Helen riportò a casa i soldati sopravvissuti, in seguito tornò a Varineo, dove Erast la stava attendendo. Aveva insistito per rimanere e in fondo ad Helen non era dispiaciuto. Tutti quei trasferimenti l'avevano sfinita, ma ad Edwald e gli altri occorreva ancora il suo aiuto.
Erano circa le dieci di sera quando si materializzò nella cella dei suoi compagni.
«Forza andiamo!» disse «Non abbiamo tempo da perdere. Azura é tornata al potere, ora dovrà cavarsela da sola.»
Un rumore di passi provenne dal corridoio, ma Helen sembrò non preoccuparsene. Si ammutolì.
La porta della cella si aprì e Azura entrò. Era triste, rammaricata.
Abo si irrigidì. In qualche modo la Governatrice non sembrava aver notato la regina.
«Come state?»
«Cosa intendi fare?» non rispose Abo.
«Verrete processati, domani pomeriggio. Parlerò con l'intero Consiglio, non...»
«Ce ne andremo!»
«Che cosa?»
Mentre cercava di dar un senso a quelle parole, Helen comparve magicamente ai suoi occhi. In qualche modo, era riuscita a proiettare nella mente di Azura un immagine della cella senza di lei.
«Helen, tu...»
«Non possiamo restare.» disse Edwald. «Abbi cura di te!»
La regina scomparve e ricomparve subito dopo con tutte le armi del gruppo.
«Abo non farlo! Così facendo, darete solo ragione a Ghirod.»
«Restando qui, moriremo!»
La guardò duramente. «A presto... spero!»
Non la baciò.
Froberàn si avvicino per mettere la mano nella sabbia, ma Sivert gli puntò la spada.
Indietreggiò.
Sparirono ed Azura uscì.
«Mia Signora...» disse Froberàn.
Lei si voltò. «Sei nel posto che meriti!»
Ewdald non avrebbe voluto trattarla così, ma era arrabbiato. Si sentiva tradito: aveva rischiato la propria vita e quella dei suoi compagni per farle riavere il trono, mentre lei si era venduta alla prima offerta. Azura lo amava, lo sapeva, aveva agito ingenuamente in buona fede, sostenendo ideali come la giustizia e la libertà. Valori essenziali e importanti anche per lui, ma non quel giorno. La corruzione dilagava a Varineo. Non l'avrebbero mai spuntata.
Il morale non era dei migliori, ma per lo meno erano liberi. L'incubo della prigione era durato poco.
Azura non avrebbe sguinzagliato qualche guardia quella notte, avrebbe lasciato loro un po' di vantaggio, ma presto sarebbe stata obbligata ad emanare un ordinanza di cattura.
Con un ultimo sforzo di Helen, si trasferirono a Gaelle, scelsero una locanda e vi passarono la notte.
Alle prime luci dell'alba saldarono il conto e scesero in strada. Quella mattina tirava un leggera brezza, fastidiosa da dover coprirsi fin sotto agli occhi. Il cielo era cosparso di nubi bluastre, pronte a versar acqua. Avevano riposato abbastanza bene, eccetto Edwald, tormentato dal pensiero di Azura di nuovo lontana. Se la sarebbe cavata con Ghirod a piede libero?
La loro meta era ormai nota a tutti e decisero quindi di non perdere altro tempo. Helen aprì il bauletto che portava a mò di zaino sulle spalle. «Birger Virtanen. Focalizzatevi solo sul nome. Il pensiero predominante di Kir, ci darà anche un volto. Mi raccomando non perdetevi!»
Annuirono e in un istante, o forse meno, si ritrovarono in un campo dal terreno fradicio, pieno di sterpaglie fino alle ginocchia. Doveva aver piovuto molto lì nelle ultime ore.
C'erano tutti, ma il posto pareva sbagliato. Non un casa, una capanna o qualcosa che potesse ospitare un uomo. Niente di niente.
«È possibile un errore del genere?» domandò Barry.
«Nessuno di noi si è perso, siamo nel posto giusto!» spiegò Helen.
Achal fece un giro su se stesso. «Non vedo nessuno nei paraggi.»
Ad un tratto, il vento soffiò forte e il velo di Helen volò via scoprendole il volto. Si portò d'istinto le mani alla faccia.
...Chi sei?... Mostrati!...
Una voce sottile passò nelle loro orecchie. Pareva venire dal nulla, era tutta intorno.
Abo sguainò la spada pronto alla battaglia, ma un'altra improvvisa folata lo scaraventò a terra in mezzo al fango. Gli altri si bloccarono e si strinsero guardandosi intorno terrorizzati.
...Andatevene...
Si alzò inzuppato e sporco. «Birger...»
L'aria cominciò a girare forte intorno al gruppo, muovendo l'alta erba e schizzando acqua in tutte le direzioni. Si trovarono schiena contro schiena, intrappolati in quel vortice carico d'odio.
«Bastaaaaa!» grido Kir.
Ma non si fermò. Aumentò d'intensità, tanto che le guance ondeggiavano e gli occhi lacrimavano. I vestiti parevano bandiere intorno ad un asta al limite di rottura.
Era un nemico inarrestabile, aveva attaccato senza preavviso, senza mostrarsi. Invincibile.
Poi si placò.
Stremati cedettero sulle ginocchia.
«Santo cielo, cosa è stato?» chiese Achal.
«State tutti bene?» si preoccupò Barry.
«Il mio velo...»
Scrutarono intorno, ma era sparito, portato via dal vento. Helen si vergognava terribilmente. Tenne per un po' la mano davanti alla cicatrice, imbarazzata, poi si mostrò. Gli altri non l'avrebbero di certo giudicata, ma si sentiva comunque a disagio.
«Era Birger?» domandò Sivert, portando lo sguardo verso il mezzofalco.
«Non posso affermarlo con certezza, ma credo di sì!»
«E come lo troviamo ora? Ma soprattutto, cosa diavolo è diventato?»
«Ne so quanto te: se non vuole farsi trovare, non lo farà.» Kir si sistemò i capelli, cercando di riordinare anche le idee. Meditò un secondo e in seguito si rivolse al nulla alzando la voce. «Birger, abbiamo bisogno di parlarti, non mi riconosci?»
Silenzio.
«Mostrati ti prego!»
Silenzio.
«Birger, non siamo qui per farti del male!»
All'improvviso l'erba cominciò a muoversi, dapprima lentamente, quasi oscillando, in segiuito cominciò a compiere movimenti sempre più ampi e confusi. L'acqua si sollevò. Non violenta, sporca ma ordinata. Si raccolse in un globo color marrone, aumentando sempre più per dimensioni. Diventò un paio di metri di raggio, poi fluttuò verso l'alto cambiando piano piano forma. I tratti di un viso apparvero lenti e imprecisi in un continuo gorgogliare. Gli occhi, il naso, la bocca... e poi la voce. Profonda, non umana.
«E come potresti farmi del male, tu? Kir Halcon.»
«Che cosa sei diventato?» domandò stupito il mezzofalco.
«Lasciami in pace. Andatevene!»
«Non possiamo, devi ascoltarci!»
«Ho detto di andartene!» tuonò spruzzando verso di lui. «Non so come tu abbia fatto a trovarmi, ma il vecchio Birger è morto! Dimenticalo, come hanno fatto tutti.»
«Non mi muoverò da qui, fino a quando non sarai stato a sentirmi!» Kir pareva sicuro di se, non temeva quella presenza.
Birger gridò: un urlo strozzato e intenso allo stesso tempo. Esplose, riversando l'acqua sul gruppo.
Dopo un attimo di attesa, una brezza si alzò lieve trasportando con se rami, foglie e fango. Dapprima si concentrò il tutto in un punto nel terreno, poi i rami cominciarono a risalire attorcigliandosi su se stessi. Le foglie giravano intorno, fissandosi man mano con il fango, veloci, precise come se sapessero esattamente cosa fare. Quello che si manifestò fu un corpo proporzionato, magnifico a vedersi. Robusto come il legno di cui era fatto e inquietante per la medesima ragione.
Due piccoli fiori gialli svolazzarono per un po' intorno alla testa di Helen. In seguito lambirono le guance della creatura e si fissarono sugli occhi donandogli così un aspetto più umano.
Kir ritrovò finalmente i tratti familiari del Birger che ricordava.
«Cosa vuoi?» domandò furioso.
«Cosa è successo al tuo corpo?»
«Me ne sono liberato!» rispose scocciato «Era inutile e mi causava solo problemi. Ora sono libero, ma a caro prezzo.»
«E i Separatori?»
«Mi credono morto. Sono riuscito a legare la mia anima alla natura stessa e non alla carne. Nono sospettano di niente.»
«Come hai fatto? Cosa sei ora?»
«Questione di forza di volontà.» sorrise fiero. «Ora sono nel vento. Sono il vento!»
«E la tua famiglia?»
«Finalmente vive tranquilla, anche se non possiede più un figlio!»
Il mezzofalco provò un senso di compassione e di stima. Birger aveva seguito quel sogno di liberà da molto tempo, per se stesso e per la sua famiglia. Ci era riuscito.
«Mi rammarica dirtelo, ma necessito del tuo aiuto!»
«Scordatelo!» I rami del suo corpo si tesero come funi. «Non farò più niente di cui possa pentirmene!»
Kir sorrise. «Hai frainteso. Voglio solo che tu dia ascolto a questa donna. Sarai tu stesso a scendere in campo.»
«Funzionerà?» si preoccupò Barry.
«Cosa deve funzionare?»
«Speriamo.» rispose Kir.
Con difficoltà, riuscirono a convincerlo. In tutti casi, la curiosità si era rivelata un ottima arma di persuasione.
Quando tornarono i ricordi, il suo corpo legnoso si disgregò all'istante e della sua anima si persero le tracce. Attesero in mezzo a quel niente una buona mezz'oretta, prestando attenzione all'ondeggiare di ogni singola foglia ed ad ogni pur minimo soffio di vento.
Quando si manifestò, lo fece ancora con un misto di vegetali e fango. Era visibilmente spaesato.
«Che diavolo mi avete fatto?»
«Hai ricordato quindi?» domandò Helen.
Annuì in silenzio.
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La Confidenza -La memoria perduta-
RandomEsiste un mondo i cui i domini sono divisi tra regni e città-stato, dove un segreto millenario sconvolgerà lentamente l'esistenza della popolazione... degli uomini comuni e dei Distinti. Qui vive Achal, un giovane con il desiderio di esser qualcosa...