Sistemarono la porta e la finestra come meglio poterono e trascorsero lentamente due giorni e due notti. Non si parlò d'altro che della morte dell'eremita e del misterioso Distinto. Chi lo ha mandato? si domandavano tutti.
Il bottegaio cominciò a digerire l'accaduto. Nessuno lo colpevolizzò mai, anzi cercarono di rincuorarlo e di farlo sentire a proprio agio per quanto fosse possibile. «Sarebbe il caso portar via di qui tutti questi volumi, che ne pensate?»
«È un ottima idea Mastro Barry, ma ci spetta un compito più importate ora. Dobbiamo cercare quella donna!» rispose Achal.
«Sì, ma non possiamo lasciare questo patrimonio incustodito!» L'armaiolo si sentiva in dovere. Non era riuscito a proteggere il monaco, ma non avrebbe fallito con i suoi libri. «Andate voi, io torno in città e organizzo una spedizione con quelli della biblioteca!»
«Tu sei la chiave, devi venire con noi!» s'impose Edwald.
Barry non aprì bocca, ma diventò improvvisamente triste. Era legato alla Confidenza, non poteva tirarsene fuori.
«Smetta di darsi colpe Mastro Barry!» intervenne Achal cercando di sorreggerlo nelle sue pene «È vero, le cose avrebbero potuto prendere una piega diversa, ma chi lo può dire? E' squallido ammetterlo, ma con la morte di Yona abbiamo guadagnato un bel po' di vantaggio.»
«Perché dici questo?» domadò Kir, intento a spalmare un unguento sulla colonna vertebrale dell'amico infortunato.
«Non ci avete pensato?» prese una poltroncina e vi sprofondò. «Sono venuti per uccidere il monaco, affinché non potesse comunicare il suo ricordo. Questa è l'unica spiegazione plausibile. Eliminato l'eremita... missione compiuta! Non potevano di certo aspettarsi che uno dei nostri fosse il prossimo! Dimostra però che qualcuno ne sa più di noi in merito ai meccanismi di sblocco e a tutta questa storia.»
«E così credono di aver spezzato la catena...» aggiunse Edwald.
«Esatto! Questo gioca a nostro vantaggio!» puntualizzò il giovane.
«E bravo Achal! Denoto la presenza di un cervello, quindi!» si complimentò Abo a suo modo.
Il ragazzo fece una smorfia di disappunto, ma in realtà era felice che il gruppo stesse maturando un certo affiatamento. Ora non rimpiangeva di essere partito, anche se il suo modo di affrontare il mondo era radicalmente cambiato. Durante quelle notti non aveva dormito un granché: appena chiudeva gli occhi, i sogni si coloravano di sangue e di sdegno per le sue azioni. La tranquillità della sua vita accanto al bosco era un ricordo ormai lontano, difficile da riconquistare, ma trovarsi ogni giorno faccia a faccia con il pericolo e la morte, gli aveva dato la possibilità di capire quanto fosse stato precedentemente fortunato.
Passarono altri due giorni rinchiusi in quel tempio del libro e Sivert, quella mattina, pareva essersi definitivamente rimesso. «Mi sento molto meglio quest'oggi! Se siete tutti d'accordo possiamo rimetterci in marcia!»
Edwald non aspettava altro. Per un attimo il viso della Governatrice Azura occupò i suoi pensieri. Moriva dalla voglia di rivederla: prima si fosse risolta quella storia, prima l'avrebbe potuta riabbracciare. «Bene, per me anche subito!»
Mastro Barry era chinato a dar legna al camino e parlò senza distogliere lo sguardo dalla brace incandescente: «Certo anche subito... Peccato che nessuno di noi sappia chi sia questa Helen Demetrick!» Voltò la testa. «Sto commettendo un errore?»
Sivert si grattò il capo, ma non vi tirò fuori alcuna risposta. Rimasero in un imbarazzante silenzio.
«Questi libri non ci possono aiutare?» improvvisò Achal «Lo hanno già fatto una volta, magari siamo fortunati!»
Kir fece qualche passo verso il più vicino scaffale e cominciò a curiosare tra i volumi. «Forse sì, ma cosa cerchiamo?»
«Non saprei proprio. Senza un punto di partenza, impiegheremo settimane per cavarne qualche informazione.»
«E non è detto che questa Helen sia degna di essere ricordata in un libro!» aggiunse Sivert.
Davanti a loro si era eretto un muro apparentemente insormontabile. Si scervellarono per un po', in cerca di un qualche genere di appiglio, ma tutto fu vano.
Barry si sedette al fondo del letto, pareva irrequieto, come lo è chi deve prendere a breve una decisione. Le mani chiuse a pugno gli sudavano a tal punto da doverle ripetutamente fregare contro le braghe per asciugarle. Si alzò, continuando a pensare e a ripensare. La sua riflessione non era focalizzata su Helen Demetrick, bensì su qualcosa che lo turbava molto di più. Si appoggiò nervoso al davanzale della finestra, accompagnato dal senso del dovere contrapposto alle proprie paure personali. Sì, devo dirglielo! si disse. «In verità... un modo ci sarebbe!»
L'armaiolo catturò l'attenzione dei presenti.
«Un modo per cosa?» chiese Edwald.
«Per sapere se questi libri contengono le indicazioni che ci servono!»
«Ah... bene! E quale sarebbe?»
«Kir non è l'unico ad avere dei segreti!» Quelle parole squarciarono di nuovo la tranquillità della compagnia. «Ho vissuto nell'ombra per circa venticinque anni, ma in questa situazione non posso continuare a nascondermi: Edwald non è il solo Distinto in questa sala!»
Ci fu un istante di incertezza. I colpi di scena stavano diventando davvero troppi per tutti.
«Mastro Ba... Barry, lei sarebbe un Distinto?» balbettò Achal.
«Mi dispiace di non avertelo mai detto, caro ragazzo, ma avevo le mie buone ragioni per non farlo! Ti ho anche spiegato cosa si può passare ad essere un diverso.»
Il giovane ricordava bene le parole alla bottega, perciò non pretese ulteriori chiarimenti. Edwald invece sembrò alterarsi: «Voglio sorvolare su questa vile affermazione, dato che le tue capacità diverse potrebbero tornarci utili.»
«Scusa, non era mia intenzione offendere.» Chinò il capo e guardò in basso, ma lo risollevò subito: «Comunque sì, datemi solo un po' di tempo.»
Camminò verso il centro della sala e si sedette su una poltroncina con le mani sulle ginocchia. Chiuse gli occhi e sembrò cercare la concentrazione. Gli altri rimasero a guardare e sprofondarono nel silenzio più totale: non avevano la più pallida idea di cosa Barry stesse per fare, ma se ciò si fosse dimostrato utile, ne sarebbe valsa la pena aspettare. Non potevano capire, ma l'armaiolo stava mentalmente analizzando ogni singola parola di ogni singolo volume contenuto sugli scaffali: la sua capacità gli permetteva di vedere attraverso le cose e di analizzare più cose simultaneamente. Percepiva tutto con l'occhio universale. Le frasi gli scorrevano nella testa come l'acqua di un fiume in piena che non da segno di resa. Le palpebre, ancora chiuse, si muovevano leggermente, segno di quella intensa attività. Poi sembrò risvegliarsi di colpo da un lungo sonno, spalancò le pupille e indicò in alto davanti a se. «Lassù, il decimo volume dell'ultima fila partendo da destra.»
Kir rivolse lo sguardo verso il Giocatore di Carte che annuì con la testa, poi, servendosi della scala a pioli, ebbe accesso al tomo additato da Barry. «Questo?»
«Sì, pagina centotrentotto» precisò.
Si raggrupparono intorno al leggio sgangherato dalla colluttazione di qualche giorno prima. In copertina, il libro riportava: Le terre di Tunk. «Vediamo... Centotrentacinque... trentasei... Centotrentotto! Ecco qui!» Kir cominciò a leggere tra se, lasciando agli altri solo la possibilità di sbirciare.
Edwald fremeva: «Bè, che dice?»
«Narra la storia dei regnanti delle terre di Tunk! Questa è la parte che ci interessa:
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La Confidenza -La memoria perduta-
RandomEsiste un mondo i cui i domini sono divisi tra regni e città-stato, dove un segreto millenario sconvolgerà lentamente l'esistenza della popolazione... degli uomini comuni e dei Distinti. Qui vive Achal, un giovane con il desiderio di esser qualcosa...