25# Alfheimr

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{ consiglio l'ascolto di New Thang- Redfoo }

Astrid

Mi manca tutto. Il mio mondo, la mamma, la scuola, i miei amici, il mio amato pc d'antiquariato. Da quanto tempo non leggo un libro?
Quando potrò tornare a casa?
Quando potrò rivederlo?
Bartukas ha appena varcato la soglia della porta per riferire al consiglio il mio risveglio.
Scosto le coperte dal corpo, per poi accorgermi del freddo polare del posto. Mi infilo qualcosa di pesante e maledettamente largo. L'indumento che indosso è davvero molto bizzarro. Le maniche sono sproporzionate,ma la tonalità azzurrina mi lascia a bocca aperta. La parte inferiore si apre a spacco come una gonna, che arriva fino alle cosce. La mia vita e trattenuta da una cintura.
Mi spazzolo il vestito con le mani,scrutandolo in ogni punto.
Inizio a vagare come uno zombi in cerca di cervelli.
La casa è piccola, ma il soffitto potrebbe toccare il cielo.
Tutto è di tonalità chiara, dai muri ai mobili. Ad Alfheimr non esistono soprammobili. Non esiste la cucina. Non ci sono fornelli e nemmeno pentole.
Incastrato nel muro davanti a me, due cuscini azzurri, uno orizzontale e l'altro verticale. L'uscita si trova dopo pochi passi verso destra da dove sono.
La gigantesca porta è di un legno bianco panna, la maniglia allungata, rifinita in ogni particolare e di cristallo. Spostandomi da un angolo all'altro, scorgo qualcosa.
In un comodino, c'è un oggetto che attira la mia attenzione. È diverso dagli altri, di un colore caldo. Mi avvicino per esaminarlo meglio, mentre la gonna si alza per una folata di vento.
Un bastoncino di forma arcuata posa leggiadro su un comodino puro, l'unica cosa che salta all'occhio per la sua differenza.
Il bastoncino non è liscio, ma presenta delle venature.
Avvicino la mano per toccarlo.
Una luce inizia a slittare per le venature. Azzurra pastello. Il bastoncino si illumina, sempre di più.
La porta sbatte.
Bartukas mi sta osservando con lo stupore stampato in faccia.

"Cosa..come hai fatto?"

Mi guarda come se non mi avesse mai visto. Un'estranea viene guardata meglio.
Subito dietro di lui, quattro elfi si posizionano davanti a lui, intralciandogli il passaggio.
Sono tutti uguali tra di loro.
Lineamenti spigolosi, orecchie a punta. La luce si riflette nei loro capelli, biondissimi e sciolti, lunghi fino alle caviglie. Quasi toccavano terra.
I loro occhi sono talmente chiari da non riuscire a distinguere il colore dell'iride con il resto.
Ai piedi tenevano degli anelli che gli circondano le caviglie. Le cavigliere sono spesse e tengono delle pietre preziose incastonate.
L'elfo al centro prese parola con voce vellutata.

"Salve, Astrid. Spero tu ti sia ripresa. Stavamo giusto venendo a vedere se avevi bisogno di aiuto."

Mi rivolge un sorriso.
L'aria sta entrando dalla porta e mi congela sul posto. Le loro tuniche simili a quelle dei monaci svolazzano per la stanza, ma nessuno tende a dargli bada. Sono di un colore rosso acceso con delle venature di bianco, quasi trasparenti.
Inizio a battere i denti, portandomi le mani intorno al busto.

"Noi siamo Elfi delle Stelle. Noi possediamo il dono della magia e la padronanza degli elementi."

L'elfo che mi sta parlando, alza la mano, snodando le sue lunghe dita, agitandole in aria, per poi riabbassarle.
L'aria si placa.

"So cos'ha passato, ma di noi può fidarsi. Siamo un popolo che non ricorre alla violenza. Posso assicurarvi assoluta protezione."

"Vi ringrazio."

"Una domanda. Come avete fatto a trovare una delle Gemme più potenti al mondo."

La sua espressione non tarda a far notare curiosità.

"Non l'ho trovata, lei è venuta da me."

Sembra soddisfatto della risposta.

"Fino a che non sarete in grado di controllarla, ci dareste il permesso di tenerla al sicuro da qualsiasi essere che possa sfruttare negativamente il suo potere?"

Throb - La convergenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora