24# La fuga

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{ consiglio l'ascolto di Wake me up- Aviici }

Astrid

Ritorno al mio vecchio stadio, brividi, denti che sbattono, pelle d'oca, ma poi avverto sul mio corpo un leggero calore, quasi impercettibile. Cerco di aprire gli occhi, immaginandomi chissà quali atrocità. I Giganti di Ghiaccio stavano per sezionarmi?
Tutto è bianco intorno a me, un colore confortante che mi trapassa da parte a parte. Prendendo possesso delle mie mani, con assoluta calma le appoggio per tirarmi su, e con mio stupore afferro qualcosa di morbido.
Non riesco ancora a concentrarmi sul luogo. Pian piano la mia vista riaffiora, mostrandomi i piedi di un letto troppo lungo. Ancora più in là c'è un piccolo comodino che si fa spazio tra una sedia di legno bianco e un armadio. Alzando la testa, scorgo il soffitto, un soffitto a cono straordinariamente alto. Una finestrella lascia passare uno spiraglio di luce. L'aria gira per la stanza grazie a lei e le tendine di velluto blu danzano allegramente, mosse dallo spiffero.

"Ben svegliata."

Sobbalzo per lo spavento, portando tutto il mio peso indietro, schiacciandomi alla parete dietro di me.
L'essere alza le mani, spalancando gli occhi cristallini. La sua voce è fresca e vellutata, come una carezza.

"No, non volevo spaventarti."

Solo adesso posso studiarlo.
I suoi lineamenti spigolosi, accompagnati da due zigomi alti e scolpiti, sopra di essi, due pietre chiarissime che guizzano spaventate. Alto, parecchio, muscoloso, da idea di essere una creatura che ci tiene al fisico. Le sue gambe sono lunghissime e la sua pelle è color avorio. Una chioma fluente e corvina che gli arriva fino alla schiena, bloccata da un piccolo fermaglio alle punte dei capelli.
Invidio quei capelli. Paragonandoli i miei sembrano in nido di serpi.
Le sue dita affusolate si muovono con destrezza, prendendo un vassoio. Me lo pone con estrema cautela nelle gambe, senza smettere di guardarmi negli occhi, temendo di fare un passo falso.
Si alza, tornando al suo stato originale, rimanendo immobile e aspettando.
Abbasso lo sguardo su ciò che mi ha dato; un vassoio di porcellana con una tazzina di cristallo a forma di coppa, contenente una sostanza gialla. Lo prendo, cercando di non rompere qualcosa e lo assaggio. Di solito il giallo corrisponde all'aspro del limone, ma questo è tutt'altro che aspro. Una dolcezza mai sentita fa danzare le mie papille gustative.

"Buonissimo. Cos'è?"

"Succo."

Mh, giusto.
Con passo felpato viene a sedersi accanto a me, scrutandomi dall'alto.
Si avvicina sempre di più.

"Tu non sei di queste parti, vero?"

"No."

"Tranquilla, puoi fidarti.Cosa ci facevi con i Giganti?"

"Non lo so. Non so nemmeno quanto tempo sia passato da quando.."

Piegando la testa, i capelli cadono leggiadri sulla sua spalla, scoprendo l'orecchio..a punta.

"Tu sei un elfo?"

"Esattamente. Bartukas, al tuo servizio."

"Astrid. Perché sono qui?"

"Perché sei importante."

Lusingata da quella affermazione, posò il bicchiere con un tintinnio.

"In che senso?"

"Sono girate delle voci nei Nove Regni che un'umana mortale è riuscita a trovare una delle Gemme dell'Infinito. Sei tu?"

Non so cosa rispondere. Lui prosegue.

"Perché se questa pietra non è tua allora tanto vale non tenerla."

Aprendo la sua mano, mi mostra la Gemma Spaziale. La ma Gemma. Un sorriso involontario si fa strada sul mio viso.
Posso tornare.
Posso andare da lui.
Posso rivederlo.
Vado per prenderla, ma lui ritira la mano.

Throb - La convergenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora