38. Un assaggio della vecchia Liz

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Quando apro gli occhi, mi sento riposata e assaporo quei pochi, fantastici secondi tra la piacevolezza del sonno e l'impatto con la realtà. Rotolo nel letto e sprofondo nel cuscino di Drew. Il suo profumo è ancora qui e mi solletica le narici. Non so che ore siano, ma sicuramente sarà andato all'università. Non ho proprio voglia di alzarmi, sembra che stando sdraiata i problemi non riescano a raggiungermi, ma non posso passare il resto della mia vita con la schiena a terra. Con un colpo di reni mi metto seduta, e il mio sguardo viene catturato da un biglietto sul comodino. Allungo una mano, lo prendo e lo apro.

Ciao formaggino,
scusami se ti ho lasciato da sola, ma dovevo assolutamente andare a dare un esame. Non ti ho svegliata perché immaginavo volessi riposarti e non pensare a nulla per oggi. Appena potrò tornerò subito da te e ti preparerò quella strana cioccolata calda al caramello che ti piace tanto.
Non vedo l'ora di rivederti,
Drew.

Lo richiudo con il sorriso da ebete che solo Drew riesce a dipingermi in faccia e lo infilo nella tasca della felpa. Mi alzo e, pigramente, vado in bagno a darmi una sistemata, poi scendo al piano inferiore e faccio colazione. Nel frattempo lancio un'occhiata all'orologio, sono solo le nove e mezza, e non ho intenzione di rimanere chiusa qui dentro ad affogare nei miei pensieri, che già iniziano ad essere incombenti e mi riportano alla sera precedente.
Quando ho finito i cereali e nella ciotola rimangono solo quelli troppo impregnati nel latte per i miei gusti, metto tutto a posto e lavo ciò che ho usato. Ad un certo punto mi fermo, ancora con il canovaccio fra le dita. Non mi sento male come ieri sera, oserei quasi dire che sto bene, sono tranquilla. Louisville mi ha cambiata totalmente, fino a due mesi fa, se mi fosse successa una cosa del genere, non avrei esitato a scappare dal problema e a chiudermi in me stessa, invece adesso non vedo l'ora di ricominciare, di impedire agli altri di rovinare la mia vita. Ho ritrovato la speranza. Speranza che un giorno tutto sarà svanito, che migliorerà. E la speranza è di sicuro il sentimento più naturale e più vitale per gli uomini.
Piego accuratamente il canovaccio e lo lascio sul mobile accanto al frigorifero, poi torno al piano superiore, prendo la borsa, vi infilo dentro i libri, e mi dirigo verso la porta, desiderosa di tornare alla normalità, di vedere Drew, di parlare con Annabelle e di incontrare Jace. Di vivere come non ho mai fatto prima di questa nuova occasione.

***

Il campus non è molto affollato, con una giornata così saranno sicuramente tutti in giro. Fa molto freddo, ma il sole è alto nel cielo e rende tutto più bello coi suoi raggi che fanno risplendere ogni filo d'erba. Respiro l'aria fresca e pulita man mano che mi avvicino al bar. Domani mattina ho il mio turno, ma voglio passare a salutare Jade e Tyler per rassicurarli che sono ancora viva, non mi sono fatta sentire per due giorni.
«Guarda chi si è degnata di onorarci della sua presenza!» la voce di Jade, riconoscibile fra milioni, scavalca le teste delle persone presenti nel bar fino a raggiungermi, non appena apro la porta.
«Lizzie! Era ora!» Tyler rincara la dose, poi entrambi escono da dietro il bancone mentre gli vado incontro con un sorriso.
«Che è successo durante la mia assenza? Perché non state litigando?» ironizzo, ma a quanto pare lo scherzo non fa ridere come sempre, anzi, Jade abbassa lo sguardo imbarazzata e Tyler arrossisce fino alla punta dei capelli. Alterno lo sguardo fra l'uno e l'altra prima di capire finalmente cos'è successo.
«Oh mio Dio!» esclamo e mi copro la bocca con le mani, senza riuscire a trattenere una risata. «Quando vi siete messi insieme?»
«Non stiamo insieme!» Non faccio nemmeno in tempo a terminare la frase, che Jade mi interrompe accompagnata dalle sue mani che gesticolano nell'aria.
«Oh, capisco» dico ammiccante, poi, quando Tyler arrossisce ancora di più, scoppio a ridere, e Jade incrocia le braccia stizzita.
«Jace ti stava cercando» interviene per la prima volta Tyler, e solo per cacciarmi via!
«Grazie, Ty, sto bene, e tu?» rispondo ironica, poi alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa.
«Jace è in cortile, vicino all'ateneo di astronomia, salutacelo» ancor prima di finire la frase, Jade sta già tirando Tyler per una manica, fra le mie risate.
«Ci becchiamo dopo!» grido, per farmi sentire, poi giro sui tacchi ed esco dal bar. Attraverso il prato umido e riconosco Jace in un gruppo di suoi compagni di corso, è il più alto.
«Ehi, Jace!» alzo una mano andandogli incontro per farmi notare, e quando lo fa, si allontana dal gruppo e mi viene incontro. Lo abbraccio di slancio, contenta di rivederlo.
«Wow, ci siamo visti ieri, cos'è quest'impeto di amore?» chiede sarcastico, guadagnandosi un pugno sulla spalla.
«Niente, non posso semplicemente darti un po' d'affetto?»
«Mmh, no. A meno che non si tratti di captatio benevolentiae» risponde lui.
«Touché» commento, e ridiamo insieme.
«Come mai non eri a lezione stamattina?» porta il discorso su un terreno pericoloso, ma è il momento di affrontare il problema a voce alta. Voglio che Jace sappia ogni cosa, passata e presente, perché di lui mi fido e so che mi vuole bene.
Così gli racconto di Dylan, della pace con Drew, del nuovo livello del nostro rapporto, di mio fratello, della violenza, degli attacchi di panico... Lui non fa commenti e si limita a qualche stretta di labbra, carezzandomi di tanto in tanto il dorso della mano.
«Non ci posso credere! Non vuoi nemmeno denunciarlo?» chiede alla fine, dopo il racconto della sera precedente. Le vene sul collo sono tese e la mascella contratta.
«Non... non lo so, in realtà vorrei solo considerare la storia conclusa e non pensarci più» dico sincera.
«Fai come ritieni sia più giusto, posso chiamare mio padre se ti serve un avvocato. Ti assicuro che Dylan Emerson non farà più del male a nessuno.»
«Grazie, Jace» lo abbraccio, commossa. «Ci penserò.»
«D'accordo... basta con le brutte esperienze e il malumore, vieni, ti offro qualcosa da mangiare» mi prende a braccetto e passiamo dietro l'ateneo di medicina.
«Mi conosci proprio bene» scherzo, colpendo il suo stomaco col gomito.
Lui sorride e insieme procediamo lungo il muro, finché una voce conosciuta non mi blocca sul posto.
«La scommessa l'ho vinta io, da ieri siamo ufficialmente fidanzati, prepara i miei duemila dollari, carina.»
Sento il cuore mancare un battito e le vertigini colpirmi la testa come un macigno. Jace è scandalizzato almeno quanto me. Sta per aprire bocca, ma gli faccio cenno di fare silenzio. Poggio le mani sull'angolo del muro e mi affaccio, riconoscendo chiaramente Drew e Annabelle seduti qualche metro più là. Lui è di spalle, ma so che quella frase è uscita dalla sua bocca, ho riconosciuto la sua voce, e anche il tono beffardo di cui era impregnata. Lei invece riesco chiaramente a vederla in faccia quando replica: «Beh, carino, prima di tutto è diventata mia amica, da chi pensi che sia venuta a piangere quando tu la ferivi?»
Non posso, non voglio credere alle mie orecchie. Drew e Annabelle hanno fatto una scommessa su di me? Tutte le parole, le confessioni, erano solo una recita per vincere?
Mai mi sono sentita presa in giro come adesso. Mi manca il fiato, e non riesco ad ascoltare la risata divertita di Drew, che fino a qualche secondo prima era la ragione della mia di risata. Divertita da me, dal loro gioco maligno. Non riesco a guardare il sorrisetto di Annabelle, mentre l'illusione della persona che si è mostrata negli ultimi giorni svanisce come neve al sole. Mi volto di scatto, quando ne ho abbastanza dei loro volti che si beffano della mia fiducia, e trovo Jace intento a fissarmi con un'espressione a metà fra il preoccupato e il furente.
«Stai bene?» mi chiede corrucciato, probabilmente perché sono bianca come un lenzuolo.
«No» rispondo sincera, poi abbasso la testa. Ma non mi viene da piangere. Non sono il tipo che affoga nelle proprie lacrime.
«Mi dispiace tanto Liz, non-»
«Avevi ragione» lo interrompo, alzando la testa e incontrando i suoi occhi azzurri, che mi scrutano dispiaciuti. «Non avrei mai dovuto fidarmi di Drew.»
Per un secondo mi blocco, mentre Jace continua a guardare rabbioso verso Annabelle, e specialmente verso Drew. «Lo sapevi?» chiedo, senza guardarlo.
«Cosa?» replica sorpreso. «Se l'avessi saputo, prima non avrei di certo lasciato Drew senza un occhio nero. Cosa vuoi fare ora?»
Non gli chiedo spiegazioni, porto di nuovo lo sguardo su Drew ed Annabelle che se ne stanno andando senza essersi accorti di noi. «Vendicarmi.»

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