Capitolo 27: Canterbury

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Quando aprii gli occhi, mi ritrovai altre cinque paia di occhi che mi fissavano tutti attorno al mio letto.
Credo che la notizia riguardo a ieri sia giunta alle loro orecchie.

"Buon giorno ragazze." dissi sbadigliando e stiracchiandomi, ero ancora immersa nel sonno.

"Si ehm, buon giorno." Disse Luna poco convinta.

"Ci spieghi cosa è successo ieri?" Chiese Estelle, con la sua solita determinazione.
Mi guardarono tutte interessate. Nemmeno potevo riprendermi che già mi bombardavano di domande. Roteai gli occhi e ispirai profondamente.

"Prima di tutto vi devo raccontare la storia della mia infanzia. Per riuscire a capire l'accaduto di ieri." Dissi con voce roca.

"Allora c'entra veramente con il tuo passato?" Chiesero Beverly e Abygale simultaneamente.

Annuì. "Sì, però prima di iniziare il racconto, preferirei vestirmi e mangiucchiare qualcosa."

Così mi vestii e ci recammo nella sala da pranzo. Ci servirono una colazione con i fiocchi e quando anche l'ultima briciola fu sparita iniziai il mio racconto.

Cominciai a parlare della mia infanzia con mia sorella, mio padre e anche di Jack, poi raccontai anche di come arrivò Genoveffa nella nostra famiglia e come le cose cambiarono radicalmente fino alla mia fuga. Via via che proseguivo v'erano sempre più esclamazioni preoccupate da parte delle ragazze. Nessuno oltre a Johnatan sapeva il vero motivo per il quale ero scappata di casa, era stato l'unico con cui ero riuscita a confidarmi. Infine raccontai di Fernec, di che cos'era il cerchio nero, qual' era il loro obbiettivo e infine la storia vera di Genoveffa e cosa fece mio padre.

Alla fine del racconto il silenzio era sceso su di noi. Le ragazze erano rimaste a bocca aperta, senza più riuscir a dir nulla.

Nell'istante in cui il silenzio era diventato insopportabile, la porta si aprì di scatto, facendoci sobbalzare tutte dallo spavento.

Un uomo alto, con radi capelli, il volto tirato e col fiatone si ritrovò d'innanzi a noi.
Lo guardammo sbigottite e ancora un po' spaventate.
L'uomo fece un grosso sospiro per ricomporsi, poi con tono solente disse:

"Re Riccardo ha personalmente chiesto di voi, egli vuole parlavi il prima possibile, per questo siete invitate a presentarvi al suo cospetto, a Canterbury, il prima possibile."

Eravamo ancora più scioccate di prima, ci eravamo completamente scordate del re e dell'impegno che c'eravamo prese con essi.

"Certamente, partiremo oggi stesso." Gli risposi inchinando leggermente la testa.

Le serventi fecero ristorare il pover uomo sfinito a causa del lungo viaggio. Intanto noi ci preparavamo per partire alla volta di Canterbury.

Dopo aver impacchettato e montato tutti i nostri beni sui cavalli, salutammo le serventi le quali ci avevano ospitato così divinamente.

Montammo sui cavalli e partimmo. Il sole era alto in cielo anche se qualche nuvola dipinta qua e la l'oscurava alle volte. Il messaggero ci fece strada lungo tutta Londra, poi dritti verso la campagna. Pensavo che essa sarebbe stata piena di tanti bei colori, ma così non fu.

Calvalcammo diverse ore senza incontrare nemmeno un'anima, era tutto quanto silenzionso, la natura sembrava essere addormentata, non si sentiva nemmeno un uccellino ginghuettare o un grillo stridere ed ovunque c'era un colorito marrone-grigio. Era tutto molto strano. Rallentammo con il passo, per ascoltare meglio, anche se l'unica cosa che riuscivamo a sentire erano gli zoccoli dei nostri cavalli che trottavano sul terreno battuto.

"Che cosa è successo qua? Come mai non si sente nessun rumore? Dove sono finiti tutti gli animali?" Chiesi in nome di tutte al messaggero.

"È una delle ragione per cui siete state convocate. Non si sa cosa sta succedendo. Non solo la terra è silenziosa, ma pure il mare, anzi è proprio il mare il maggior problema." Disse il messaggiero, con un pizzico di preoccupazione nel suono.

Omnix, un mondo paralleloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora