Sono nervosa. Si avvicina il momento in cui Jace suonerà il campanello, e sono nervosa. Il cuore mi batte a mille e non riesco a stare ferma, sono dieci minuti che percorro i pochi metri dal "mio" letto alla portafinestra, avanti e indietro, avanti e indietro.
Qualcuno bussa alla porta e finalmente mi fermo. Non può essere Jace, è troppo presto e non sono preparata psicologicamente! Apro la porta ripetendomi di stare calma. «Annabelle» esclamo sorpresa e la tensione abbandona i miei muscoli.
«Ehi» mi saluta con un piccolo accenno di sorriso. «Stavo cercando il caricatore del mio cellulare e volevo vedere se fosse qui.»
«Entra» rispondo, sentendo l'ansia tornare a serrarmi la gola.
«Sembra che tu stia per andare alla ghigliottina» dice sarcastica Annabelle senza guardarmi. Alza un cuscino per vedere se sotto c'è il suo caricatore, ma lo riabbassa senza aver trovato nulla.
«È una ghigliottina» sbuffo sedendomi di peso sul letto.
«E pensi di andarci vestita così?» Abbasso lo sguardo sulla mia maglietta con la faccia di un panda in primo piano e sui miei jeans scoloriti, infine arrivo alle mie vecchie scarpe da ginnastica.
«È di Jace che stiamo parlando» mi giustifico. Alza gli occhi al cielo e spalanca il mio armadio, poi inizia a frugarci dentro. Osservo le sue spalle sparire e ricomparire e mi chiedo cosa starà architettando.
Dopo qualche minuto di ricerca Annabelle si volta con un sorriso vittorioso ed un vestito in mano. Lo osservo incerta, poi capisco quale vestito ha trovato.
«È perfetto» sorride.
«Era di mia madre» distolgo lo sguardo e sento il consueto nodo allo stomaco risalirmi fino in gola. È il vestito con cui era venuta alla mia premiazione per un progetto di scuola, avevo undici anni. È bianco ed ha la parte superiore senza spalline, aderente e con la scollatura a fascia, la parte inferiore è lunga e le accarezzava le gambe, lasciando uno spacco corto sul polpaccio. A mia madre stava d'incanto, papà lo adorava.
«Oh...» dice piano Annabelle, poi viene a sedersi accanto a me, posando il vestito sul letto. Restiamo in silenzio a fissare l'armadio spalancato.
«Quando è morta mia madre ho buttato tutti i suoi vestiti, perché non ce la facevo a vederli nel mio armadio, e nemmeno a lasciarli a Chicago» mi volto sorpresa verso Annabelle, ma lei continua a guardare l'armadio, nei suoi occhi non passa l'ombra di un'emozione, il suo viso è di pietra. «Ora invece vorrei tanto avere qualcosa di lei con me» aggiunge a bassa voce.
Non ho nulla da dirle, perché non esistono cose carine da dire a qualcuno che si porta questo dolore, è inutile che le persone provino a fare battute di spirito o a dire frasi d'incoraggiamento, una persona che è ancora viva dopo un dolore del genere non ha bisogno di incoraggiamento, ce l'ha già fatta, ha solo bisogno di un abbraccio, ed è questo che regalo ad Annabelle, perché le serve, ma in realtà ne ho bisogno anch'io.
«Okay, okay...» borbotta dopo un po' e si tira indietro, ma non mi sfugge il modo furtivo in cui si asciuga una lacrima. Prende un respiro e si alza di nuovo. «Vediamo di vestirti per bene.»
«E va bene» mi arrendo, mi alzo controvoglia e la aiuto a cercare nell'armadio.***
Mi rigiro di fronte allo specchio più e più volte, Annabelle siede compiaciuta sul letto e mi osserva.
«Non lo so...» borbotto osservando il vestito corto davanti e lungo dietro, è blu ed ha la scollatura a cuore, è stretto sopra e finisce morbido sulla gonna, è decisamente bellissimo, ma è troppo elegante per un appuntamento con un amico.
«Oh andiamo Liz, è favoloso!» esclama Annabelle.
«Devo uscire con Jace e probabilmente lui indosserà una felpa e un paio di jeans» mi lamento.
«E tu indosserai un vestito» sentenzia Annabelle, ed io mi arrendo, perché discutere con lei è impossibile. «Vorrei truccarti, ma ormai è tardi» dice demoralizzata.
«Sarà per la prossima volta» le rispondo sarcastica.
«Cosa pensa Drew di tutto questo?» Smetto di ruotare davanti allo specchio, turbata dal repentino cambio di discorso, e fisso i suoi occhi riflessi nel vetro.
«Perché me lo chiedi?»
Alza le spalle. «Perché vi state frequentando.»
«Non ci stiamo frequentando» dico imbarazzata.
«Oddio Liz, uscite insieme, dormite insieme, vi baciate...»
«E tu come lo sai?» esclamo quando dice "vi baciate".
«Non lo sapevo, ma grazie della conferma» dice scrollando le spalle. Arrossisco.
«Drew non ne è contento, ma Jace è stato l'unico ad essere dalla mia parte quando sono arrivata qui, è importante per me chiarire la situazione» rispondo alla domanda, un po' meno sicura della mia decisione.
«Lo capisco Liz, ma tu piaci a Drew, se vuoi consolidare qualcosa con lui dovresti dargli delle certezze, dei segnali precisi.»
«Stai correndo troppo» dico scuotendo la testa. «Io e Drew siamo solo amici, per ora il nostro rapporto è perfetto così com'è, e poi non eri stata tu a dire che non si sarebbe mai innamorato nuovamente?»
Scrolla di nuovo le spalle. «Non ho detto che è innamorato di te, solo che gli piaci. Conosco Drew da molti anni, e mi accorgo quando gli interessa una ragazza; so che a primo impatto non faccia una buona impressione, ma è davvero un bravo ragazzo, dovresti dargli una possibilità.» Non capisco perché fino a poche ore fa mi abbia detto esattamente il contrario, proprio come Drew mi aveva detto di evitare di capire Annabelle e ora invece mi dice di parlarle e di aprirmi con lei, forse sono io che non capisco, o magari loro ad essere bipolari.
«Frena» dico quando realizzo le parole di Annabelle. «Ci stiamo già dando una possibilità, la possibilità di conoscerci, poi quel che sarà sarà.»
Lei mi guarda come se fossi qualche strana creatura venuta da non so dove. «Certo che siete strani voi due» esclama infine. «Ma rispetto la vostra intimità di coppia» con un sorrisetto si defila, prima che io possa capire davvero cosa intende.
«Non siamo una coppia» urlo, invano, al muro. «Almeno finché non mi fiderò di Drew» aggiungo a voce più bassa, condividendo questo ormai consono pensiero solo con me stessa.
Torno a guardarmi allo specchio e prendo un profondo respiro. Avevo finalmente smesso di pensare a Drew e mi ero convinta che l'incontro con Jace non avrebbe creato alcuno squilibrio, e invece ora sono di nuovo in ansia. Carezzo la gonna del vestito, ancora convinta che sia eccessivo, ma ho perso anche la voglia di cambiarmi. Mi siedo sul letto e mando qualche messaggio a Lena, che non mi risponde. Sbuffo pesantemente e mi passo le mani sul volto. Resto così finché il campanello della porta di casa suona. Scatto in piedi, questo è per forza Jace. Ricomincio a percorrere la mia stanza avanti e indietro, cercando di formulare qualche frase di senso compiuto. Sento Annabelle borbottare qualcosa e poi dei passi sulle scale. Mi fermo, chiudo gli occhi e respiro a fondo.
Andrà tutto bene Liz, devi solo essere te stessa.
La porta si apre lentamente, ma ancora una volta non è Jace. Il mio cuore inchioda e poi riprende a battere alla velocità della luce. Non riesco a spiccicare una parola, sono semplicemente senza fiato per la bellezza di ciò che ho di fronte.
«Ehi formaggino» Drew mi fa un sorriso sghembo appoggiandosi allo stipite della porta. Le spalle larghe sono fasciate da una giacca scura e il fisico slanciato è coperto da una camicia bianca, indossa un paio di pantaloni aderenti e delle scarpe eleganti. Per una volta ha i capelli pettinati ordinatamente di lato. Rimango a fissarlo senza rispondere.
«Sei senza parole?» come sempre non perde occasione per sfottermi.
«Dove... Cosa... Esci?» vorrei prendermi a schiaffi, sento le orecchie in fiamme. Mi squadra lentamente, e nei suoi occhi passa qualcosa che non riesco a decifrare.
«Accompagno Cassie ad uno spettacolo teatrale.» È esattamente come se mi avesse dato uno schiaffo in faccia. Ora capisco un po' meglio come si sente quando gli dico che esco con Jace, proprio per questo evito di fare scenate. Okay Liz, distendi il volto, sorridi e fagli un buon augurio: «Divertiti.»
«Anche tu» dice piano, osservando il mio vestito. Un silenzio imbarazzante cala nella stanza. Picchietto a terra con il piede, il tacco delle scarpe che Annabelle mi ha obbligata a mettere scandisce i secondi, i miei occhi sono incatenati ai suoi ancora una volta, così verdi e così brillanti, contornati da quelle splendide ciglia lunghe e scure. Lo sguardo mi cade sulle sue labbra carnose, e l'impulso di farle combaciare con le mie mi fa vacillare.
Calma, Liz, un passo alla volta, prima dovete conoscervi e deve conquistarsi la tua fiducia.
«Va bene, okay» rompo il silenzio. «Io scendo di sotto per aspettare Jace.» Attraverso la stanza, percorrendo i pochi metri che ci dividono e gli passo accanto. Vorrei continuare a camminare, ma qualcosa mi ha bloccata. Percorro con lo sguardo il mio braccio fino a scontrare la mano di Drew attorno al polso. La salivazione mi si azzera, ed evito di guardarlo negli occhi.
«Cosa fai?» chiedo piano, dato che non accenna a lasciarmi andare.
«Non mi hai chiesto perché sono qui» dice, guardando dritto davanti a sé.
«Perché sei qui?» gli chiedo, mentre cerco di riportare la mia voce ad un tono normale.
«Perché volevo vederti.» Il cuore mi si ferma. «E volevo sapere se per te andasse bene, cioè, io e Cassie, il teatro... Ho intenzioni serie con te.»
«Vuoi la mia approvazione?» un groviglio di felicità e nervosismo si fa strada nel mio stomaco.
«No, insomma, sì...» sospira, irritato, e si passa le mani sul volto, lasciandomi andare. Si gira e si appoggia allo stipite con la schiena, così da guardarmi negli occhi. «Io non ho bisogno dell'approvazione di nessuno, però non vorrei che tu ci rimanessi male, vorrei che ti fidassi.» Mi sento in Paradiso, però anche se non voglio che esca con Cassie non contesto, perché non sarebbe giusto, già il fatto che sia venuto a chiedermelo è una dimostrazione del fatto che ha buone intenzioni.
«Non preoccuparti» quando vede che gli sorrido, la tensione abbandona il suo volto, e sorride a sua volta. Allunga una mano verso il mio viso e mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sospiro, ogni volta che le sue dita sfiorano la mia pelle mi vengono i brividi.
«Ti sta benissimo questo vestito.»
Alzo le spalle. «Ringrazia Annabelle.»
«Lo farò» guarda l'orologio che ha al polso e si sistema la giacca. «Devo andare, ci vediamo stanotte.»
«Drew...» lo ammonisco, lui sorride furbamente e mi lascia un bacio sulla guancia; credo di stare per avere un infarto.
«A dopo!» esce senza darmi il tempo di replicare, ma in realtà sono felice. Sorrido, più tranquilla, e quando arriva Jace mi sento pronta per questa serata. Aver parlato con Drew mi ha davvero aiutata, senza di lui non ce l'avrei fatta a sopravvivere a questo appuntamento. Mi aggiusto il vestito, più sicura di me, e scendo le scale. Non sono abituata ai tacchi, così fatico un po', ma riesco ad arrivare in fondo ed entro in salotto. La prima cosa che noto è che Jace non è vestito elegante, e lancio un'occhiataccia ad Annabelle, che alza gli occhi al cielo. È tornata gelida come un blocco di ghiaccio, e credo che il problema sia proprio la presenza del ragazzo seduto sul divano di fronte a lei.
«Liz, stai benissimo!» Jace si alza e mi abbraccia. Mi irrigidisco un po' ed Annabelle sembra notarlo, ma non commenta. Lui si tira indietro, leggermente imbarazzato, per farlo sentire a suo agio lo ringrazio, deve essere una serata tranquilla e all'insegna del divertimento, non voglio che ci sia tensione fra noi.
«Dove mi porti?» gli chiedo con un sorriso, e sembra rilassarsi un po'.
«Che ne dici del Luna Park?»
«Volentieri» sono impaziente di salire di nuovo sulla ruota panoramica. Lo prendo a braccetto e lo trascino verso la porta, visto che lui non dà segnale di volersi muovere. Saluto Annabelle, che dovrebbe uscire con Gale – che continuo a pensare sia proprio uno stronzo –, e percorro il vialetto con Jace fino alla sua macchina. Salgo dalla parte del passeggero ed aspetto che metta in moto.
«Annabelle mi voleva strozzare» dice senza alcuna inflessione particolare nella voce.
«Non credo che mi voglia così bene» ironizzo perché non so come affrontare l'argomento.
«Mi dispiace davvero per quello che ho detto, non lo penso affatto.» È mortificato, e nonostante quelle parole facciano male mi fa pena. Gli carezzo una spalla e gli rivolgo un sorriso sincero.
«Va tutto bene Jace, davvero, possiamo ricominciare.» I suoi occhi azzurri incontrano timidamente i miei, gli prendo la mano.
«Mi perdoni?» chiede piano, mi si stringe il cuore.
«Ti ho già perdonato, sennò non sarei qui.» Mi abbraccia di slancio, sorprendendomi, ma lascio che mi stringa a sé nonostante ci sia il cambio a dividerci.
«Mi dispiace così tanto» continua a ripeterlo più e più volte, e gli carezzo i capelli per tranquillizzarlo. «Mi sono sentito una merda appena l'ho detto e per tutte le ventiquattr'ore successive.»
«Ti ha fatto tanto male Drew?» gli carezzo i lineamenti del volto, ma non sento nessun livido.
«Jade ci ha dovuto mettere un chilo di fondotinta» fa un mezzo sorriso. «Quella ragazza è folle, ma è davvero simpatica.»
«Sento odore di una nuova relazione» lo prendo in giro, ma in realtà ci sto pensando davvero. Jace alza gli occhi al cielo e mette in moto dopo essersi tirato indietro.
«Voi ragazze siete tutte uguali, appena vi si fa un complimento vi montate subito la testa.»
«Senti da quale pulpito viene la predica» esclamo indignata. «Voi siete molto peggio e molto più altezzosi.»
«Potremmo discutere le ore, tanto avresti sempre ragione tu, perché sei una ragazza» dice rassegnato.
«No, caro, perché sono semplicemente più intelligente di te» incrocio le gambe soddisfatta e lui sospira. Nella macchina si deposita un silenzio rilassato, e mi perdo ad osservare il sole che colora le case all'orizzonte; ho sempre amato i tramonti, perché vedi il sole scomparire ma sai che il giorno dopo comparirà di nuovo, è qualcosa di incontestabile, una certezza, e mi aiutava spesso negli anni passati a rimanere ancorata alla realtà quando il dolore e il senso di impotenza erano troppo forti.
«Ci siamo» Jace mi desta dal mio sogno ad occhi aperti e viene ad aprirmi la portiera. Scendo accettando ben volentieri il suo braccio, perché con questi tacchi sono imprevedibile. Camminiamo uno di fianco all'altra lanciandoci continue frecciatine, era proprio questa la tranquillità e la familiarità che speravo di ottenere di nuovo con lui.
La prima volta che siamo venuti qui, ovvero domenica scorsa, la cosa che mi aveva colpito maggiormente erano le luci e i colori, e sortiscono lo stesso effetto, ancora maggiore, questa volta. Mi sembra passato un secolo da domenica, e invece sono solo quattro giorni. Sono successe così tante cose che non riesco neanche a capacitarmene, sono stata più persone in questi quattro giorni che in tutta la mia vita, e tutto sommato è stato... divertente, umano, mi sono sentita davvero viva dopo tanto tempo, ho provato moltissime emozioni che credevo non mi appartenessero più, e non vedo l'ora di provarne ancora e ancora. Louisville mi sta cambiando, ed era proprio ciò in cui speravo, la Liz chiusa e riservata sta lasciando spazio ad una nuova Liz, più sorridente e più aperta alle novità. Non era il cambiamento in cui speravo, io confidavo in una nuova vita priva di... vitalità in pratica, ora invece mi rendo conto di ciò che mi sono persa in tutti questi anni. Ci sono dei muri molto alti che mi circondano però, e sarà difficile abbatterli, ma ci sto provando e sono fiera di me, già il fatto di essere qui con un ragazzo è un traguardo, la vecchia Liz non l'avrebbe mai accettato dopo ciò che è successo con Jace, invece la nuova Liz ha scelto di perdonare, perché anche questo fa parte dell'umanità.
«Hai fame?» chiede il ragazzo in questione, e come se lo avesse sentito il mio stomaco brontola. «Perfetto, allora andiamo a mangiare qualcosa» ridiamo insieme e ci sediamo ad un tavolo, nello stesso luogo in cui ci eravamo seduti la prima volta. Sono davvero felice mentre osservo il volto rilassato di Jace e i suoi occhi brillanti, come se avessi ritrovato un pezzetto di me.
«Jace» lo chiamo, a voce leggermente alta per contrastare il vociare delle persone e la musica.
«Dimmi» urla a sua volta.
«Ti voglio bene, sei molto importante per me.» Sorride dolcemente con quelle fossette così adorabili e mi afferra le mani.
«Anch'io, e non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi dato un'altra possibilità.»
Per il resto della serata passeggiamo nel Luna Park, saliamo sulle montagne russe, ci punzecchiamo, tiriamo sassi nel lago vicino e Jace vince un orso enorme per me.
«Ora come lo porto a casa?» rido, spostandolo per cercare di guardarlo in faccia, ma è troppo grande e mi copre completamente.
«Ah non ne ho idea, è un tuo problema» ride lui e mi prende per mano. Abbiamo bevuto un pochino, infatti siamo entrambi troppo scherzosi e sorridenti, ma mi sento così bene che non cambierei nulla.
«Volevi salire sulla ruota panoramica, no?» Annuisco. Jace regge davvero bene l'alcol, servono minimo dieci shot per fermarlo, e non ne abbiamo bevuti nemmeno due a testa, io non reggo per niente l'alcol, ma stavolta mi sento lucida, sono solo un po' brilla. Lui mi porta per mano fino alla ruota panoramica e ci mettiamo in fila.
«Come lo porto l'orso?» chiedo quando realizzo di averlo ancora in mano e che è grande come noi due messi insieme.
«Lascialo qui» dice con un'alzata di spalle Jace.
«Se lo dici tu.» Lo poggio accanto al ragazzo che controlla la ruota, che ci guarda stranito ma non commenta. Saliamo fra una risata e l'altra e la ruota inizia ad alzarsi verso il cielo. È ancora più bello della prima volta, e mi godo appieno il vento fresco che mi smuove i capelli. Prendo la mano di Jace e ci sorridiamo contemporaneamente. Appoggio la testa sulla sua spalla e restiamo così, insieme, a guardare la notte che scende inesorabile e le luci che aumentano sempre più d'intensità, entrambi certi di aver ritrovato qualcosa che credevamo perso per sempre.***
«Ci sentiamo domani allora» Jace è attaccato allo stipite superiore della porta e dondola leggermente in avanti.
«Va bene» gli sorrido. «Mi sono divertita davvero tanto.»
«Anch'io, ti ringrazio ancora per avermi dato un'altra possibilità.»
«Sono felice che tu abbia insistito per ottenerla» mi massaggio la fronte e mi stiracchio, davvero stanca, Jace sbadiglia.
«Sono stanco morto ed è a malapena mezzanotte.» Lascia andare lo stipite della porta e si sistema la maglietta, ricordandomi che devo restituirgli la giacca. Faccio per togliermela ma Jace mi blocca.
«Puoi tenerla, poi me la ridarai.»
«Fantastico, ma sappi che non te la restituirò mai» sorrido perfidamente stringendomi all'interno del morbido tessuto di pelle.
«Ne sono consapevole» sorride pacatamente e si abbassa per darmi un bacio sulla guancia.
«Ci sentiamo.»
«Ciao» lo saluto con la mano, chiudendogli la porta alle spalle.
La prima cosa che faccio è levarmi i tacchi, perché ho i piedi decisamente a pezzi, poi lascio l'orso gigante accanto alla porta e mi avvio verso le scale, le salgo con gli occhi che mi si chiudono. La casa è silenziosa, immagino che Annabelle sia rimasta fuori o che stia dormendo, ma evito di controllare per non violare la sua privacy, e filo dritta in camera mia. Apro controvoglia la porta ed accendo la luce. Quando la figura seduta sul letto mi compare davanti mi prende un infarto.
«Drew!» esclamo con una mano sul mio povero cuore. «Che ci fai qui?»
«Te lo avevo detto che sarei venuto» mi riserva il solito sorrisetto sghembo, e non so se sento caldo a causa dell'alcol o dell'imbarazzo.
«Sei incredibile» scuoto la testa e mi levo la giacca di Jace, Drew la osserva in modo strano ma non dice niente. «Ti avevo detto di lasciarmi i miei spazi proprio questa mattina.» Vorrei sembrare determinata, ma la realtà è che sono contenta che sia qui.
«Non riesco a starti lontano.» La sua piccola confessione e il modo in cui la dice fanno crollare le mie difese.
«Va bene, ma da domani non se ne parla più.» Ho bisogno di fare chiarezza, e con il suo corpo a contatto col mio non ci riesco. Annuisce senza replicare e si leva la camicia, rimanendo come la volta precedente a torso nudo. Lo osservo impalata sulla porta, sentendomi stupida, ma non riesco a muovermi. Osserva i suoi jeans e poi me, poi di nuovo i suoi jeans. Oh, questo no...
«Non pensarci nemmeno.» È davvero troppo, mi sentirei a disagio. Alza le mani in segno di resa e si avvicina a me. Mi afferra le mani e mi porta verso il letto, poi si infila sotto le coperte e mi guarda. Non capisco cosa stia aspettando.
«Credi di levarti quel vestito o devo farlo io?» Arrossisco fino alla punta dei capelli e gli ordino di girarsi, stranamente Drew mi ascolta. Lascio scivolare le spalline lungo le braccia e poi il vestito fino a terra. Prendo il solito paio di pantaloncini e la solita canottiera e me li infilo poi, certa che Drew non stia sbirciando, mi levo il reggiseno. Mi stendo accanto a lui nel letto e spengo la luce. Passa poco tempo prima che senta le sue braccia muscolose attorno alla vita e il calore del suo petto contro la schiena. La sua testa si poggia delicatamente sulla mia, e non mi sono mai sentita così bene. Mi convinco che sia per l'alcol, anche se dentro di me sono consapevole che l'effetto sia dovuto alla vicinanza di Drew. Mi giro nelle sue braccia e poggio la testa contro il suo petto.
«Come farò senza questo?» esclama ad un certo punto.
«Proprio come hai fatto fino ad oggi» gli rispondo sarcastica, convinta che mi stia prendendo in giro, ma lui è serio.
«Non sto scherzando, mi piace davvero questo piccolo momento solo per noi» arrossisco un po', è lo stesso anche per me, solo che non posso costruire qualcosa con Drew in questo modo, prima devo avere chiari i miei sentimenti. «Non ho detto che non esisterà mai più, solo che prima dobbiamo consolidare ciò che c'è tra noi.»
«Stai ammettendo che c'è qualcosa?» L'ombra di un sorriso gli stira le labbra, la riconosco anche al buio, e per fortuna non può vedermi arrossire.
«Stai zitto» borbotto irritata.
«Buonanotte, Liz» dice invece allegro Drew, e si abbassa a lasciarmi un bacio sull'angolo della bocca. Il mio cuore salta un battito.
«Sei proprio tremendo» lo ammonisco.
«Lo so» sorride appieno. «Come so che è proprio questo che più ti piace di me.»Ciao fiori di campo!🙊
Ormai non ho più scuse, mi dispiace non essere affatto regolare con gli aggiornamenti, ma la scuola mi sta distruggendo ed ho un miliardo di cose da fare, così Wattpad finisce sempre in fondo alla lista...
Spero che il capitolo vi piaccia, all'inizio non mi convinceva affatto, ma adesso mi sembra abbastanza carino, poi il giudizio va a voi, mi è venuto lunghissimo ahaha, amatemi.💕Fatemi vedere che ci siete, vi prometto che cercherò in ogni modo di aggiornare prima e con la regolarità di prima, vi voglio bene.♥️
Al prossimo capitolo!🔜
-A✨
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Friends
RomanceLiz Jones si è appena trasferita dalla popolosa Sydney, in Australia, alla tranquilla Louisville, nel Kentucky, America. Più che essersi trasferita, è scappata da un passato di violenze e alcolismo. Non le piace farsi mettere i piedi in testa da nes...