PROLOGO

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Occulto, 3 marzo 32


«Credo che Occulto sia il nome più adatto per questo posto.» Bahram si rivolse agli altri sei, soddisfatto del lavoro svolto.

«Un nome vale l'altro, è lo scopo che mi preoccupa.» rispose Darius sedendosi al grande tavolo rotondo.

«Ne abbiamo già discusso a lungo, è la cosa più giusta da fare se vogliamo sopravvivere.»

«Perché continui a sostenere che un giorno ci faranno del male?»

«Perché noi non dovremmo esserci. Siamo un imprevisto, un errore di calcolo. La loro scelta l'hanno fatta più di trent'anni fa, ora tocca a noi fare la nostra.» Bahram sbatté un pugno sul tavolo e la superficie sembrò fluttuare per qualche secondo. «Deniz rinfrescagli la memoria per l'ennesima volta.»

«Non è il caso, so benissimo cosa ha scoperto.»

«Darius,» disse Deniz «dobbiamo proteggere il nostro popolo. Credimi, arriverà il giorno della resa dei conti. Grazie alle nostre capacità abbiamo la possibilità di dar loro ciò che si meritano, senza un'inutile guerra in cui avremmo di sicuro la peggio.»

«Diamine, e tutta quella gente? È un peso enorme da sostenere.»

«Abbiamo studiato tutto nei minimi particolari.» continuò Deniz «Al di fuori di questo luogo nessuno di noi ricorderà niente di niente e le generazioni future vivranno ignare di ciò che è accaduto.»

«E di Kir, che mi dite? Bahram, ci possiamo fidare?»

«È una benedizione: svolgerà il compito che gli assegnerò senza domandare più di tanto. L'ho allevato come un figlio, non mi deluderà, ne sono convinto!

«Che Dio ci perdoni!» disse Darius.

«Quale Dio, il nostro o il loro?» ironizzò Deniz.























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