Prologo

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La mia doveva essere una mattinata come tutte, ma quella del 4 Giugno si trasformò in un inferno.

:-MUOVITII ERICAA!!- continuava a urlare mio padre fuori dalla porta del bagno:-Sei almeno venti minuti lì dentro.- Ogni mattina era la stessa storia, io entravo in bagno di fretta e mio padre rimaneva ad aspettare per almeno mezz'ora lamentandosi della mia lentezza. Era diventata quasi un'abitudine per me, le urla infastidite e le mie risatine silenziose. Uscì dal bagno lasciando spazio a mio padre, e mi diressi subito in cucina, sgranocchiai qualche biscotto al cioccolato e bevvi una tazza di succo.

Dieci minuti dopo mi ritrovai davanti all'entrata di scuola a fissare le persone che correvano da tutte le parti entusiaste per l'arrivo dell'estate. Aspettai il suono della campanella ed entrai in fretta e furia, poggiai i libri nel mio armadietto e corsi verso la classe di storia, pronta per affrontare una difficile interrogazione.

Durante l'ora di biologia, mentre completavo un esercizio il bidello bussò alla porta ed entrò nell'aula con un espressione frustrata, si posizionò vicino alla professoressa, posò un fogliettino sulla cattedra e chiese:-Signorina Lahey, c'è suo padre qui fuori...è venuto a prenderla.- alzai la faccia dal mio quaderno e misi i libri nel mio zaino. Ero un po' preoccupata, se la mamma stava peggiorando? Era afflitta da una grave malattia e nessuno sapeva quanto avrebbe resistito ancora. Uscii dalla classe in preda all'ansia con il bidello che camminava a grandi passi dietro di me. Arrivai all'entrata, dove trovai mio padre in piedi che guardava disperato il pavimento, appena si accorse della mia presenza scoppiò in lacrime e io corsi da lui terribilmente preoccupata:-Papà...cosa è su-successo?- domandai abbracciandolo. Si mise in piedi davanti a me, guardandomi dritta negli occhi:-Tesoro ,tua...ma-madre, non ce l'ha fa-fatta- singhiozzò scoppiando in un pianto profondo.

Rimasi ferma, fissando il vuoto, le lacrime scendevano incontrollabili, e il mio cuore batteva velocissimo, sentii le gambe molli e caddi sul pavimento. Pochi secondi dopo, iniziai a urlare, a maledire la malattia che mi aveva portato via una persona a me così cara, urlavo il suo nome e piansi, piansi come non avevo mai fatto. Mi tornarono in mente le esperienze passate con lei, i magnifici ricordi dei viaggi in Europa, i Natali passati a cantare, il suo pensare positivo, i suoi sorrisi, niente di più bello. Ma ora era tutto sparito, lei non c'era più, era come se in un momento la sua immagine fosse stata cancellata dai miei ricordi, come se il suo viso fosse scomparso, solo un ricordo vago e lontano. Mio padre mi prese in braccio e mi strinse a se, uscimmo dalla scuola e andammo subito a casa, non sarei mai andata in ospedale, non sarei riuscita a sopportarlo. Corsi in camera mia e mi buttai sul letto, inondandolo di lacrime, volevo stare sola, con i miei pensieri. Cercai tutte le foto della mia adorata mamma e le accumulai sulla scrivania, come per proteggerle, le misi in una scatolina che lei aveva decorato con le sue mani e la posai sul comodino, ripromettendomi di tenerla sempre con me. Scesi in salotto e mi buttai tra le braccia di mio padre, rimanendo così per un tempo che mi sembrava infinito.

Da quel giorno la mia vita cambiò, avrei fatto le cose che io e la mia cara mamma avevamo progettato insieme, girare il mondo e vivere felice, e così proverò a fare.

The Wood||Dylan O'Brien||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora