4. Guerra? E guerra sia

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Alterno lo sguardo da Annabelle a Drew, ma sono molto imbarazzata ed anche vagamente delusa, non so per quale motivo, quindi torno a guardare Annabelle, che mi fissa con odio. Ha ancora le braccia attorno al collo di Drew e non sembra volerle togliere.
«Credo che tu debba seriamente iniziare a farti una vita, tesoro. Sei in uno sgabuzzino sola soletta, ti rendi conto?»
La odio. La odio così tanto. Respiro a fondo e li supero a testa alta. «Ed io credo che tu debba chiudere la bocca... e anche le gambe.» Esco sbattendomi teatralmente la porta dietro ed alzo un pugno al cielo vittoriosa. L'ho spenta! Mi trattengo a stento dal mettermi a ballare. Questa devo assolutamente raccontarla a Lena! Mannaggia al fuso orario, ora ho lezione e fra un'ora lei è probabile che starà dormendo beatamente.
Mi dirigo allegra per il corridoio, fendendo la folla di studenti che vanno avanti e indietro. Incredibilmente il mio umore è alle stelle, e mi sento un sacco infantile per questo, ma se mi fa sentire così tranquilla sono contenta di esserlo.
Consulto l'orario e lancio uno sguardo alle varie aule. Appurato che non è questo l'edificio, mi dirigo nella parte destra del campus e risalgo un breve pendio. Mi fermo ad osservare il campus dall'alto, respirando a fondo, e penso a ciò che sono riuscita a costruire con le mie forze.
Sorrido ed entro nell'edificio antico in cui c'è l'aula di letteratura inglese.
Sgattaiolo all'interno prima dell'arrivo del professore, seduti sparsi nell'aula ci sono solo cinque studenti, tre ragazzi mori e due ragazze una bionda e l'altra coi capelli neri.
Mi siedo nella parte destra, dove non c'è nessuno, più o meno a metà. Tiro fuori quel mattone che è il mio libro di letteratura inglese ed un quaderno per gli appunti. Ho bisogno di spazio, molto spazio, non ci riesco proprio a scrivere sui quaderni piccoli o sui taccuini.
Inizio a mordere il tappo della penna e a fare vari disegnini sul quaderno in attesa del professore.
«Ehi» sento tutto il mio corpo irrigidirsi e stacco lentamente gli occhi dal quaderno, puntandoli su Drew. Tiene la borsa in spalla ed una mano in tasca. La camicia azzurra è spiegazzata ed ha i capelli che sono un disastro.
Sexy. È l'unico aggettivo che la mia mente sputa fuori. Stringo la penna fino a farmi sbiancare le nocche. Perché, perché deve essere così bello e così stronzo?
«Ciao» mi ricordo di dover rispondere. Arrossisco per aver fatto - di nuovo - la figura dell'idiota e torno a guardare il quaderno, facendo scivolare i capelli davanti al viso.
«Ti spiace?» sbircio attraverso la massa di capelli che mi oscura la visuale e noto Drew che sta indicando il mio zaino poggiato accanto a me.
Sì. No. Non lo so!
Lo sposto riluttante e lascio che si sieda accanto a me. Sento il suo ginocchio premere contro la mia coscia ed una scarica di brividi mi scalda lo stomaco.
Dannazione! Da quando in qua sono così debole? È solo un bel visino!
«Potresti non parlare di ciò che hai visto prima?» chiede squadrandomi.
Sento la mia felicità sgonfiarsi come un palloncino e l'irritazione prendere il suo posto. Vuole solo comprarsi il mio silenzio col suo fascino, ma con me se lo può pure scordare.
«Non preoccuparti» scanso la coscia dal suo ginocchio e fisso il quaderno, allontanandomi il più possibile da lui. «Non me ne frega un bel niente di ciò che fai nel tuo tempo libero» dico acida, ed è ciò che si merita. Odio chi mi prende in giro facendo il carino con me.
Da Drew nessuna risposta, ma dopo un po' scoppia a ridere. «Mi sorprendi ogni volta di più.»
Le mie sopracciglia scattano verso l'alto, ma non posso replicare perché è entrato il professore.
Wow. Me lo aspettavo decrepito, invece non avrà nemmeno trent'anni. Capelli neri, occhi scuri e delle gran belle labbra piene. Quasi quasi lo invidio, io non ho questo granché.
Cerco di seguire e prendere appunti, ma ogni tanto Drew preme il suo ginocchio contro la mia coscia, ed io mi distraggo e mi incavolo con me stessa perché sono ridicola, e mi sposto sempre un po' più in là.
«La vuoi smettere?» sibilo irritata.
«È inutile che fai la sostenuta, lo so che ti piaccio» replica Drew mettendomi un braccio attorno alle spalle.
«Come no» alzo gli occhi al cielo e sfuggo alla sua presa.
Lo vedo ridacchiare e mi scappa un mezzo sorriso.
«È un sorriso quello? Ma allora ne sei capace!» esclama.
«Lasciami seguire, Drew» lo rimprovero continuando a sorridere.
Alza le mani in segno di resa.
Finalmente la lezione termina. Vedo il professore farmi cenno di avvicinarmi. Scendo i gradini e mi fermo a qualche metro da lui, davanti alla cattedra.
«Tu sei nuova, giusto?» chiede con un sorriso rassicurante. Annuisco.
«Come ti chiami?»
«Liz Jones» rispondo titubante. Come mai me lo chiede?
«Jones... E cosa studi?»
«Medicina» mi sento vagamente nervosa, non so per quale motivo.
«Beh, ti auguro di trovarti bene» sorride calorosamente. Ricambio e lo saluto uscendo dall'aula. Esalo un sospiro di sollievo nel notare che Drew è scomparso. Un po' di pace per i miei ormoni. Devo assolutamente riprendere il controllo, non posso permettere che occhi verdi abbia così tanta influenza sul mio corpo. Oltretutto per lui probabilmente sono solo un gioco, quindi devo smettere di pensarci così tanto.
Non ho nessuna lezione fino a mezzogiorno, perciò vado in biblioteca e tiro fuori dalla borsa Paper Towns, di John Green. Non mi fanno impazzire i romanzi d'amore, ma Lena ha insistito così tanto perché lo leggessi che non potevo non farlo.
Mi rifugio in un angolo appartato e mi immergo nelle pagine, trovando una strana somiglianza fra la me che voglio essere e Q. Lui ama la sua quotidianità e la sua piacevole vita piatta. Chissà se riuscirò a farmela piacere anche io... Alla fine è ciò che ho sempre desiderato, ma quando sei abituato al completo opposto di una vita tranquilla è difficile abituarsi.
Sento qualcuno strapparmi il libro dalle mani e due occhi azzurrissimi entrano nella mia visuale. Annabelle.
«Stammi bene a sentire» quasi ringhia. «Devi tenere la bocca chiusa su ciò che hai visto stamattina, ed io mi dimenticherò della tua faccia e la tua vita sarà molto più facile, te lo assicuro.»
Le sue minacce non mi sfiorano minimamente. So che potrei dirle di sì e non dovrei mai più avere niente a che fare con lei, ma fa uscire la parte peggiore del mio carattere, quella che ama le sfide e che odia stare sotto agli altri. «Chi non dovrebbe saperlo, eh? Il tuo fidanzato?»
Vedo Annabelle assottigliare lo sguardo e stringere così tanto forte il mio libro da farsi sbiancare le nocche, creando un contrasto accecante con lo smalto rosso. Oh mio Dio, ho centrato il problema! Uno a zero per me, stronza!
Sorrido perfidamente e la sfido a replicare.
«Vuoi davvero la guerra, Jones?» la mia sicurezza vacilla un attimo. Come fa a sapere il mio cognome?
«Oh... Drew non ti ha detto di avermi riferito il tuo nome?» si alza squadrandomi da capo a piedi e lascia cadere il mio libro sul tavolo, facendogli fare un rumore assurdo. «E guerra sia» gira sui tacchi e se ne va, attirando sguardi eloquenti dei ragazzi che cercano di sbirciare sotto la sua gonna.
Realizzo di essermi cacciata in un gran bel pasticcio. Guardo il libro e sospiro. Non riuscirò mai ad avere una vita tranquilla, e se non posso avere una vita tranquilla, allora tanto vale vincere la guerra contro quella stronza di Annabelle.

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