Città di Varineo, 21aprile 2437La grande piazza del mercato era gremita di gente e gli odori delle varie cibarie esposte si mescolavano l'uno con l'altro creando fragranze talvolta nauseabonde, ma come ogni mattina, si respirava un aria di pace e di festa. Poiché il giovane Achal risiedeva al di fuori delle mura nei pressi del bosco di Haroonwall, si recava in città solo un paio di volte al mese.
Era solito viaggiare in compagnia di un falco che si adagiava sulla sua spalla senza mai disturbare e solo di tanto in tanto spiccava il volo per sorvegliar dall'alto tutta la zona intorno al suo padrone. L'animale era stato donato ad Achal dal padre in punto di morte, insieme alla casa e ai suoi miseri averi. Non conosceva le origini di quel falco, ma una volta suo padre gli raccontò di averlo ricevuto in affidamento anch'esso da sua padre, e suo padre da suo padre e così via. L'aveva sempre interpretata più come una sorta di favola famigliare che una verità a cui credere.
Il giovane si buttò in quel mare di gente che schiamazzava, rideva, sudava e a malapena riusciva a muoversi. A stento si fece spazio per raggiungere finalmente il banco del pesce dove era solito servirsi.
«Buongiorno signor Hiddinks.» esclamò Achal in tono confidenziale.
«Oh... Achal! Che piacere vederti, come vanno le cose fuori dalle mura?»
«Di sicuro meno caotiche. Non mi abituerò mai e tanto meno credo che questo fracasso piaccia a Kir. Si innervosisce appena varchiamo le porte della città!» disse il giovane sfiorando l'animale ad una zampa.
Il pescivendolo avvicinò la mano al collo del falco per accarezzarlo, un po' timoroso di ricevere una beccata.
«Buongiorno anche a te, mio bellissimo amico piumato.»
Il falco ritrasse la testa finché gli riuscì, poi infastidito si alzò in volo e sparì dietro alle guglie della torre del castello.
«Perdonami. Non volevo farlo fuggir via.»
Achal fece una smorfia vedendo allontanare il falco, ma non gli importava più di tanto e non voleva di certo dimostrarsi sgarbato nei confronti del signor Hiddinks.
«Non si preoccupi, torna sempre per pranzo. A proposito, una bella Karya? Magari non troppo grande?»
Buttò l'occhio sul banco del pesce.
«Cerrrrto ragazzo! Rossa? Nera?»
«Bè, rossa sarebbe il massimo per il palato, ma sa...» indugiò un secondo «Nera va benissimo!»
«Oh... al diavolo... Mi faccio perdonare per aver fatto scappare il tuo amico. Tieni! Una bella Karya rossa con gli omaggi della casa!» disse Hiddinks avvolgendo il pesce in delle larghe foglie verdi.
«No! No! Non è il caso.»
«Achal, insisto!»
Fece per ridar indietro il suo acquisto.
«Ma signor Hiddinks...»
«Achal!? Levati di torno.» sorrise il pescivendolo.
Il giovane ricambiò con un velo di imbarazzo. Stava quasi per andarsene, ma Hiddinks lo richiamò a se. Credeva di essere riuscito a scamparla per questa volta, ma era arrivato il momento degli enigmi. In fondo si divertiva ad ascoltare le teorie bizzarre di quell'uomo.
«Che ne sai tu su La Confidenza?» bisbigliò Hiddinks avvicinandosi al giovane.
"Che ne sai tu..." Cominciava sempre così e poi proseguiva con l'argomento in voga di quel periodo. Achal scuoteva la testa e restava in attesa di chiarimenti.
«Niente? Si dice che esista, ma nessuno sa di preciso cosa sia. C'è chi dice che si tratti di un libro, chi di un incantesimo, chi di un portale per altri mondi, chi addirittura della spiegazione delle spiegazioni. È roba grossa questa!»
Achal diede segno di non aver compreso. «Spiegazione delle spiegazioni?»
«Ma siii... Chi siamo, da dove veniamo, cose del genere...»
«Santo cielo signor Hiddinks! Crede a queste sciocchezze della setta di Newrolong?»
«Ah... sei informato dunque!?» si mostrò soddisfatto l'uomo.
«Ho sentito dire qualcosa giù alla Locanda del Poeta, c'era un vecchio che blaterava in merito.»
«E che diceva, che diceva?» domandò Hiddinks incuriosito.
«Sosteneva che Il Consiglio dei Sette continua da secoli a tramandarsi una qualche sorta di segreto... o qualcosa del genere.» affermò con poca enfasi il ragazzo.
«Ma come è possibile che in tutti questi anni non sia mai trapelato nulla di un po' più preciso?»
«Di... ma insomma! Si tratta di dicerie signor Hiddinks, solo dicerie!»
«Si dice che si riuniscano molto di rado e che lo facciano in gran segreto.» affermò Hiddinks.
Scettico, il ragazzo girò in su gli occhi. «E per parlar di cosa?» domandò sorridendo.
«Della Confidenza, no? Su Achal...»
«Secondo me, è tutta un invenzione di qualche pazzo da rinchiudere. Consiglio dei Sette? Spiegazione delle spiegazioni? Sa che le dico? Al mattino taglio alberi. Al pomeriggio faccio legna e alla sera mi riposo. La mia vita è talmente piena di avvenimenti esilaranti, che il saper da dove vengo e perché ci sono venuto, non penso cambierebbe di molto le cose.»
«Oooh... Va'! Va'!» fece segno di allontanarsi dal banco. «Non ci si può parlare con te! Vai a cucinarti il pesce. Via! Via!»
Achal scoppiò a ridere di gusto.
«Grazie e alla prossima signor Hiddinks!» esclamò il giovane mischiandosi tra la folla.
«Vai, vai.» borbottò «Vedremo un giorno chi avrà ragione!»
La setta di Newrolong contava centinaia di seguaci e faceva capo ad un uomo di nome Gursharan che passava il tempo a scorgere in tutto quel che capitava, false congiure e cospirazioni malvagie. Allo stesso tempo però, si era rivelato un grande oratore che sapeva ben relazionare in merito a ciò in cui credeva e spesso le piazze in cui si esibiva gremivano di gente. La setta era attiva solo da qualche anno, ma era in forte ascesa. Questa storia del Consiglio dei Sette sembrava incontrare i favori del pubblico, considerando il fatto che la popolazione della sola Varineo si era smarrita in più di una trentina di credenze diverse. Per non parlare poi di tutte quelle presenti nel resto del mondo conosciuto.
Secondo le ideologie della setta di Newrolong, che prendeva il nome dall'omonima città, il Consiglio dei Sette era composto dai successori dei Sette Architetti, ovvero coloro che venivano ricordati come i fondatori della civiltà. Per tradizione, i Sette erano considerati come i padri di tutte le genti e di tutte le razze del mondo conosciuto. Gli scritti risalenti all'epoca in cui sarebbero vissuti erano molto pochi e non molto attendibili, sia per il contenuto del testo, sia per la fonte in se che li riportava. Il manoscritto da cui la setta traeva spunto per le proprie affermazioni veniva chiamato Manoscritto Tacettin, un opera risalente all'anno 2234 che prendeva il nome dal suo presunto autore. Tacettin fu un ricercatore in ambito storico che si guadagnava da vivere coltivando il suo piccolo orto dietro casa nel villaggio di Sershine fuori dalle mura di Varineo, ma a parte questo di lui si conosce poco altro.
Lo scritto in mano alla setta di Newrolong fu acquistato da Gursharan in un mercatino di cianfrusaglie per solo due oncias, giudicandolo però di fondamentale importanza. Esso era incompleto, mal conservato e non rilegato. La maggior parte delle ventidue pagine erano ingiallite e presentavano segni di bruciatura sulla cima, come se qualcuno avesse cercato di disfarsene, ma senza buon esito. La parte posseduta da Gursharan era una sorta di raccolta di idee sulle origini degli abitanti del mondo conosciuto e sui loro comportamenti. Il maestro, durante suoi discorsi, amava ripetere frammenti di queste riflessioni:
"Voi siete tanti ora, ma non guardate con disprezzo l'altro, perché lo stesso ventre vi ha creati.
Diversi per capacità, ma una testa, un cuore e due gambe avete tutti."
...
"Il Consiglio dei Sette esiste e vigila per voi tutti, poiché successore dei Padri che ci guidarono in principio."
...
"In principio tutto era illibato, puro e sano, ma qualcosa cambiò, La Confidenza fu creata e fino ad oggi rinnovata."Il Manoscritto Tacettin non forniva grandi chiavi di lettura per le frasi spesso sconnesse una dall'altra e rimaneva l'unica opera ad aver introdotto il concetto della Confidenza.
Gursharan non sapeva però spiegarsi il motivo per cui Tacettin usò le parole "e fino ad oggi rinnovata". La Confidenza era diventata un ossessione per lui, passava ore ed ore in biblioteca alla ricerca di un indizio, di un appunto, di un qualcosa che rispondesse alla sua domande: che cos'è La Confidenza? Perché va rinnovata? Esiste il Consiglio dei Sette?
Achal uscì dall'ammasso di gente che saturava la piazza del mercato e imboccò una viuzza percorribile solo a piedi, talmente stretta che un carretto trainato da cavalli sarebbe risultato troppo ingombrante per transitarci. In quell'angusta via, le case parevano il doppio in altezza da sembrar quasi palazzi e i vasi appesi ai davanzali delle finestre penzolavano in attesa di caderti sulla testa.
Il ragazzo aveva un sogno e parte di quel desiderio si trovava in fondo a quella strada che altrimenti avrebbe evitato molto volentieri. Achal si sentiva un guerriero dentro di se ‒ forse avrebbe voluto più essere in grado di esserlo ‒ e il mestiere del boscaiolo lo faceva sentire pressoché inutile. Possedere una spada gli avrebbe permesso di esercitarsi nel combattimento e, un giorno, di poter finalmente partecipare al Torneo Arfelante che si teneva ogni anno dentro le mura del castello. Il vincitore oltre ad aggiudicarsi un ragguardevole premio in denaro, sarebbe entrato a far parte dei soldati della Governatrice Azura, attuale sovrana della città di Varineo.
Il giovane percorse velocemente la stretta via illuminata dal sole unicamente a mezzodì, giungendo così davanti all'entrata dell'emporio dei suoi desideri.
La Bottega della Guerra era un piccolo negozio ben fornito d'ogni possibile arma prodotta nel regno conosciuto. Purtroppo per Achal, anche il costo della più scadente tra le spade era al dir poco proibitivo, quindi quando giungeva in città, amava farci un salto per sognare un po' ad occhi aperti. La prima saletta era dedicata all'accoglienza dei clienti: le pareti erano costruite con mattoni e grosse pietre di fiume da cui pendevano i quadri dei più celebri cavalieri che si rifornivano alla bottega. Appesa al muro di fronte, al di sopra di un armadio privo di ante adibito ad appendi abiti, vi era una grossa testa d'alce imbalsamata che pareva tener sotto controllo l'intera stanza. Segno di una posa non perfetta, il pavimento in pietra presentava alcune irregolarità, al contrario delle volte in mattoni che si ergevano con grande eleganza, timidamente illuminate da quattro lampade ad olio poste agli angoli della camera.
Come ogni volta, Achal entrò timoroso di recar disturbo, lasciandosi alle spalle la pesante porta in legno massiccio. Lo scampanellio della martinella posta sull'infisso ruppe il silenzio all'interno della stanza.
«E' permesso?» domandò Achal a bassa voce.
Dalla stanza accanto una voce strozzata da lungo silenzio rispose a fatica. «Emm... avanti, avanti, tra un istante son da lei.»
«Son io, Mastro Barry.» affermò il giovane fermo dov'era.
«Achal?» chiese l'armaiolo.
«Si... Posso?»
«Vieni, vieni pure di qua!» riconoscendo la voce del ragazzo il tono si fece più confidenziale «Mi stavo concedendo una piccola pausa.»
Diede un'ultima occhiata all'animale imbalsamato, quasi come per accertarsi che da li non si potesse muovere, poi il giovane imboccò l'apertura sulla parete alla destra dell'armadio e scese i tre gradini che davano sulla sala delle armi. La stanza era più grossa almeno quattro o cinque volte della precedente, ma costruita nello stessa identica maniera. Qui le armi sostituivano i quadri e le più ingombranti erano disposte ordinatamente in centro alla stanza in modo da formare un percorso per la loro esposizione quasi obbligato.
Achal fece ancora pochi passi e scorse la figura dell'uomo in piedi dietro al bancone riservato alla vendita: Mastro Barry era un uomo al quanto basso, tarchiato, di carnagione chiara e con pochi capelli disseminati qua e là sulla rotonda testa che separava le piccole orecchie leggermente a punta. Colto, intelligente e con una vera vocazione per gli affari, si era guadagnato una posizione nella società di tutto rispetto.
«Vieni, vieni.» lo invitò Barry tornando a sedersi «Solito giretto?»
«Eh... Sì! Purtroppo.» disse Achal alludendo alla mancanza di denaro.
«Suvvia, non esser dispiaciuto. Lascia morire gli altri in guerra. Fatti una vita normale, trovati una donna e fai un dozzina di figli.» ironizzò il negoziante.
Il ragazzo sorrise e mentre parlava si avvicino al suo interlocutore.
«Ma sta pranzando... non volevo disturbare, vado via subito!» disse rammaricato Achal.
«Non ti preoccupare ragazzo, prendi uno sgabello e siedi con me.»
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La Confidenza -La memoria perduta-
RandomEsiste un mondo i cui i domini sono divisi tra regni e città-stato, dove un segreto millenario sconvolgerà lentamente l'esistenza della popolazione... degli uomini comuni e dei Distinti. Qui vive Achal, un giovane con il desiderio di esser qualcosa...