Viaggiarono ancora per cinque giorni, riposando solo con il buio, prima di arrivare alle soglie della Valle di Hemlyt.
Lì l'erba era di un verde quasi innaturale, soffice come il cotone e delicata come il lino. L'acqua scendeva limpida in un poco profondo rigagnolo, lasciando intravedere il fondo cosparso di ciottoli levigati. Tutto intorno, immense distese di fiori: il rosso dei tulipani si accendeva su tutto il lato destro della valle, fino al piccolo ruscello, mentre il giallo e il bianco delle margherite popolavano il sinistro. L'azzurro del cielo completava l'opera di quell'espressione di colori che pareva disegnata apposta da una mano divina.
Achal era rimasto a bocca aperta stupefatto da tanta meraviglia. Non osava parlare: il cinguettio degli uccelli, gli sembrava il giusto sottofondo per quel momento. Fece qualche passo in più rispetto al gruppo fermatosi un po' più indietro. «È qui la gente muore?»
«Forse questo è il paradiso!» Al vedere quello spettacolo, Sivert aveva raggiunto uno stato di strana serenità.
«Bè, che aspettiamo? Abbiamo molta strada da fare ancora!» incalzò il ragazzo galvanizzato.
«Tranquillo giovane... non aver fretta di buttarti là in mezzo! Ora scendiamo!» lo riprese Edwald.
Il gruppo scese a passo lento e decise di fare una piccola pausa in quell'oasi naturale. Achal si tolse le scarpe e mise i piedi a mollo, in un punto dove l'acqua non superava i polpacci. Decine di pesciolini color zaffiro gli passavano tra le gambe, incuranti della sua presenza.
«Non mi sembra che ci sia nulla da temere qui!?» si rivolse al mezzofalco seduto all'ombra di un albero.
«Non so...» Kir stava già riflettendo in merito: gli pareva tutto tranquillo, ma quelle dicerie su quel luogo non gli permettevano di acquietarsi. «Noi restiamo vigili comunque!»
«Rilassati Kir, almeno per un momento... e se non sei tranquillo, puoi sempre farti un giretto dall'alto!»
«Shhhhh! Sta zitto! Vuoi farti sentire?» si arrabbiò.
«Ops! Cosa aspetti a dirglielo!?»
«Ma sei uscito di testa? Non gli dirò un bel niente!» rispose fermamente.
«Sivert mi ha già fatto delle domande, prima o poi le tue qualità ci torneranno utili e dovrai rivelarti!»
Incuriosito, si avvicinò al letto del fiumiciattolo .«Cosa ti ha chiesto?»
«Hai sentito l'odore di quella bestia, è normale che si sia insospettito!»
Mentre parlava, giocherellava con un sassolino sul fondo. Scostandolo con il piede sollevò una nuvoletta marroncina che si disperse all'istante.
«Ci penserò più avanti!» Si girò e tornò a sedersi.
Edwald, Sivert e Barry conversavano poco più in là, a fianco dell'equino intento ad abbeverarsi.
Il Giocatore di carte manteneva un tono autoritario nel rivolgersi agli altri: quelle persone erano lì per aiutarlo, ma preferiva non legare, in fondo non li conosceva affatto. «Tra cinque minuti si riparte: la via è ancora lunga e preferisco viaggiare il più possibile alla luce del sole.»
«Temi qualcosa?» domandò Sivert.
«No!» rispose come se toccato nel vivo «Questa zona è facilmente controllabile: le prime piante del bosco sono a almeno a cento passi. Se seguiamo il corso d'acqua, prenderci di sorpresa è praticamente impossibile.»
«Mi sembri un po' nervoso, però!» insistette il fabbro.
«No, affatto!» Edwald non era del tutto sincero. Se Kir ha ragione? Se c'è qualcos'altro in questo posto? Cercò di scacciare via quei pensieri e di rimanere razionale. «Avvisate gli altri! Io preparo il cavallo!»
«Agli ordini!» ironizzò Barry.
Abo fece una smorfia simile ad un sorriso e poi distolse lo sguardo.
Affiancarono il ruscello per tutto il giorno, proprio come aveva deciso Edwald, camminando in quello splendore di flora e fauna. Talvolta gli capitava di scorgere in lontananza delle grosse macchie violacee tra le margherite, confondendole per fiori di altra qualità. Appena si avvicinavano a sufficienza, queste si sollevavano da dov'erano, librandosi nell'aria, rivelandosi uno splendido sciame di farfalle giganti.
La sera arrivò presto e l'intensità dei colori di quel luogo calò con il rabbuiarsi del cielo. Gli alberi cominciarono a scuotersi, frusciando nervosamente, spinti dalla corrente incanalata nella valle.
«Sarà meglio fermarsi!» suggerì Mastro Barry.
«Abo, ha ragione, accampiamoci qui, riprenderemo domattina!» disse Sivert infastidito dall'aria negli occhi.
«Va bene! Ma non vicino al bosco! Ripariamoci dietro a quel masso!»
Il blocco di pietra era alto quanto una persona e largo quanto due distese. Si ergeva a pochi passi dal fiumiciattolo, in una zona dove l'acqua si faceva più profonda. Legarono il cavallo ad una sporgenza della roccia e si accovacciarono per proteggersi dal vento che andava aumentando.
«Questa notte farà più fresco del solito, ci conviene coprirci per bene!» consigliò Barry.
Sivert inspirò deciso qualche volta. «Che cos'è questo odore? Lo sentite anche voi?»
«No, io non sento niente!» rispose Achal.
Gli altri confermarono la tesi del ragazzo, ma il fabbro sembrava non dar loro ascolto. «Qualcosa sta bruciando! Guardate! Laggiù nel bosco!»
Non ebbero il tempo di capirci molto. All'improvviso Sivert si allontanò di corsa verso gli alberi.
«Ma cosa...» farfugliò Kir.
«Dove vai? Fermati!» gli intimò Edwald.
Sparì nel buio fitto, senza dar cenno di aver sentito nemmeno una parola.
Kir guardò Abo. «Andiamo a cercarlo!»
«È impazzito, che diavolo gli sarà preso?» brontolò «Rimanete qui a badare alle nostre cose. Saremo di ritorno il prima possibile!»
Kir precedeva il suo compagno, illuminando con una torcia il cammino all'interno della foresta. Lì l'aria si sentiva meno, ma era quasi impossibile scorgere qualsiasi altro rumore che non quello delle fronde impazzite.
«Abo, dovremmo...» Il mezzofalco si voltò, del suo compagno non vi era più traccia.
Che cosa sta succedendo qui, inizio a temere che le mie paure siano fondate!
Aumentò il passo e cominciò ad urlare i loro nomi, cercando di farsi sentire per quanto gli riuscisse. Vagò per una decina di minuti senza udir risposta. Ad un tratto qualcosa sibilò di fianco al suo orecchio e si piantò nella corteccia di una abete lì vicino. Kir fece un balzò all'indietro e riconobbe una delle carte di Edwald.
In un secondo lo ebbe addosso.
«Cosa vuoi da me, demone! Muori!» gli urlava stringendolo alla gola.
«Abo, sono io... Kir! Lasciami!»
La forte presa gli dava a malapena la possibilità di far uscire un filo di voce. Il Giocatore di Carte sembrava essere caduto di nuovo in trance, ma differente da quello di qualche giorno prima: gli occhi erano aperti, lucidi e arrossati. Era vigile e determinato ad annientare il suo nemico.
«Cosa vuoi da me demone?!» continuava a ripetere.
Kir comprese in fretta che se non avesse reagito, Abo sarebbe arrivato ad ucciderlo: allungò una mano in cerca di un sasso, fregando le unghie sul terreno zeppo di rametti spezzati. Titubò un momento. Si convinse e colpì alla nuca l'amico. Edwald perse i sensi e i suoi capelli si intrisero di un velo di sangue. Frastornato, il mezzofalco raccolse la fiaccola e si alzò in piedi. Sapeva che non poteva disinteressarsi del suo compagno, ma decise di andare alla ricerca di Sivert: sarebbe passato a recuperarlo più tardi.
Si spinse sempre più all'interno, finché un lamento catturò la sua attenzione. Arrivò in una radura e lì scorse il fabbro in ginocchio, piangente.
L'uomo era straziato. «Perchè non sono arrivato in tempo!? Perché!? È tutta colpa mia!»
Kir si avvicinò cautamente.
Sivert stava imprecando nel vuoto: «L'incendio... lei è lì dentro!»
«Cosa sta bruciando?» cercò di assecondarlo.
«Oh... un angelo! Sei venuto a prenderla?» Svenì all'improvviso, come se le forze lo avessero abbandonato tutte in un sol colpo.
Trascinò Sivert e Abo fino al grande masso. Santo cielo! Di Achal e Barry non vi era traccia. Mentre legava l'un con l'altro, i due ancora svenuti, un gridò provenne dal letto del ruscello.
Si affrettò a terminare e scattò verso quell'urlo: Achal stava cercando di affogare Barry.
«No, Achal smettila!» si gettò su di lui con una spallata, sollevando una moltitudine di schizzi d'acqua. Il ragazzo gli si rivoltò contro sguainando la spada. Negli occhi lo stesso sguardo allucinato di Edwald. Kir Non poté fare a meno di difendersi. Fece scintillare la lama al chiarore della luna, ma qualcuno lo attaccò alle spalle: Barry. Ormai abbandonata l'idea di capirci a breve qualcosa, mise al tappeto i due mandandoli nel mondo dei sogni.
Il mattino seguente il primo a svegliarsi fu Sivert: aprì leggermente gli occhi e si accorse che Barry ed Achal erano stati legati insieme. Poi cercò di muoversi e convenne che gli era toccata la stessa sorte con l'altro suo compagno.
Kir stava seduto a pochi passi da lui, vicino ad un vivace fuocherello. «Buongiorno! Dormito bene?» domandò in tutta tranquillità..
«Dormito bene!? Perché diavolo sono legato!?» Il fabbro si dimenava cercando di liberarsi. «Che cosa hai in mente?»
«Rilassati! Ti libero io, se mi assicuri che te ne starai buono e calmo.»
«Ma che ti prende? Liberami subito, pazzo psicopatico!»
Kir sorrise. Sciolse il nodo della corda.
Strattonato, Edwald si destò a sua volta. «Ho la testa che mi scoppia. Ho avuto uno scontro con un elefante... ma queste corde!?»
«Sivert, sveglia gli altri due e vi spiegherò ciò che è accaduto!»
Raccontò le vicende per come le aveva vissute, ma non riuscì a darne una spiegazione logica. «Sembravate tutti impazziti, come impossessati da spiriti maligni!»
«Ricordo di averti seguito nella foresta in cerca di Sivert, ma nient'altro...» Edwald passeggiava come se dovesse smaltire una brutta sbornia «Era il caso di colpirmi in testa?»
«Stavi per uccidermi, cosa potevo fare? Chiederti il permesso?»
Mastro Barry placò gli animi. «Basta! Siamo tutti sani e salvi, cerchiamo di capire che cosa ci è accaduto e soprattutto perché Kir ne è rimasto indenne.»
Abo colse la palla al balzo e inasprì il discorso: «Si, è vero, non è che ci hai drogato?»
Kir cominciava a non tollerare quel comportamento. «Drogato? Per quale motivo avrei dovuto farlo, dato che è stato al quanto faticoso tenervi a bada!» rincarò la dose «Non puoi continuare a diffidare di tutti noi, ci siamo uniti a questo viaggio di nostra spontanea volontà. Sarebbe meglio che cominciassi a dimostrare un po' più di gratitudine!»
«Edwald si innervosì e cercò lo scontro, ma Sivert lo afferrò per la spalla. «Sta, buono! E smettila anche tu!»
«Ragazzi, facciamola finita, abbiamo cose più importanti a cui pensare.» disse Achal stufo di ascoltarli. «Non so cosa sia successo questa notte, ma qualsiasi cosa fosse è legata a questo luogo. Andiamocene al più presto e la cosa sarà risolta!»
«Il ragazzo ha ragione, potremmo non passare un'altra notte. Per non parlare del vento che ieri sera a soffiato nella valle.» aggiunse Barry.
«Il vento... Sì! Ci deve essere stato qualcosa nell'aria!» esordì il mezzofalco. «Pensateci: stavamo percorrendo la via lungo il ruscello, quando all'improvviso è uscito il vento... Come ho fatto a non notarlo prima!?»
«Non ti seguo. Ad accorgerti di cosa?» chiese Mastro Barry ancora intontito dalle botte della sera prima.
«Il bosco è pieno zeppo di Heridina!»
«Heridina? Cos'è, una pianta?» Achal si stupiva di continuo di quante cose non conoscesse.
«Sì, una albero dalle spore allucinogene. Il vento deve averne trasportato ingenti quantità. Ecco svelato il mistero di questa valle!»
Edwald continuava a tenere una benda sulla nuca ancora sanguinante. «Questo non fa luce sul perché tu ne sia rimasto immune!»
«Sì, devo dare ragione ad Abo questa volta!» Sivert spalancò i palmi delle mani in senso di ovvietà.
Qui si mette male! pensò Achal conoscendo il segreto dell'amico. «Forse su di lui non ha effetto!?»
«Può darsi! Come non tutte le erbe medicinali fanno bene a tutti, è possibile che qualche allucinogeno risulti vano per qualcuno.» Barry aveva una risposta quasi sempre per tutto.
«Deve essere andata così!» Kir mentì, sapendo di essere rimasto immune per via delle sue caratteristiche non completamente umane. «Aspettatemi qui! Ci metto un secondo.»
Kir tornò dal bosco con un fiore violaceo tra le mani, dalle antere color giallo limone. «Vedete? È questo!»
«Ti crediamo, ti crediamo!» Barry fece un passo indietro onde evitare spiacevoli sorprese.
Il gruppo tornò a viaggiare e uscì dalla valle, lasciandosi alle spalle quello sbalorditivo spettacolo naturale. Edwald non riusciva ad integrarsi: i ricordi da poco acquisiti, l'amore lontano e un destino tutto da riscrivere, lo rendevano acerbo come un frutto ancora da maturare. Una vita tutta nuova si prospettava per lui nel condurre quel manipolo di uomini lungo le vie del mondo conosciuto. Ripido ed insidioso quanto il proprio cammin futuro, il monte Tuyo si stagliava all'orizzonte, illuminato dalla luce rossiccia del tramonto. La meta era ormai vicina.
STAI LEGGENDO
La Confidenza -La memoria perduta-
De TodoEsiste un mondo i cui i domini sono divisi tra regni e città-stato, dove un segreto millenario sconvolgerà lentamente l'esistenza della popolazione... degli uomini comuni e dei Distinti. Qui vive Achal, un giovane con il desiderio di esser qualcosa...