Capitolo 3

74 9 5
                                    

Per via di tutte quelle rivelazioni, Achal si era scordato di mangiare. Lo stomaco iniziava a brontolare lungo la via per Varineo, ma voleva assolvere al più presto il suo compito, un po' per timore che qualche malintenzionato facesse visita alla sua abitazione e un po' spinto dalla curiosità di quegli avvenimenti.
Arrivò nella piazza sita dinanzi al castello osservando, come mai aveva fatto prima, le grosse pietre sbiancate che componevano la facciata. Le merlature a corpi quadrati erano di sorprendente regolarità. Costruite a protezione del camminamento dei soldati, erano parte culminante delle pareti esterne che non presentavano alcun tipo di apertura. La torre di guardia, invece, eretta in ognuno dei quattro angoli del castello, era coperta dal classico tetto a capanna e lungo il suo profilo si notavano chiaramente cinque piccole finestrelle che davano luce alla scala interna.
Il sole stava quasi calando e le ombre si facevano sempre più lunghe, quando una voce intimò al ragazzo di fermarsi.
«Alt! Chi sei? È da un po' che ti aggiri qui intorno, cerchi rogne?»
Achal guardò verso l'alto e in cima al camminamento, al di sopra del portone d'ingresso all'edificio, vi erano due uomini posti a pattugliamento.
«Sta parlando con me?» chiese il ragazzo stupito dal modo con cui il soldato gli si fosse rivolto.
«Bè... vedi altre persone in giro?» disse con strafottenza uno dei due allargando le braccia in segno di ovvietà.
«No. E non cerco rogne, ma un certo Abo Edwald. È possibile parlargli?»
I due scoppiarono a ridere fragorosamente prendendosi gioco del ragazzo. «Vediamo un po'... E chi saresti tu?»
«Achal Ber.» ignorò le risate dei due «Avrei urgente bisogno di incontrarlo. Anche subito se fosse possibile.»
«Ma tu sai di preciso chi sia Abo Edwald?» chiese con voce stridula l'altro finora rimasto in silenzio.
«Sì. La guardia del corpo e consigliere personale della Governatrice e bla, bla, bla..» ironizzò Achal.
«Hey! Ma ci prendi in giro? Potremo farti arrestare per questo, sai? Fila via subito o scendiamo di sotto e vedrai cosa capita a chi fa lo spiritoso con i soldati della Governatrice.»
«Ma, io..» Provò a riprendere parola.
«Vattene ho detto! Subito!» urlò la guardia sporgendosi tra i merli.
Achal corse via spaventato e arrabbiato per quella indisponibilità nei suoi confronti. Come aveva detto Kir, avvicinare il Giocatore di carte non sarebbe stato facile. Entrare al castello era un'impresa impossibile, soprattutto per un ragazzo sconosciuto che chiede di aver udienza con un personaggio di rilievo come Abo Edwald. L'unica idea che gli venne in mente era di chiedere aiuto a Mastro Barry. Lui lo conosceva. Questo implicava però di metterlo a conoscenza dei fatti.
Achal percorse correndo tutta la strada verso la Bottega delle Armi, passando di nuovo per la piazza del mercato.
Trovando la porta serrata, iniziò a battere con forza sul legno sperando che qualcuno potesse sentirlo. «Mastro Barry apra la porta. Mastro Barry...» Si sgolò il ragazzo.
Stava per demordere quando un "Ma chi diavolo è?" borbottato, si udì dall'altra parte.
Le chiavi girarono nella serratura e con stupore Barry si ritrovò davanti l'aspirante guerriero «Achal, ma che fai ancora in città a quest'ora?»
«Meno male che l'ho trovata. Mi faccia entrare e le spiegherò tutto.»
«Vieni. Ma come mai hai il fiatone? Hai corso? C'è qualche problema?»
«Temevo di non riuscire a parlarle.» disse Achal varcando l'uscio della porta. «Oggi me ne sono capitate di cotte e di crude. Non saprei da dove iniziare.»
Un po' scocciato, pensando si trattasse di qualche capriccio da ragazzo, lo invitò a seguirlo verso la sala delle armi.
«Non vorrei essere scortese, ma potrebbe darmi qualcosa da mangiare? È tutto il giorno che non mangio.»
Mastro Barry capì allora che doveva esserci qualcosa di più che un semplice intoppo nella giornata del ragazzo. Non era da lui chiedere. «Sì... Non è un problema. Ho del pollo avanzato da oggi. Può andare?»
«Qualsiasi cosa. Ho una voragine nello stomaco.»
Il bottegaio servì la pietanza al bancone dove lui stesso se ne stava cibando qualche ora prima, accompagnandola con qualche tozzo di pane e patate fredde.
«Allora cosa ti è successo e perché non sei tornato a casa?»
«Ci sono andato, ma ho dovuto ritornare subito in città.» Il giovane iniziò a raccontare per filo e per segno tutto quello che gli era accaduto dopo essersene andato dalla bottega, spazzolandosi tutto in un attimo. «E quindi eccomi qui in cerca di una soluzione al mio problema.»
Mastro Barry era rimasto a bocca aperta sentendo il racconto del ragazzo «Allora c'è del vero nelle storie della setta di Newrolong?!«
«Oh... Sì! Ho sempre pensato il contrario, ma dopo quello che mi è capitato oggi devo assolutamente ricredermi.»
«E il medaglione, lo hai con te?» chiese timidamente Mastro Barry «Posso vederlo?»
Achal cambiò tono facendosi più serioso: «Matro Barry sono venuto qui perché da solo non saprei proprio dove sbattere la testa, ma anche perché mi fido di lei. Se glielo mostro prometta di non rivelarne mai l'esistenza a nessuno. Chiaro?»
«Certamente.» balbettò Barry intimidito dall'inusuale sicurezza del giovane. Pareva cresciuto in mezza giornata.
Estrasse il medaglione d'oro dalla tasca dei pantaloni e lo fece penzolare davanti agli occhi del suo interlocutore. La grossa C stampata in rilievo su uno dei due lati, ricordava i sigilli che i governatori imprimevano nella ceralacca per chiudere le proprie missive. Dall'altra parte, una frase apparentemente senza senso occupava l'intera superficie circolare:

La Confidenza -La memoria perduta-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora