43. Capitolo Speciale || Un volo per Sydney

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Drew
«Hai trovato qualcosa?» chiedo per l'ennesima volta. Annabelle stringe le mani ai lati del portatile, poi si gira, scocciata, a guardare me appoggiato contro il divano come un'aquila che fisso lo schermo del computer.
«Smettila, Drew, continuare a ripeterlo ogni dieci minuti non mi farà trovare un volo per Sydney» sentenzia, dura. Alzo le mani in aria e mi allontano, cominciando a girare per la stanza come un ossesso. Vorrei sapere anche solo se Liz sta bene, ma il suo cellulare è staccato a quanto pare.
«Ragazzi...» Annabelle rompe il silenzio, e mi volto a guardarla speranzoso, ma i suoi occhi dicono tutt'altro. «Non so se sia una buona idea, insomma, e se Liz non fosse partita per l'Australia? E anche se fosse, una volta arrivati lì, come pensate di trovarla?»
Sbatto una mano contro il muro, facendo sobbalzare sia lei che Jace. «Io ho bisogno di... sapere almeno che sta bene» confesso, strofinandomi il volto. «Questa situazione mi sta facendo uscire di testa.»
«Di sicuro non è rimasta a Louisville» Jace scuote la testa, convinto. «Ne sono certo, Liz preferirebbe fuggire via, l'ha già fatto una volta, cosa le costa farlo una seconda?»
Mi sento ferito dalle sue parole, perché pensavo di essere abbastanza per trattenerla qui. L'hai tradita, idiota, cosa ti aspettavi? Per fortuna c'è il mio subconscio a rinfacciarmi sempre tutti i miei errori.
«Mi dispiace, ma io non ce la faccio a mollare così.» Prendo la giacca e la indosso, poi vado verso la porta, ma Annabelle si alza in piedi di scatto.
«Nessuno sta parlando di mollare, Drew, smettila di comportarti come se l'unico preoccupato e incapace di gestire questa situazione fossi tu! Anche io e Jace vogliamo bene a Liz, pensi che non ci prema sapere che fine ha fatto?»
Sospiro alle sue parole e torno nel salotto, mi levo la giacca e mi siedo accanto a lei sul divano. Annabelle mi imita e si mette seduta di nuovo fra me e Jace, poi appoggia un'altra volta il computer sulle gambe e ricomincia la ricerca.
«Mentre io cerco il volo, voi pensate a un modo per cercare di contattarla, non spenderò tremila dollari per niente» ci ordina. Sia io che Jace ci alziamo di scatto e raggiungiamo il tavolo, per poi sederci e iniziare a pensare a qualche ipotesi.
«Pensi che il suo cellulare sia disattivato o semplicemente scarico?» chiedo, dubbioso.
«Liz ha cambiato numero per trasferirsi a Louisville, tuttavia non credo che abbia avuto tempo per fare lo stesso prima del suo ritorno in Australia, quindi abbiamo due ipotesi: o è già in aereo, e quindi addio Liz per almeno ventiquattro ore, oppure il suo cellulare è scarico» quando fa questi ragionamenti è identico a suo padre, Jace sarebbe un eccellente avvocato.
«Oppure entrambe» constato.
«Oppure entrambe» conferma lui, poi si carezza la barba con sguardo assorto.
«E se provassimo a rintracciare Lena?» ipotizzo.
«No, Liz le avrà detto di non rispondere a nessuno di noi... Dio, è così... mi fa arrabbiare, cavolo, se solo lasciasse parlare le persone ed evitasse di prendere decisioni anche per gli altri» Jace si pizzica il mento, infastidito.
Già, se solo Liz si fidasse degli altri e la smettesse di sminuirsi credendo che allontanarsi dalle persone sia la scelta migliore... E se solo io mi fossi svegliato un po' prima...
«Jace, e se provassimo a rintracciare Lena?» sgrano gli occhi, mentre l'idea prende forma nella mia mente. Lui mi guarda stranito.
«Ti ho appena detto che-»
«Non intendo in quel senso» lo interrompo, lui alza entrambe le sopracciglia verso l'alto. «Intendo rintracciarla con il GPS.»
«Mi duole dirti che è illegale, Drew» mi risponde lui, con un sorriso amaro.
«Chi se ne frega della legge, questo è un problema serio! È per una buona causa, andiamo, Jace...»
Devo sembrargli proprio disperato, perché mi guarda per un po', alza gli occhi al cielo, sospira, scuote la testa, borbotta qualcosa e poi annuisce. «D'accordo, faremo così.»
«Aspetta: se Liz non fosse con lei? Non ci faremmo proprio una bella figura...» ragiono.
«In ogni caso potremmo chiederle dove trovarla e provare a convincerla ad aiutarci, ma è molto più probabile che siano insieme, a meno che Liz non sia tornata dalla sua famiglia, ma non credo...»
«La porrei come ultima ipotesi, Jace, Liz non ha un gran rapporto con la sua famiglia, anzi, tutt'altro...» A pensare che si trova nello stesso paese di suo fratello mi viene il voltastomaco, e una rabbia devastante mi arde nelle vene, mentre la mia ansia triplica e mi toglie il fiato.
«Allora sarà sicuramente con Lena, le serve un appoggio se non può tornare dalla sua famiglia.»
Annuisco e mi perdo nei miei pensieri. Dio, non so se amo Liz o se la odio. Avremmo potuto evitare tutto questo, se solo mi avesse lasciato parlare. Adesso, al solo pensiero che possa succederle qualcosa, mi sento morire. Non sopporto l'idea di non poterla proteggere, non sopporto il pensiero di perderla, non sopporto di non poterla rivedere mai più. Devo trovarla e devo dirle che la amo, e se non vorrà ascoltarmi la obbligherò a farlo, anche a costo di rincorrerla per tutta la città.
«Trovato!» esclama Annabelle. Scatto in piedi e mi precipito di fianco a lei sul divano.
«Quando?» le chiedo, ansioso.
«Oggi pomeriggio alle due, atterra a Sydney a mezzanotte e mezza di dopodomani.»
«Cosa?! Mezzanotte e mezza di dopodomani? Non ce n'è uno che parte prima?» le strappo il computer di mano, scorrendo i voli in partenza da Louisville, ma Annabelle mi riprende, piccata. «No, Drew, quelli che partono prima impiegano trentatré ore a fare la traversata, questo è l'unico che ce ne mette venti. E devi considerare anche il fuso orario.»
«Venti?» mormoro, sconsolato.
«Non preoccuparti, Drew, Liz ne avrà preso uno al massimo questa mattina presto, non arriveremo in ritardo... forse atterreremo in Australia addirittura prima di lei» Jace scherza, e apprezzo lo sforzo di tirarmi su il morale. Annabelle continua a fissarmi, imperscrutabile, e mi trovo costretto ad annuire.
«Va bene, prenderemo questo.»
Lei preme sul tasto d'acquisto e... non si può più tornare indietro, e io spero tanto che Jace abbia ragione e che Liz abbia deciso di tornare in Australia.
«Fate il check-in dal cellulare, almeno non dovremo perdere tempo in aeroporto... già siamo in ritardo» ci dice.
«Ma sono le undici!» obietto.
«Sì, Drew, ma sai bene che in aeroporto dobbiamo arrivarci almeno un'ora e mezza prima, dunque smettila di contraddirmi per una dannata volta!» Annabelle si spazientisce, e non posso darle torto, ma sono in ansia.
«Mi dispiace, okay? Sto solo dando di matto.»
«Ragazzi, scusate se vi interrompo ma... Annabelle, sei incinta, giusto?» Jace si intromette, e lei lo guarda sconsolata.
«Volete farmi impazzire, oggi? Sì, Jace, l'ultima volta che ho controllato ero in- Oh merda! E se non posso volare?» Sgrana gli occhi, allarmata. Jace alza gli occhi al cielo, quando finalmente lei ci arriva.
«Cazzo» impreco.
Lui afferra il cellulare e digita qualcosa, poi inizia a leggere ad alta voce. «Qui dice che non c'è problema, è sicuro volare fino a trentasei settimane di gravidanza, ma sono consigliate tratte brevi.»
«Fantastico, noi dobbiamo farci un giorno in aereo» borbotta Annabelle.
«Qui c'è qualche consiglio, ad esempio: indossare vestiti comodi per non bloccare la circolazione del sangue.» Jace si ferma, poi scoppia a ridere.
«Che c'è?» gli chiedo, divertito.
«Si consiglia di portare delle pantofole» ridacchia. Sghignazzo con lui ed entrambi guardiamo Annabelle, che ha gli occhi sgranati. Anche in questo momento sta indossando un vestito e dei tacchi, sarebbe la sua più grande tortura indossare delle pantofole.
«Se devo farlo, per mio figlio questo e altro» proclama a fatica.
«Lo terrai?» le chiede Jace. Gli tiro una gomitata e lo guardo di sbieco. La sensibilità l'ha mandata a farsi fottere.
«Non lo so» confessa Annabelle, con lo sguardo rivolto a terra, poi alza debolmente le spalle. «È pur sempre mio figlio.»
Le passo un braccio attorno alla schiena per confortarla e le do un bacio sulla tempia. «Ci saremo noi ad aiutarti, non temere Annie, andrà tutto bene.»
Alza gli occhi al cielo. «Non chiamarmi Annie.»
«D'accordo, Annie.»
Sbuffa e si libera del mio braccio, poi ci esorta ad andarcene a fare le valigie.
«Ci incontriamo qui davanti a mezzogiorno spaccato, non voglio ritardi, mi è già bastato quello del mio ciclo» dichiara, poi ci sbatte fuori dalla porta.
Io e Jace ci guardiamo qualche istante, finché decido di fare il primo passo, allungando la mano verso di lui. «Pace?»
La osserva per un po', inespressivo, dopo di che sorride e la stringe. «Pace.»
«Ci vediamo più tardi, allora» gli dico.
«A dopo.»
Mi fa un cenno con la mano e si allontana verso la strada, poi chiama un uber che lo accompagni a casa. Mi offro io, ma lui scuote la testa ricordandomi delle valigie.
Attraverso il giardino della confraternita ed entro all'interno, mi dirigo verso la mia stanza, giro la chiave nella toppa ed entro. Sospiro di fronte all'ordine che ho ristabilito, anche se non sono riuscito a coprire del tutto la scritta traditore sul muro. La osservo a lungo con il cuore a pezzi, e dentro di me mi prometto di non ferire mai più qualcuno in questo modo, perché quando ho visto lo sguardo di Liz mi sono sentito un mostro, e non è mia intenzione provare ancora una volta questa sensazione.
Prendo alla rinfusa alcuni vestiti da gettare all'interno della valigia, poi la afferro per il manico e la lascio di fianco alla porta.
Con un sospiro mi abbandono sul letto e sbatto le palpebre. Sono stanco. Me ne rendo conto solo adesso, non ho dormito neanche un'ora questa notte, e le prossime si prospettano da vero incubo. Non riesco a smettere di pensare al fratello di Liz e alla loro vicinanza, ho un brutto presentimento che non sembra avere intenzione di lasciarmi, come un avvertimento.
Faccio l'ennesimo sospiro di oggi e con un colpo di reni mi alzo dal letto prima di addormentarmi, anche se sono sicuro che in queste condizioni sarebbe molto difficile riuscirci.
Mi ripresento di fronte alla porta di Annabelle alle undici e tre quarti. Suono il campanello e lei mi apre subito, facendomi entrare.
«Come hai fatto a riavvicinarti a Jace e a coinvolgerlo in questa faccenda?» mi chiede non appena metto piede in casa, e stavo solo aspettando il momento in cui l'avrebbe fatto. Il suo tono tuttavia non è accusatorio, solo curioso.
«Liz ha lasciato tre lettere, una per ciascuno di noi, e Jace ha passato tanto tempo con lei, quindi pensavo che potesse esserci utile, oltretutto... mi ero stancato di questa faida, Annabelle, Jace si è comportato male per gelosia, ma noi non siamo stati da meno.»
Lei si carezza distrattamente la pancia. «Sai che Jace mi piaceva, ma non stavo bene, e non lo sarei stata in tempi brevi.»
«Non devi giustificarti con me, so quello che hai attraversato, e so che non eri pronta a una relazione» le dico con dolcezza, anche se sappiamo entrambi come sono andate le cose. Alla fine Annabelle si è messa con Gale, perché pensava di non meritare Jace e perché i suoi non l'avevano mai approvato, ed erano morti poco tempo prima.
«Voglio tenere il bambino» dice di punto in bianco. La osservo, pensieroso. I suoi occhi azzurro cristallo sono fissi contro la pancia.
«Sai che comporta tanti sacrifici, vero?» Odio fare la parte di quello che si prende la briga di fare la predica, ma voglio bene ad Annabelle e voglio assicurarmi che non si penta della sua decisione. «Studiare e stare appresso a un bambino è complicato, ma se ne sei convinta io sono pronto a starti accanto.»
Lei sorride, alza lo sguardo e i suoi occhi si incastrano ai miei. «Grazie di tutto, Drew.»
La afferro con delicatezza per il braccio e la tiro verso di me, inglobandola fra le mie braccia. Il profumo dei suoi capelli mi tranquillizza, e chiudo gli occhi. «No, Annabelle, grazie a te per tutto ciò che hai fatto, sai quanto ci tengo a Liz.»
Mi passa le braccia attorno alla vita e poggia l'orecchio contro il mio petto. «Lo so, ma so anche quanto lei tenga a te, e sono convinta che si risolverà tutto... Liz ha solo bisogno di credere negli altri, e ti ama.»
Le sue parole mi scaldano il cuore. La lascio andare e le sorrido. Annabelle è forte, forse la persona più forte che io abbia mai conosciuto, e sono fiero di lei come un fratello lo sarebbe della propria sorella.
Qualcuno che penso sia Jace bussa alla porta, lei va ad aprire e la mia ipotesi è confermata.
«Andiamo?» chiede.
Io e Annabelle ci scambiamo un'occhiata e lei sorride, vedere l'incoraggiamento che sta cercando di darmi nei suoi occhi mi fa essere speranzoso.
Le prendo la valigia e vado verso la porta, poi seguo Jace nel vialetto. Lei chiude a chiave e viene verso la macchina di Jace, sulla quale carichiamo le valigie, dopo di che io salgo dietro e loro due davanti.
Partiamo alla volta dell'aeroporto, mentre mi sforzo di mantenere la mia ansia perlomeno allo stesso livello, senza sbalzi eccessivi.
Quando arriviamo all'Aeroporto Internazione Louisville-Standiford, il mio cuore perde un battito. Entriamo al suo interno e aspettiamo che venga aperto l'imbarco del nostro volo. E finalmente dopo un'ora abbondante che ho trascorso battendo il piede a terra per la gioia di Annabelle, possiamo iniziare a recarci ai controlli di sicurezza. Altri tre quarti d'ora passano lenti come la morte, finché non viene annunciato l'imbarco. Scatto in piedi e vado verso il gate, sbrigandomi a mettermi in fila.
«Lascialo stare, è convinto che salire prima lo farà atterrare prima» sento dire da Annabelle, ma non ci faccio troppo caso.
Quando è il mio turno di mostrare i documenti la mano mi trema, e la ragazza che si sta occupando dei controlli mi sorride con dolcezza. «Prima volta in aereo?»
«Cosa? No» le rispondo, poi mi rendo conto di dover essere un po' più educato. «Sto andando a trovare una persona... importante, ecco.»
«Ah, capisco» sorride, poi mi restituisce i documenti. «Buon viaggio.»
«La ringrazio» rispondo e aspetto che Annabelle e Jace oltrepassino i controlli, quando poi mi raggiungono andiamo tutti insieme verso l'aereo. I posti, se i biglietti vengono acquistati insieme, generalmente dovrebbero essere vicini, ma noi abbiamo preso alcuni degli ultimi posti rimasti, infatti non mi sorprendo quando capito di fianco a una signora, dal lato del corridoio. Annabelle e Jace invece sono vicini, e la cosa mi fa sentire più tranquillo, almeno lei ha qualcuno che conosce a cui dire se non si sente bene.
Appoggio la testa contro il sedile. Annabelle ha detto che questo aereo farà scalo a Fort Worth, in Texas. Non riesco a pensare all'idea di aspettare un'altra ora e mezza lì, prima dell'aereo per Sydney. Il cellulare mi vibra in tasca, e lo prendo di soprassalto, come se Liz potesse mandarmi un messaggio... la realtà è che non ho mai smesso di sperarci.

Smettila di pensare e di angustiarti, spegni questo cellulare e dormi: ne hai bisogno.

È Annabelle. Mi giro a guardarla, una fila più indietro rispetto alla mia, dall'altra parte dell'aereo, mi sorride e mi incita a fare quello che ha detto alzando il mento. Sospiro e spengo il cellulare di fronte a lei, tanto avrei dovuto farlo a breve. Sorride. Ricambio e torno a guadare il sedile di fronte a me.
Sto arrivando, Liz.

Ciao fiori di campo!🌻

Altro capitolo di Friends dal punto di vista di Drew.

La nostra brigata sta volando verso l'Australia, ce la faranno i nostri eroi?

Cosa ne pensate del capitolo?

I nostri amati Jace, Annabelle e Drew?

Mi sono accorta che forse Annabelle in questo capitolo sorride un po' troppo per i suoi standard, ho praticamente recuperato i sorrisi mancanti nell'intera storia lol.

Noi ci vediamo domani con un altro ultimo capitolo, attualmente siamo a -3 alla fine di Friends con l'Epilogo, che è già pronto.

Al prossimo capitolo!🔜

-A

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