13. Carta e penna.

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Nel pomeriggio arrivò Chuck insieme ad i suoi amici. Sembravano contenti di rivedermi abbastanza bene all'esterno come sempre per nascondere tutto. Presi le chiavi di casa è partimmo verso il parco, tutti avevano bisogno di qualcosa di caldo, non si vedeva niente in lontananza per via della fitta nebbia del pomeriggio autunnale che arrivò ormai al limite. Chuck dopo un po' ebbe l'idea di andare dentro un bar per stare al caldo è prenderci qualcosa, Rubio però sembrava che teneva qualcosa nascosto dentro di se che doveva dire a qualcuno ma non ne aveva il coraggio di dirlo a chi era li in quel momento. Dopo un po' che stavamo camminando nella nebbia trovammo l'insegna del bar luminare nei nostri occhi vuoti, Chuck si precipitò velocemente dentro visto che aveva una grossa fame è aveva molto freddo dentro la sua giacca in pelle. Entrammo dentro tutti quanti, dove Chuck ordinò un caffè con sambuca, Michael si fece scaldare uno spicchio di pizza, io ordinai un cappuccino perché anche io avevo qualche desiderio di caldo ma Rubio non ordinò niente. Chuck insisteva nel fargli ordinare qualcosa ma lui ripeteva che ormai andava a casa, ma era strano per Chuck visto che Rubio ogni volta stava sempre con loro fino a quando non tornavano tutti a casa. Più o meno come facevo io con Paul.
Passarono dieci minuti quando Rubio ci salutò tutti quanti per andare via, è appena chiuse la porta del bar iniziò a scappare via da noi. Io cercai di uscire è vedere in che direzione andava e si dirigeva verso il parco di prima. Chiesi una scusa a Chuck e Michael che avevo bisogno di un po' d'aria e appena chiusi la porta mi dirigevo dove era scappato Rubio. Arrivai al parco dopo due minuti ma non lo trovavo da nessuna parte per colpa della nebbia, cercai di chiamarlo con il cellulare ma niente, ogni volta risultava spento il suo cellulare. Arrivai al castello del parco dove da lontano vedevo qualcosa illuminarsi, a passo lento iniziai ad avvicinarmi verso quella luce piccola dentro al castello. Mi avvicinai sempre di più è capii che era Rubio che piangeva, aveva un accendino acceso in mano ma dall'altra mano aveva il polso pieno di tagli. Non capivo cosa stava facendo con un accendino acceso. Ma lo capii in fretta su cosa voleva fare in quel momento. Trascinò il suo accendino sui suoi tagli scuri, dove iniziava a cambiare chiarezza la ferita diventando chiarissima. Cercavo di non fare rumore per poi togliere il suo accendino acceso dalla sua mano. Ma mi scoprì. Mi guardò piangendo ed urlo di andarmene, iniziai a camminare velocemente verso di lui. Si alzò in piedi è mi aspettò. Gli presi il suo accendino è glielo buttai in mezzo all'erba del parco, mi prese per la testa è mi urlo in faccia che ormai non voleva più stare qua. Urlai di stare zitto mentre lui urlo altre parolacce, iniziammo a urlare assieme cose che nessuno avrebbe mai capito, dalle parolacce di Rubio arrivò un mio schiaffo in faccia è tutto si fermò per un istante. Mi guardò piangendo è mi abbracciò. Sapevo che voleva morire, ma lui sapeva che lo stavo salvando.

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