Capitolo 1/2

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Il giovane ne sollevò uno e rimase per un attimo bloccato ad osservare la magnificenza delle spade esposte in una rastrelliera.
«Straordinarie vero?» affermò compiaciuto Barry.
«Sì, veramente fantastiche.»
«Dai, vieni a sedere.»
Achal voltò le spalle al suo desiderio.
«Cosa sta mangiando mastro Barry?» Percepì un senso di leggero disgusto.
«Pollo!»
«Vedo, maaa... quella salsa?»
«La salsa primula?»
«Cosa?»
«Salsa primula, mai assaggiata?»
«Veramente no e non so neanche se ci tengo in fondo.»
«Su guerriero, non indugiare! Assaggia!»
Il ragazzo immerse un pezzo di pane nella salsa e lo portò alla bocca.
«Umm... Veramente... ottima... ma... di cosa... è fatta?» domandò tra una masticata e l'altra.
«Uova, latte, farina, limone e ingrediente a sorpresa...  Sangue di coniglio.»
«Puah! Ma che...» Il suo disgusto ora trovò un senso.  «Non poteva dirlo prima?»
«Ma è ottima, no?»
«Bè sì, ma il sangue di coniglio lo avrei evitato molto volentieri.»
«Suvvia Achal, non fare la donzella schifata, in guerra si mangia di peggio.»
«Ma che centrano le primule con questa roba?»
«Non ne ho la più pallida idea. Me l'ha fatta assaggiare un signore sulla quarantina che qualche giorno fa venne a comprare un bel coltellaccio... sai di quelli grossi con cui si scuoiano i maiali...»
Il giovane annuì.
 «Bè, non glielo chiesto. Mi son fatto dare la ricetta e l'ho preparata ieri sera. Ne vuoi ancora?»
«No. No... grazie, sono a posto così.» ironizzò Achal.
«Va bè, se ne vuoi non far..»
La martinella ritornò a suonare. Mastro Barry si interruppe improvvisamente e ingoiò istantaneamente il boccone.
«Achal fammi un favore, porta tutto di là nel retro bottega, non voglio che i clienti mi vedano strafogare.»
«Non c'è problema. Vada pure di là, qui me la sbrigo io.»
Mastro Barry salì i tre gradini e riconobbe all'istante il suo avventore.
«Ma buongiorno signor Edwald, qual buon vento la porta di nuovo qui al mio piccolo emporio?»
L'uomo lo guardò senza rispondere. Aveva vinto l'ennesima scommessa con se stesso: la solita tiritera da dieci anni a quella parte.
«Emm... Bè, che altro se no? Giusto...» disse Barry imbarazzato «Qualcosa di particolare? Non so, una spada? Un arco? Uno scudo?»
Altra formula preconfezionata.
Stanco di quel blaterale lo interruppe: «Perché continua a farmi queste domande, quando sa già perfettamente di cosa ho bisogno?
«Cortesia?» disse seccato l'armaiolo.
«Cortesia? Diciamo convenienza.»
«Pensi cosa vuole. Aspetti qui!»
Mastro Barry si voltò e ritornò nella sala delle armi dove Achal lo attendeva.
«Problemi?» chiese il giovane.
«No tranquillo, ma quel tipo riesce sempre ad innervosirmi!» disse Mastro Barry frugando sotto il bancone.
Una volta trovato quel che gli serviva, il negoziante corse di nuovo nella stanza accanto, concluse l'affare e congedò il suo avventore.
«Di poche parole quell'uomo!» asserì il giovane che intanto si era spostato in cima ai tre gradini.
«Oh! Fa sempre così!» borbottò Barry.
«Se posso... chi era?»
«Abo Edwald, detto Il Giocatore di carte, consigliere personale, nonché guardia del corpo della Governatrice Azura.»
«Accidenti! Ne avevo sentito parlare, ma non lo aveva mai incontrato di persona.»
Il giovane si avvicinò al negoziante, non osava ma era troppo curioso. Barry se ne accorse e sospirò: «Dimmi ragazzo, cosa vuoi sapere? Riconosco quella smorfia ancora prima che te la stampi sulla faccia!»
Achal sorrise. «Cosa gli ha venduto? Quale arma sta dentro quella piccola scatoletta che ha preso da sotto al bancone?»
«Non ti sfugge proprio niente mio giovane guerriero! Ci sono delle carte da gioco.»
«Carte? Normali carte?» domandò Achal sorridendo.
«Effettivamente sono un po' particolari. Le faccio arrivare apposta per lui.» ammise l'uomo.
«Particolari quanto?» chiese insospettito il ragazzo.
«Bè... le usa nei suoi combattimenti. Sono prodotte con una carta speciale e sono affilate più della lama di una delle mie migliori spade. E poi, diciamo che non dovrei dirtelo ma... quel cofanetto ne contiene seicentocinquantatremila...»
«Cosa? Carte?» domandò sorpreso il giovane.
«No! Mazzi!»
Achal sgranò gli occhi. «Ma è impossibile, non dica idiozie Mastro Barry. Mi sta prendendo in giro?»
«Impossibile? Mio caro Achal, hai molto da imparare. Tempo e spazio per qualcuno sono modellabili come l'argilla!»
«Non capisco, si spieghi meglio.»
«Vedi giovane, ci sono cose che conosciamo e che comprendiamo, mentre ce ne sono altre che ai più vengono mantenute oscure per la tranquillità e sicurezza di tutti.»
«Si riferisce alle capacità dei Distinti?»
«Appunto. Non pensare però che io ne sappia più di te. Ci sono molti Distinti che vivono volutamente senza manifestare mai i loro poteri... ‒ capacità chiamali un po' come vuoi ‒ e quindi li crediamo comunissime persone come me e te. Chissà invece quale catastrofica qualità possiedono.»
«Perché se hanno tutto questo potere non lo usano?»
«La vita. Temono per la loro vita. C'è molta gente che non ci penserebbe un istante a togliere di mezzo una possibile minaccia che per lo più è in forte minoranza.»
«Mi sembra però che alcuni cavalieri della Governatrice siano dei Distinti. Sbaglio?»
«Bè, certo! Prendersela con loro è come prendersela con la Governatrice in persona. Non so cosa sia peggio: combattere contro un Distinto o l'ira di Azura?» disse Barry ironizzando.
Achal accennò un sorriso.
«E lui? Il Giocatore... È un Distinto?
«Sì ma, come devi aver intuito, comprimere lo spazio non è una sua qualità. Quindi ha bisogno di chi lo sappia fare per far stare tutte quelle carte nel cofanetto.»
«E lei ovviamente conosce un Distinto che ne è in grado.»
«Emm... sì! Ma...»
«Ma non vuole far sapere di esserlo...» Achal interruppe il suo interlocutore.
«Esatto!»
«Ora è tutto più chiaro, anche se un po' difficile da credere.»
«Le capacità nascono prima qui e poi si concretizzano.» disse l'uomo spingendo con il dito medio la fronte del ragazzo.
«Un Distinto nasce Distinto però.»
«Certo, ma questo è un mondo vario mio caro Achal. Tutto è possibile se lo credi abbastanza.»
«Sarà...» affermò sospirando il giovane «Da quanto tempo sono qui?»
«Aspetta che guardo.»
Mastro Barry estrasse dal taschino del suo gilé un oggetto di metallo rotondo che Achal non identificò.
«Circa mezzora.» rispose con sicurezza l'armaiolo.
Achal strabuzzò gli occhi. «E quello?»
«È un Contatempo. La circonferenza è divisa in dodici parti, è queste due strisce di metallo finissimo indicano il trascorrere del tempo. Quella più lunga i minuti e quella più corta le ore.» spiegò il negoziante mostrando il marchingegno all'amico.
«Più o meno.» ammise il ragazzo «Ma come funziona? C'è acqua o sabbia al suo interno? Non so, come in una clessidra?»
«No.»
«E allora?»
«Chiedilo a quel Distinto che me l'ha regalato.»
«Oh santo cielo!» esclamò Achal un po' turbato. «È meglio che vada prima di scoprire chissà ancor che cosa di oggi!»
Mastro Barry scoppiò a ridere fragorosamente.
«Comunque è mezzogiorno in punto per essere precisi.» disse Barry continuando a sorridere.
Achal sorrise a sua volta.
«Scappo, ma il discorso non finisce qui!»
«Quando vuoi guerriero. Sai dove trovarmi!»
«Alla prossima Mastro Barry.»
«Alla prossima.» disse l'uomo vedendo chiudere la porta della sua bottega.

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