Capitolo 8

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Questa mattina mi sono svegliata perticolarmente felice, senza nessun valido motivo. Semplicemente avevo aperto gli occhi, e il sole filtrava attraverso il vetro componendo nei particolari giochi di luce sulla parete di fronte al mio letto.
Le frome avevano assunto dei colori meravigliosi, più sull'azzurro e sul verde.
E quando avevo messo piede fuori dalla porta della mia camera un delizioso profumo di cornetto al cioccolato caldo aveva infaso le mie narici provocandomi un forte brontolio dello stomaco.
Quste erano le giornate che partivano bene, giornate che davano l'impressione che tutto va bene, giornate che promettono leggerezza nel cuore.

''Buongiorno dormigliona!'' mi saluta il biondino, pure lui molto allegro. Mi passa una tazza con una colazione diversa da quella di ieri e molto, molto gustosa. La tazza ha latte pieno di polvere di cacao, accompagnata da uno splendido cornetto appena scaldato con la cioccolata che fuoriesce.

''Questa è una colazione da re!'' esulto battendo le mani.

Lui ride, ''No, questa è una colazione da persone cicciose.'' cerca di assumere uno sguardo innocente peccato che non ci riesce e si becca un calcio da sotto il tavolo. ''Scherzo, mongola. Mangia che dobbiamo andare a ritirare la chitarra''.

Giusto, la chitarra. Erano un paio di settimane che continuava a fare avanti e indietro per il negozio, ogni volta gli chiedevo se potevo andare con lui  e per tutta risposta diceva che ci sarebbe rimasto per ore e che sarei finita per annoiarmi.

Mentre mangio il mio cornetto ripieno di cioccolato mi sporco accidentalmente la maglietta del mio pigiama, scoppio a ridere da sola per il mio essere imbranata anche nel mangiare.

''Sei un completo disastro lo sai? A che stavi pensando?'' ride porgendomi un rotolo di scottex per tamponare il liquido sul tavolo.

''A niente.'' mento. ''Mi faccio una doccia iper veloce e ci sono ok?''

''Hai venti minuti di tempo, poi vado da solo. ''

''Ma così non è giusto'' mi lamento. Per tutta risposta mi becco un 'vai' urlato e insistente.

Obbligata a farmi una doccia in venti minuti, mi lavo di corsa e i capelli nemmeno li asciugo. Se poi mi prendo un accidenti Luke si deve solo che sentire in colpa. Indecisa su cosa indossare, opto per dei jeans blu scuro una maglietta bianca e una giacca leggera in jeans.

''Pronta?'' domanda appoggiato allo stipite della porta di camera mia. Come sempre Luke è impeccabile: indossa i suoi soliti jeans neri, una maglietta scura con sopra una camicia a quadri blu scuri.

Ero imbarazzata ad incontrare Noah, lo ero sempre con i ragazzi nuovi.
Avevo avuto poche relazioni con i ragazzi, quasi tutte finite perché io ero troppo timida o perché loro erano troppo osé. Non funzionava, io avevo bisogno dei miei tempi e dei miei spazi mentre loro volevano i miei tempi più corti e i miei spazi più ampi.
Ricordo che Luke era molto felice ogni volta che tornavo ad essere single, secondo lui nessuno era alla mia altezza.

Entriamo in negozio, il campanellino sopra le nostre teste indica che siamo appena entrati.
Noah esce dal laboratorio battendo le mani per togliersi i resti di segatura.

''Luke! Sei arrivato giusto giusto. Ho appena finito di laccarla. Dieci minuti ed è pronta. Oh ciao Alisha!'' mi saluta con un grande sorriso solare.

''Ciao Noah.'' ricambio timida.

Nel frattempo che aspettiamo ci facciamo un giro del negozio per vedere se ci sono dei nuovi arrivi, ma più o meno le cose sono rimaste quelle di due settimane fa. Poi finalmente Noah ci chiama dentro al laboratorio e appena entro mi si ferma il respiro in gola.

Linea sottile ~ Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora