Le implicazioni di Mastro Barry non facevano che rendere la vicenda ancora più intrigata, ma allo stesso tempo maggiormente interessante. Lui stesso era più che mai determinato ad andare a fondo della questione. Ci doveva pur essere una valida ragione per quel blocco mentale, ancor di più se fosse stato accondiscendente.
Per quel che gli riuscì, cercò di ripercorrere la sua vita: l'infanzia nel paese natale della madre, l'adolescenza spensierata, il primo amore, il primo lavoro, la bottega... Niente riconduceva all'episodio di quel giorno. Ogni certezza conquistata a fatica, sembrava esser svanita in un soffio. Cominciò a domandarsi se i propri ricordi fossero realmente suoi o indotti da qualcun altro. Mentre se ne stava seduto sulla poltrona, in attesa del monologo del mezzofalco, lo sconforto prese spazio dentro di lui.
Kir sorseggiò un po' d'acqua e sospirò profondamente: la storia che andava a raccontare avrebbe di sicuro sortito un effetto di rifiuto in ognuno dei suoi compagni, ma se doveva continuare quel viaggio, era necessario ottenerne la più totale fiducia.
«Vi prego di portar attenzione amici miei, se così posso chiamarvi. Tutto ebbe iniziò più di duemilaquattrocento anni fa...» gli sguardi dei presenti si incrociarono l'un l'altro per una frazione di secondo, ma nessuno osò interrompere. «quando ero ancora un bambino. Uguale a tanti altri, credevo. Ma mi sbagliavo. Un giorno, preso dalla frenesia del gioco, caddi da una rupe, spinto involontariamente da un altro ragazzino. Mentre precipitavo nel vuoto, terrorizzato, ebbi il tempo di rendermi conto dell'avvicinarsi della fine, ma un'energia inaspettata attraversò il mio corpo. Cominciai a mutare e giusto qualche istante prima di schiantarmi al suolo, assunsi le sembianze...» esitò «di un falco e presi il volo.»
«Scusa, scusa... forse mi son perso qualche passaggio! Ti saresti trasformato in un pennuto?» chiese Abo prendendosi gioco di lui.
Kir non si meravigliò per nulla. «Lo so, è difficile da credere, ma ve lo garantisco, è la pura verità! Prima di quel momento non era mai accaduto, molto probabilmente perché non avevo mai rischiato di morire!»
«Non voglio mettere in dubbio le tue parole, ma chiederti di dimostrarcelo sarebbe troppo?» domandò Sivert.
«Vi chiedo di avere pazienza, ma ora non posso!»
«Non puoi? Cosa vorrebbe dire che non puoi!» saltò su Edwald.
Senza delle prove tangibili non gli avrebbero creduto, ma tentò lo stesso: «Giorni fa mi sono ferito e sto ancora recuperando, una trasformazione in questo stato non farebbe che ritardare la guarigione.»
«Suvvia ragazzi, Kir avrà altro da dirci! Che questo aneddoto sia reale o meno, non ci deve interessare più di tanto. Certo, lo definirei un po' singolare, ma le faccio presente che anche lei, signor Edwald, possiede capacità al di fuori della norma.» intervenne Mastro Barry.
Il Giocatore di Carte sembrò indispettirsi, ma cambiò immediatamente atteggiamento. «Umm... andiamo avanti!»
«Dopo l'episodio della rupe, la voce si sparse nel mio piccolo villaggio, al tempo non c'erano grandi città come oggi, e fui additato da tutti come una creatura maligna messaggera di sventura e altre fandonie del genere. Io e mio padre fummo quindi costretti a fuggire. Ci stabilimmo in una zona corrispondente a quella dell'attuale Gaelle, e lì crebbi in pace per un periodo. Con l'andare degli anni, presi coscienza delle mie caratteristiche, imparai ad accettarle e a gestirle. La tranquillità durò poco, poiché mio padre venne ucciso da dei banditi e in punto di morte mi raccontò la vera storia su mia madre, fino ad allora rimasta celata: ero figlio di una Virwell. Lei non morì come mi venne detto in precedenza, ma rinunciò a me e a mio padre per garantirci una vita normale.»
La compagnia era rimasta in silenzio ad ascoltare le vicende che parevano tratte da un racconto di corte.
Achal anticipò tutti: «Chi sono i Virwell?»
«I Virwell erano una piccola minoranza composta da uomini e donne di straordinario fascino, dalle caratteristiche simili alle mie. All'improvviso scomparvero nel nulla senza lasciare traccia. La loro esistenza fu legata a miti e a leggende e così tutto andò dimenticato. Mio padre mi disse che in realtà i Virwell non si eran estinti, ma avevano deciso di ritirarsi in qualche posto sperduto e che un giorno avrei potuto rivedere mia madre e tutti i miei simili.» Si fermò come se stesse rivivendo vividamente il passato. «Ovviamente, tutto ciò non si è mai verificato e, a distanza di secoli, mi sono rassegnato a credere di essere l'unico al mondo della mia razza.»
«Come venisti in possesso del medaglione?» domandò l'armaiolo.
«Venni raccolto da un vecchio Distinto di nome Bahram, mi accolse come un figlio ed io gli portai rispetto come ad un padre fino alla fine dei suoi giorni. Fu lui a consegnarmi il medaglione! Ricordo ancora le parole di quel giorno: "Figliolo, sei stato scelto per un incarico estremamente importante. Prendi questo è custodiscilo gelosamente!" Mi venne chiesto di mantenere il più possibile le sembianze da animale e fui affidato alla famiglia di Achal. Vidi morire figli diventati padri, fino ad oggi.»
«Effettivamente mio padre non è mai stato in grado di dirmi quanti anni avesse il mio falco, anche lui l'aveva ricevuto da suo padre.» puntualizzo Achal.
«Perché proprio i Ber?» chiese Barry.
«Fu la scelta più opportuna: il mio primo padrone si chiamava Muirin Berinoiok, che significava nel dialetto dell'epoca, "colui che abbatte le piante". Più avanti il cognome fu contratto in Ber. Viveva in un villaggio nei pressi del Bosco di Haroonwall. Quel posto era strategicamente perfetto per poter tener d'occhio il passaggio.»
«Noi Ber viviamo lì da tutto questo tempo?» Achal era sbalordito, non poteva credere che la vita dei suoi antenati fosse stata così monotona come la propria.
Edwald non diede il tempo al mezzofalco di formulare alcuna risposta e incalzò con un altra domanda: «Passaggio? Un passaggio per dove?»
«Il vecchio Distinto mi affidò l'incarico di vigilare su quella zona e su un certo varco da mantenere occultato all'umanità. Gli dissi di indicarmene il luogo preciso, ma mi spiegò che non era possibile, perché non esisteva più!»
«Sono l'unico a brancolare nel buio? ironizzò Achal.
«Sii più chiaro, per favore.» anche Sivert non aveva afferrato affatto il concetto.
«Il passaggio era stato cancellato da quel posto, nel tempo e dallo spazio! Sparito!»
«Non ho memoria di tali poteri! Solo l'unione delle forze di più Distinti potrebbe generare un tale avvenimento, ma non ho memoria di un evento del genere!» ipotizzò l'eremita.
«Eppure è così!»
«Ma che senso ha sorvegliare un qualcosa che non può essere sorvegliato? E il medaglione? Cosa centra in tutto questo!?» Edwald trovava quella storia assurda e fantasiosa, ma Kir non stava mentendo. Dai suoi occhi traspariva sincerità.
«Il vecchio mi disse: "Assicurati che tutto rimanga come è ora. Nessuno lo deve cercare, trovare e aprire! Se pensi che ciò possa accadere, riportami il medaglione. Io morirò prima o poi e quando ciò avverrà, il medaglione ti suggerirà un altro destinatario. Questa è la prima e l'ultima volta che conversiamo in merito. In futuro non mi chiedere altro, perché non mi ricorderò neppure del tuo incarico."»
La stanza era avvolta nel silenzio. Fuori intanto aveva preso a nevicare. «Non ho mai osato chiedere, quell'uomo mi aveva donato amore incondizionato. Avrei fatto di tutto per non deluderlo.»
«Ora capisco!» esclamò Sivert. «Se avete prestato attenzione, non è difficile capire: il vecchio Distinto si è cancellato dalla memoria tutto ciò che concerneva il varco e il medaglione.»
Abo prese il medaglione dal tavolo. «Ma certo e questo gli serviva da innesco, proprio come è capitato a noi.»
Il monaco eremita non era soddisfatto di quelle deduzioni, mancava qualche tassello. «Ma perché dimenticare? Insomma, vi cancellereste la memoria, se ne foste in grado!?»
Non potevano dargli torto: che cosa poteva spingere un uomo a sopprimere una, purché minima, parte della propria vita?
«Forse, solo se non potessi più convivere con me stesso.» ipotizzò Achal.
All'improvviso un vetro andò in frantumi facendo sobbalzare i presenti: un uomo con una atletica capriola si era introdotto dalla finestra. Altri abbatterono la porta e sgusciarono dentro veloci e sinuosi come dei felini.
Lo scontro ebbe inizio.
Sivert sguainò la spada e cominciò a menar fendenti, seguito a ruota da Edwald impegnatosi in duello con il primo entrato. Ne giunsero ancora, almeno una decina. Achal si lanciò sullo scrittoio e agguantò il medaglione rimasto incustodito. Uno di questi conficcò la lama sul piano proprio ad una spanna dalla sua mano.
Per un pelo! Lo guardò negli occhi impaurito. Sgattaiolò in un angolo e frugò affannosamente nelle tasche in cerca del guanto donatogli da Barry. Lo infilò giusto in tempo per sfoderare la sua arma e parare un colpo dritto alla testa. Si levò in piedi e infilzò d'istinto il suo avversario.
Era la sua prima volta: rimase impietrito ad osservare il sangue scorrere sulla lama, incredulo di aver commesso un così vile gesto. Il giovane innocente di un tempo era morto quel giorno insieme a quello sconosciuto.
Un gridò lo destò.
La voce di Edwald si levò su tutte: «Attento Achal!»
Il boscaiolo parò il colpo, ma fu spinto a terra da un calcio all'addome. Kir si liberò del suo rivale ferendolo ad un braccio e, con un movimento repentino, stese anche quello del ragazzo.
Il gruppo sembrava avere la meglio, ma una tetra figura varcò la soglia di quella camera: due grandi occhi neri come la pece bucavano gli sguardi incerti di Barry e Yona, colti impreparati dal suo ingresso. Il drago tatuato sul lato sinistro del viso spiccava maestoso, come se aggrappato ad un picco di montagna.
Si liberò rapidamente del mantello e ve ne sparì all'interno, risucchiato da esso. L'indumento cadde a terra.
«È un Distint...» Kir cercò di avvertire i compagni della sua pericolosità, ma quello comparve dal nulla colpendolo con un pugno dritto sul muso. Franò rovinosamente all'indietro, grondando sangue dalle narici e macchiando il lucido pavimento della sala. Sivert scavalcò con un balzo la scrivania, ma urtò il leggio che andò a cadere ai piedi del Distinto, avvisandolo dell'assalto. Il losco individuo si smaterializzò un'altra volta e ricomparve immediatamente dietro allo scrittoio. Fece forza sulle possenti braccia e lo scagliò contro il fabbro ancora girato di schiena. Avvenne tutto così in fretta che Sivert non riuscì ad evitarlo e finì per essere schiacciato dalla grossa mole del mobile.
«Datemi il monaco o sarà peggio per voi!» grugnì l'uomo indicandolo.
L'armaiolo si parò davanti all'eremita che fino ad allora aveva combattuto senza immaginare di essere l'obiettivo di quell'irruzione, mentre Edwald affondò la spada fino all'elsa nel corpo di uno di quei malintenzionati e la ritrasse immediatamente, incurante di avere appena tolto la vita ad una persona. Per necessità, Achal aveva superato lo shock precedente e brandiva la spada con disinvoltura, distribuendo colpi a destra e a sinistra a chiunque gli capitasse a tiro.
Il Distinto dalla faccia tatuata rimase solo, i suoi compagni erano a terra.
«Arrenditi se non vuoi morire!» gli intimò Edwald. L'uomo scoppiò in una risata isterica. «Arrendermi? Mi prenderò la sua testa, che vi piaccia o no!»
Il Giocatore di carte non poté tollerare quell'affronto: «Il monaco non si tocca, dovrai passare sul mio corpo e quello dei miei amici!»
«Con vero piacere!» Sguainò una lunga scimitarra.
Abo sembrò per un attimo estraniarsi, ma in realtà cominciò a leggere i movimenti del suo avversario. La sua dote da Distinto gli permetteva di vedere tutto più lentamente, di analizzare ogni singola mossa in un batter di ciglio e di esser preciso negli attacchi. Quasi nulla poteva sorprenderlo in combattimento.
Parò un colpo diretto allo stomaco, poi il suo avversario si materializzò dietro alla schiena cercando di sorprenderlo alle spalle, ma Edwald schivò anche quell'affondo.
Barry intanto condusse fuori l'eremita per metterlo al sicuro.
«Noooo!» sbraitò il Giocatore di carte.
L'uomo tatuato lasciò di sasso Abo dentro alla stanza e comparì alle spalle del monaco prendendolo alla sprovvista. Gli tagliò la gola con un gesto rapido e deciso. Il bottegaio vide solo il terreno colorarsi di un rosso acceso. L'assassino sorrise beffardo guardando Edwald sulla soglia della porta. «Ci hai provato!»
Sparì.
L'eremita giaceva al suolo. Barry non parlava. Si chinò sul corpo esanime e scoppiò a piangere.
Abo si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. «Lascia stare, hai cercato di proteggerlo!» Non servì a molto, ma sapeva essere magnanimo nelle occasione più estreme. «Vieni, Kir e Sivert hanno più bisogno di lui!»
Il mezzofalco era rinvenuto, ma il naso non smetteva di sanguinare. Achal aveva già provveduto a spostare la scrivania e a soccorrere il fabbro.
«Come sta?» chiese Edwald entrando da quel che restava della porta.
«Ha preso una brutta botta! Non è ancora cosciente.»
Prima del calar della notte, seppellirono l'eremita dietro all'abitazione e ammassarono gli altri cadaveri poco più in là. Mastro Barry restò immobile a vegliare sulla tomba per un paio d'ore, guardando nel vuoto, preso dai rimorsi. Era distrutto, pensava a come avrebbe potuto e dovuto agire. A tratti la rabbia cresceva dentro di lui, poi si affievoliva sfociando in pianti e singhiozzi. Perché quell'uomo è venuto per ucciderlo? si domandava assiduamente Cosa ha fatto di male per meritare ciò? In quegli istanti il peso della colpa lo logorava lentamente, lasciando dentro di se il marchio indelebile dell'odio. Quel Distinto doveva pagarla prima o poi. La vendetta cresceva dentro di lui.
Sivert intanto aveva riaperto gli occhi, ma le terribili fitte alla schiena non gli permettevano di alzarsi dal letto. Si sentiva debole e ricordava ben poco di quel che era accaduto. Kir vegliava su di lui, dolorante al viso, con un evidente ematoma violaceo sotto agli occhi. Il gruppo a dir la verità era proprio malconcio: il morale era sotto le scarpe e con il fabbro ridotto in quelle condizioni, si ritrovavano bloccati in quel posto dimenticato da dio.
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La Confidenza -La memoria perduta-
RandomEsiste un mondo i cui i domini sono divisi tra regni e città-stato, dove un segreto millenario sconvolgerà lentamente l'esistenza della popolazione... degli uomini comuni e dei Distinti. Qui vive Achal, un giovane con il desiderio di esser qualcosa...