Capitolo 13: Alla reggia

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La sua casa si trovava in periferia, lontano dal frastuono cittadino. I campi si sperdevano a vista d'occhio. Era favoloso. Tutto così nuovo. Ero di nuovo felice, come non lo ero omrai da tempo. Essere scappata di casa era la cosa migliore che potessi fare.
Johnatan mi spiegò che di solito lui andava con il cavallo a casa e non a piedi, perchè ci vollero ben quranta minuti per arrivare a casa sua, però essendo che era la prima volta che mi trovavo a Parigi in Francia, volle farmi godere tutto il paessaggio e raccontarmi un paio di cose molto affascinanti al riguardo. Era tutto un altro mondo. Ero contenta di essere uscita dal mio guscio.

Finalmente arrivammo. La sua casa era quasi una reggia. Era enorme con fontane e giardini e campi, animali, con un paio di fattorie. Era veramente enorme. Ero sbalordita. Ecco il perchè era vestito molto elegante e parlava molto cordialmente, era un nobile! Poi mi ricordai che in realtà io ero una principessa, ma non mi ci sentivo per nulla e la maggior parte delle volte mi dimenticavo di esserlo. Johnatan mi presentò i suoi, persone di "grand classe" ovvero di grande classe. Erano pur noboli, ma erano molto umili, cordiali e gentili. Mi accolsero subito con grande calore. Mi sentivo a mio agio, quasi a casa. Ineffetti era più casa quella lì, che la mia vera casa.
Johnatan mi fece vedere la casa, poi i campi, dopodichè i giardini e le stalle. Mi fece conoscere tutti i contadini che li aiutavano e tutti gli animali che avevano. Cavalli, polli, galline, pulcini, maiali, due cani e tre gatti. Era stupendo. Io adoravo gli animali. Avevo sempre desiderato avere un animale tutto per me, ma aimè non mi era stato concesso.

Finito il "tour" ci sedemmo di fuori in un "pavillon" e iniziammo a parlare.
"Lei da dove viene?" Mi chiese

"Io vengo dall'egitto..."

"Davvero? Eh come mai si trova qua in Francia sola ed è sappata di casa?"

Così gli spiegai brevemente che a casa le persone a me più care mi trattavano come sguattera, mi deridevano e mi trattavano male. Che non ce la facevo più a rimanere là e che l'ultima cosa che mi dissero era la goccia che fece traboccare il vaso.

"Eh come sei arrivata qua a Parigi? Poi un altra domanda... da che anno provenite?"

"Sapete che non sono di questa epoca?"

"Ho intuito." Disse ironicamente.

"No la verità è che ineffetti io vi ho sognato più volte. In realtà so chi siete. Ho sentito la vostra presenza in quella via ed è per quello che sono venuto in vostro soccorso."

"Come mi avete sognato? Chi siete voi e perchè sapete l'egiziano antico?"

"Vedete, io come voi appartengo al nondo Omnix bianco, sono un mago, ma non so il motivo per il quale v'ho sognato e ho sentito la vostra presenza, ma son più che certo che il motivo salterà fuori. Ah un altra cosa chiamatemi John e datemi del tu."

"Vale la stessa cosa per te." Dissi sorridendo. "Come si spiega però il fatto che sono andata nel futuro?"

"Hai detto che sei entrata in un buco nero e poi ti sei svegliata in un giardino. Io credo che quando ti sei addormentata inconsciamente hai fatto una magia e ti sei ritrovata qua. In questo esatto, preciso momento."

Ora si spiegava tutto, o quasi tutto, anche se alcune cose erano ancora confuse.
In qualsiasi modo era andata, avevo trovato un mago; un nuovo amico. Ero contenta, felice, ma sapere che mi aveva sognato, mi metteva a disagio.

Omnix, un mondo paralleloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora