Capitolo 19

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Come aveva affermato Elar, il cunicolo sbucava proprio fuori dalle mura del castello. Veniva utilizzato in casi di grande pericolo, in cui ci fosse la necessità di condurre al sicuro le massime cariche politiche di Varineo. Per fortuna però, il passaggio era conosciuto da pochissime persone.
Il servitore fu il primo ad entrar nella spoglia stanza utilizzata come magazzino, poi lo seguirono Sivert con Azura ed Achal.
«Qui è sicuro, ma non possiamo restare. In città ho un amico, Frank, ci darà una mano.» disse il servitore «Presto tutti i muri saranno tappezzati con i vostri volti e forse anche con il mio, dovremo essere cauti a non dar troppo nell'occhio.»
Sivert annuì. «Che intendi fare?»
«Cercherò un mezzo per trasportar la Governatrice e degli abiti, nel caso dobbiate confondervi tra la gente. Un'ora al massimo sarò di ritorno.»
Passò molto meno ed Elar varcò la soglia che dava sul vicolo. Un uomo, all'apparenza più giovane, lo seguiva taciturno.
«Lui è Frank Bonferil, potete fidarvi, tranquilli!»
«Piacere, Sivert Morten. Lui è il mio amico Achal Ber.»
«Piacere mio, qui fuori ho un carro abbastanza grosso per nascondere voi tre e la Governatrice. I vestiti sono i mie, spero vi vadano.»
«Andranno benissimo, grazie!» Sivert non mentiva di certo, la corporatura era la stessa, ma dentro quelle camicie e pantaloni, di Achal c'è ne sarebbero stati un paio.
Si cambiarono in fretta e senza fiatare presero posto tra botti di vino e casse di legno. Azura pareva dormire tranquilla, come se stesse ancora distesa sul suo comodo letto. Un grosso telo portò oscurità sopra le loro teste e il signor Bonferil condusse il cavallo tra la folla. L'agitazione era palpabile: gruppi di guardie controllavano abitazione per abitazione, senza troppi complimenti, mentre alle persone per strada venivano mostrate immagini raffiguranti i due fuggiaschi. Per il momento, non veniva loro detto del rapimento della ex governatrice, ciò avrebbe di sicuro messo in cattiva luce l'intero ordine di sorveglianza.
Sfilarono senza intoppi in quel gran trambusto, ma a pochi passi dalla casa di Frank, un soldato intimò di fermare il mezzo. L'espressione sul volto del conducente si fece immediatamente più tesa. C'era un piano b? No, non c'era stato il tempo per discutere di questo. E ora?
«Buonasera, dovrei...» cominciò la guardia «Oh... ma è lei signor Bonferil. Stiamo rientrando per cena!?»
Frank abbassò di colpo le spalle e le rughe sul volto sembrarono sparire. «Levon? Ma sei proprio tu? Da quando sei entrato nell'esercito?»
«Da qualche mese!» si impettì. « Mia madre non è mai stata così orgogliosa di me!»
«Bravo! Sono felice per te, hai fatto una gran cosa. Perdonami se non mi trattengo, ma devo proprio andare.»
«Si, vada pure e stia bene!»
Il carro riprese a muoversi.
«Aspetti!» lo richiamò Levon. Le grinze sul viso di Frank tornarono a farsi vedere. «Se vede questi due, mi avverta subito, sono pericolosi assassini. Hanno ucciso due dei nostri a Fogabizia.»
Il signor Bonferil ebbe un sussulto. Sta dicendo la verità? «Emm... sì, non mancherò! Buona serata Levon!»
S'infilò sotto al portico antecedente il cortile, aprì il cancello e lo oltrepassò. Smontò in tutta fretta guardandosi attorno furtivamente e diede un paio di colpi alla sponda sul lato sinistro. Elar saltò giù senza troppa fatica, sgobbare a castello lo aveva mantenuto agile e attivo, poi aiuto gli altri due con Azura.
Una volta sicuri tra le mura domestiche, Frank prese da parte Elar, ansioso di aver spiegazioni in merito alle parole del soldato Levon. «Se agiamo per il bene della Governatrice, a me può anche andare, ma se stiamo aiutando degli assassini, cambia tutto!»
«Senza di loro, non avrei mai deciso di portarla via da là dentro. Comunque stai tranquillo, non sono pericolosi. Sono amici del signor Edwald, tu sai quanto era fedele al suo incarico.»
«Certo, ma non voglio finire sulla forca per questo!»
«Caro amico mio, finiremmo male tutti se trovassero Azura in casa tua.»
Frank tirò un lungo sospiro, per darsi la forza di affrontare i prossimi eventi. «Vado ad aprire la botola e a rendere il posto un po' più accogliente.»
Elar annuì con la testa e diede una pacca sulla spalla al compagno. Si conoscevano da circa trent'anni, ma non avevano condiviso granché almeno per venti. Poi la passione per la musica gli avvicinò e d'allora continuavano a frequentare le sale concerti insieme, dove era loro permesso, dato il basso rango sociale.
Dopo aver lasciato Frank, il servitore tornò ad occuparsi della Governatrice. «Secondo voi cosa le hanno fatto?»
«Ci ho pensato sin dal castello, ma non son arrivato a nessuna ipotesi soddisfacente. Potrebbero averle fatto ingerire qualche sostanza o addirittura aver usato la magia. Dovremmo rivolgerci a qualcuno più competente.» rispose Sivert.
«Un Distinto potrebbe fermar il tempo per una persona sola?» chiese Achal.
Lo sguardo degli altri due pretendeva chiarimenti.
«Forse in questo momento, Azura sta rivivendo continuamente lo stesso istante, magari proprio quello in cui dorme.»
Il fabbro passò una mano sulla fronte della addormentata. «Se così fosse, sarebbe un bel problema! Per ora, suggerisco di trovare un dottore fidato. Non credo si aspettassero un rapimento, quindi la soluzione a questo enigma presumo sia molto più semplice.»
«Seguitemi! Diamo a questa donna un letto, poi mi recherò io stesso da un medico. So già a chi rivolgermi.» disse Elar.
La stanza preparata per ospitarla era stata costruita sotto alla piccola stalla del signor Bonferil, non era di certo la sistemazione più idonea ad una persona del suo ceto, ma quel posto venne creato per tutt'altri scopi. Frank lo utilizzò una volta sola in passato, per nascondersi durante una rappresaglia in città di un gruppo di ribelli, avvenuta una quindicina di anni addietro. Ci si accedeva tramite un portello nel pavimento, nascosto tra la paglia, scendendo una ventina di gradini. Il soffitto era basso, ma non a tal punto da doversi chinare, le pareti erano state rivestite da tavolacci di legno inchiodati l'un con l'altro e l'arredamento era più che essenziale: un letto, un tavolo con qualche sedia e una lampada per illuminare. La puzza dei liquami delle bestie si sentiva fin lì sotto, ma dopo un po' ci si faceva l'abitudine.
Achal osservava Azura dormire. Quale uomo è così fortunato da esser amato da una così tal bellezza? Era incantevole, avvolta in quella vestaglia che valeva quanto la dimora del ragazzo. Il naso, le orecchie, la bocca, rispecchiavano perfettamente le proporzioni auree.
Un fascio di luce irradiò il volto della fanciulla e in seguito, l'intera camera: la botola era stata aperta. Elar era tornato con il dottore, un certo Gall Shayndel. Lo conosceva per vie traverse e non sapeva nulla in merito al modo di esercitare la sua professione, ma con lui si poteva star tranquilli, detestava Ghirod. Il perché di tanta ostilità questo era un mistero, ma poco interessava dato che, a detta sua, avrebbe fatto di tutto per liberar il castello da quel lurido usurpatore topo di fogna. Era un uomo sulla cinquantina, dal mento spigoloso e dai capelli color fuliggine, lunghi fin sopra le spalle. Si occupava spesso di contadini, venditori e stallieri. Mai aveva visitato un nobile.
Aprì un cofanetto e ne estrasse una boccetta dal contenuto torbido e giallastro. «Elar mi ha detto che potrebbe essere opera di un Distinto. Se di questo si tratta, il sol odorare questo intruglio dovrebbe riportar la sua coscienza tra di noi. Tiratela su!» Estrasse il tappo di sughero e le passo un paio di volte l'ampollina sotto il naso. «No. No, dev'essere qualcos'altro. Elar, ricorda qualcosa di particolare dell'ultimo giorno in cui la vide ancora sveglia?»
«Furono Alana e Sadìra ad assisterla prima di andar a dormire, a me non è permesso restare nelle camere da notte dopo la cena.»
«Chi è Sadìra?» domandò Achal.
«È un'altra domestica.»
«Può esser coinvolta?» chiese Sivert.
«Non credo, Alana se ne sarebbe accorta. Però, la stanza della Governatrice è comunicante con quella della guardia personale, prima vi alloggiava il signor Edwald.»
Gall scuoteva la testa. «No Elar, intendevo sapere se in giornata ha mangiato o bevuto qualcosa che non sia solita consumare!»
«Questo non lo so, potrebbero averle messo qualcosa nel cibo.»
«Ne dubito, troppo tempo senza sintomi. Umm... la cosa si fa complicata!»
Il dottore le guardò le pupille, le sentì il polso e le appoggiò l'orecchio alla schiena per sentirne il respiro, tutto riconduceva ad una reale malattia del sonno.
«Temo che non mentano sul suo stato di salute, anche se mi duole dar ragione a quel parassita!» Sembrò inchiodarsi, un pensiero gli tagliò la lingua. «Ma certo... Uscite devo rimanere solo!»
«Signor Shayndel?» Achal si sentì spiazzato.
«Non potete restare!»
«Ma che...» anche Elar sembrò preoccuparsi.
«Insomma, la paziente va spogliata e non è carino ne professionale farlo davanti ad altri tre uomini!»
«Ma... ma... certo... certo.» balbettò Sivert.
Risalirono in superficie e attesero nella stalla. Non potevano rischiare di essere visti da occhi indesiderati. Ci fu un eccoti! provenire dalla stanza e nulla più per un abbondante quarto d'ora, dopo di che furono invitati a rientrare.
Gall appariva soddisfatto del proprio operato. «Credo di aver risolto il vostro problema: non si trattava di alcun tipo di malattia, la Governatrice portava con se un ospite. Quando ho pensato a Ghirod come ad un parassita, mi sono ricordato di alcune bestioline che si nutrono di sangue, un po' come le zecche.» mostrò un piccolo barattolo con all'interno un insetto «Vivono attaccati alla pelle e rilasciano un sostanza soporifera per l'uomo. Al suo risveglio avrà bisogno di trovare un viso conosciuto, ci vorrà qualche giorno, ma si riprenderà. Elar le stia vicino.»
«Ma quel coso, come le è finito addosso?» chiese Achal.
«Quest'animale non è tipico delle nostre parti. Qualcuno conosceva bene i suoi effetti. Se ne stava pacifico dietro all'orecchio sinistro, nascosto dai capelli. L'avessi visto prima non sarebbe stato necessario denudarla.» Tossì. «Magari, questo tenetevelo per voi!»
«Come possiamo sdebitarci?» domandò Sivert.
«Vedere Ghirod umiliato è più che sufficiente! Ora devo andare, tornerò domani per assicurarmi delle sue condizioni di salute!»
«Gall mi racc...»
Il medico interruppe subito Elar, aveva già intuito cosa stesse per dire: «Puoi stare tranquillo, nessuno saprà niente per mia bocca!»
Le guardie furono mobilitate in gran numero in cerca dei fuggiaschi, ma quella stanza interrata sembrava esser un ottimo nascondiglio. Il signor Shayndel vi fece visita per i due giorni successivi e alla sera del terzo, la Governatrice aprì gli occhi.
Elar non l'aveva persa di vista neanche per un istante, era rimasto pazientemente affianco a lei per tutto il tempo, in attesa del suo risveglio. «Mia Signora, come si sente?»
«Alana!?»
«No, mia Signora, sono Elar, il suo servitore!» cercò di parlare il più lento possibile.
Era comprensibilmente confusa: aver dormito così a lungo l'aveva affatica, le ossa le facevano male ed i muscoli le pareva di non averli mai usati.
«Elar, ma cosa... ma... dove mi trovo?» Fece uno sforzo per alzarsi, ma fu vano.
«Resti giù, le spiegherò tutto a tempo debito, stia tranquilla. Ora vado a prepararle qualcosa da mangiare, ne ha bisogno per recuperare le forze!»
«Non mi lasci qui da sola!»
«Non si preoccupi, questi due uomini staranno qui, si può fidare di loro.»
Azura non si era accorta della presenza di altre persone. Annuì con il capo ed Elar sorrise. «Faccio presto!»
Il servitore chiuse il portello dietro di se e il silenzio calò nella camera: Achal era in imbarazzo, lei era bella, ricca e potente. Sivert, invece, avrebbe avuto voluto rompere il ghiaccio, ma non sapeva proprio da dove cominciare.
Fu lei infine a rivolgere loro la parola: «Pare di conoscervi, cado in errore?»
«No Signora, non vi sbagliate, eravamo al castello circa un mese fa, quando Edwald decise di partire!» replicò Sivert.
Nel sentir quel nome il sangue le si riscaldò. «Certo, ora ricordo. Se ne è andato insieme a voi e a quell'armaiolo. E ditemi, è qui anche lui?»
Achal si intromise nel discorso: «No, altri incarichi lo trattengono, ma ha espressamente chiesto di consegnar questa lettera a lei soltanto.»
«Altri incarichi... capisco!» In fondo, era arrabbiata con Abo: si era allontano senza troppe spiegazioni, chiedendole di essere comprensiva. In un sol colpo aveva lasciato amore e lavoro. «Aiutatemi a mettermi seduta, per favore!» Aprì la busta e cercò di mantenersi il più disinvolta possibile, bensì dentro fremeva come una bambina che scarta il suo primo regalo di compleanno. Cominciò a leggere:

Fogabizia, 10 maggio

Mia amata,
separarmi da te è stato difficile, ma ancor più complicato è restarti lontano. Se stai leggendo questa lettera, significa che i miei compagni sono arrivati fin da te sani e salvi e questo basta a riempirmi il cuore di gioia. Avrei avuto la possibilità di far rientro anch'io, ma ciò che sta accadendo tacitamente intorno a tutti noi è d'importanza prioritaria e richiede la mia presenza, aimè, altrove.
Il ricordo di quell'ultima notte insieme, mi dà la forza di andare avanti, certo che un giorno tornerò ad abbracciarti. Avrei voluto riempire questa pagina di frasi d'amore e di sentimento, ma ho dovuto buttare giù queste righe in tutta fretta, poiché in tal modo abbiamo preso la decisione di dividere il nostro gruppo.
Mi sono allontanato dal castello insieme a quattro uomini, spontaneamente hanno deciso di seguirmi in questo viaggio e ancora due di essi son con me a darmi man forte. Via via, sto scoprendo cose misteriose quanto pericolose, per questo il giovane ragazzo ed il fabbro di Monadict son tornati ad informarti dei rischi che tutta Varineo sta correndo.
Qui ho preferito non trascrivere nulla delle mie vicende in terre distanti, il mio timore è che queste notizie possano cadere in mani sbagliate.

Ti penso, ti sogno e ti respiro...
                                                              ...con ardore...
Abo

Avrebbe voluto tanto lasciarsi andare e piangere, ma cosa sapevano quei due del loro rapporto? L'amore che li legava era segreto e forse sarebbe rimasto tale per sempre.
Fece un grande respiro e appoggiò il foglio sulle ginocchia. «Dovrete spiegarmi molte cose credo.»
In quel attimo preciso, Elar fu di ritorno con frutta, verdura e qualche tozzo di pane. «Mia Signora, il pasto che ho da offrirle è al quanto umile, spero gradisca comunque!»
«Sarà sufficiente, ma non metterò in bocca un sol boccone se non mi mettete al corrente della situazione!»
«Sì, ma intanto mangi qualcosa!» disse Elar.
Le raccontarono del medaglione, dell'eremita, del Distinto dalla faccia tatuata e del coinvolgimento di Ghirod. Infine, la misero al corrente dell'attuale situazione governativa di Varineo e sulle ultime vicende che l'avevano condotta in quella stanza.
«In questi giorni stanno setacciando la città per trovarvi, accusandoci di aver ucciso due dei vostri a Fogabizia.» spiego Sivert. «Siamo rimasti qui sotto in attesa dei vostri miglioramenti.»
«Non c'è un minuto da perdere, devo tornare e mettere le cose a posto!»
Frank irruppe all'improvviso nella camera, scendendo rapido per la scala. «Hanno ucciso il dottor Shayndel!»
Elar sentì una stretta morsa allo stomaco. «Oh mio Dio! E come è successo?»
«Lo hanno trovato morto in casa sua!»
«Dannazione! Ghirod deve aver cambiato strategia, temo per voi, mia Signora.» disse Sivert «Dobbiamo andarcene!»
«Che venga quel traditore! Lo farò arrestare appena mi troveranno!»
«Non voglio essere sgarbato, ma non dovete aver capito la gravità della situazione: credo che tenterà di eliminarvi addossandoci la colpa.» Il fabbro senza accorgersene aveva inasprito il tono della voce. «Elar, Frank, aiutatela a mettersi in piedi.»
Era da lungo tempo che qualcuno non le diceva cosa fare, pensò Azura, ma non le sembrò per niente il momento di mettersi a discutere.


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