motivo il quale non ci avevo mai fatto caso. Così, essendo molto curiosa, mi avvicinai per bedere cosa fosse. Quando mi avvicinai non vidi nulla di strano. Il cerchio non si vedeva neppure da terra. Così dissi una frase in egiziano antico, la quale mi permette di vedere ciò che a occhio umano non è possibile vedere. Difatti apparve una scritta e una chiusura un po' strana sul margine del cerchio. La scritta diceva Parigi e la chiusura non era chiusa a chiave. Cosa significava? Era forse un portale? Forse quella sarebbe stata la mia via di fuga? Stavo veramente pensando di scappare di andarmene via, ma infine non lo feci.

Tornai a palazzo. Meryn e Genoveffa erano tornate e mio padre aveva deciso di organizzare una cena appositatamente per il loro ritorno. Io mi avvicinai per salutare mia sorella, ma mi squadrarono tutti e tre e mi dissero che le sguattere non erano invitate a cena. Così me ne andai in serra, ormai diventata camera mia, senza dire nulla. Il mio cuore era distrutto. Iniziai a piangere per l'ennesima volta e in quel momento volai fino al cerchio lo aprii e ci saltai dentro. Tutto di un colpo vidi solo il vuoto nero e mi addormentai.

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