22. Take me.

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Mattina presto.
L'oscuritá nella mia stanza da letto mi fa stare bene,avevo tutto sparso per la camera senza un valido motivo.
Mi alzo, cerco il mio cellulare e trovo un sacco di messaggi dove non ho potuto rispondere a nessuno di loro.
Mi vesto e aspetto finche lei non mi manda un suo messaggio per sapere se voleva uscire con me anche oggi.
Stanco di stare in casa, esco a farmi un breve giro per le vie della strada piene di nebbia con i riflessi dei lampioni fissi nei marciapiedi distrutti.
Mentre giravo, sentivo dei passi di una persona dietro di me ma non avevo la voglia di girarmi per vedere chi era visto che la nebbia era molto fitta.
Però dopo un pò il passo aumentava e iniziava ad essere più forte di prima, mi giro e trovo un tizio che inizia a chiamarmi: "Rick!! Aspetta".
Non ci potevo credere ma era Paul, era ritornato da Verona ma prima di passare da me, passò da Vlad e dirgli tutti i suoi nuovi contatti da Verona per vendere la loro roba.
Io però lo abbracciai lo stesso, anche se era cambiato e lo vedevo poco era sempre un mio amico.
Lui prima era il mio migliore amico, ma si sa che quando si cambia se stessi, cambiano anche i nostri punti di riferimenti.
Comunque ci abbracciammo e iniziammo a parlare di cosa faceva lui a Verona e poi mi disse di Jessica, io stavo zitto non rispondevo a nessuna domanda che riguardasse Jessica.
"Vabe, allora dimmi un pò qualche nuova ragazza ce ne hai?" Disse Paul.
"Si, credo che sia la ragazza che cercavo per davvero sai? Per molto tempo ho visto passare tante persone compreso te, e dopo un pò che si fermavano da me scappavano chissá dove, come se tutti voi vorreste trovare il binario giusto di un treno ma prendete sempre quello sbagliato e tornate sempre da me per poi di nuovo scappare.
Lei no, voleva un treno che la portasse via dai suoi incubi ma ha deciso di farlo assieme a me" dissi con un tono alto davanti a lui.
Stava zitto, non sapeva cosa fare dopo quello che avevo detto tanto che cambiò strada e se ne andò senza neanche salutarmi.
Non lo accettava, mi dispiaceva ma allo stesso tempo doveva capirlo che mi aveva giá perso da molto tempo.
Vlad lo diceva quando ero con lui: "Sai a volte e meglio aspettare invece di correre per non ricevere niente per tutta quella corsa".
Anna mi chiamò e mentre mi diceva delle cose mi sentiva con un tono cupo: "Hey, lo sai che manchi tanto, appena riesco vengo subito da te e insieme andiamo a fare uno dei tuoi giri strambi, Ti amo" disse.
"Quei giri che chiami te "strambi" li uso come passatempo per aspettarti, anche se le mie gambe andranno in cancrena dal freddo io ti aspetto".
Staccò e dopo due minuti la vedevo correre verso di me, la abbracciai di corsa e ci baciammo, sentivo freddo ma in quel momento stavo anche bene se ero morto ma almeno avevo lei accanto.

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