Capitolo 1.

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Era una normale giornata di metà Ottobre, le foglie degli alberi si erano tinte di rosso, ogni tanto un raggio di sole riusciva a penetrare la fitta coltre di nubi e a riscaldare l'aria tiepida che profumava di castagne. Non c'era nulla di più bello dell'autunno in Massachusetts. I turisti erano giunti da ogni luogo per passare un fine settimana di qualità in famiglia, e per godersi lo spettacolo naturale offerto dall'estate di San Martino.

Suo padre stava riversando tutto il suo amore per quella stagione nella sua cucina, e esprimeva la sua passione utilizzando tutte quelle prelibatezze che la natura gli offriva in quel periodo: risotto alla zucca, arrosto con patate dolci e torta di mele e castagne. L'odore di cannella impregnava l'aria della cucina rendendola calda e accogliente. Uno di quei luoghi che sapeva di casa, o ti faceva pensare a casa quando eri lontano.

Luce era seduta su un alto sgabello di vimini, i gomiti poggiati sopra il pianale di marmo della cucina ad isola della locanda. Era scesa di sotto con l'intento di studiare e alla fine era rimasta ipnotizzata dalla magia della cucina di suo padre. Lo stomaco si contorceva e brontolava, e il profumo invitante che aleggiava nell'aria le faceva venire l'acquolina in bocca.

«Assaggia» le ordinò suo padre, passandole un cucchiaino di riso.

L'uomo non sapeva da quanto tempo sua figlia aspettasse che le chiedesse di assaggiare qualcosa. Stava morendo di fame.

La ragazza prese quello che il padre le stava porgendo facendo ben attenzione a non lasciare che cadesse sui fogli che aveva davanti per non macchiarli, l'ultima cosa che le serviva era quella di rovinare gli appunti di fisica, che le servivano per studiare per il compito in classe di lunedì mattina. Prima di avvicinare la pietanza ancora fumante alle labbra vi soffiò sopra, e poi l'assaporò. A contatto con quella prelibatezza le sue papille gustative esplosero per il piacere e si lasciò sfuggire un piccolo verso di godimento. La combinazione tra il sapore dolce della zucca, quello del riso leggermente tostato e il timo, creavano il connubio perfetto.

«Ti piace?» le domandò, togliendole cucchiaino dalle mani, in attesa di un suo giudizio.

Luce era sempre stata una ragazza dai gusti difficili in fatto di cibo, non che fosse una persona schizzinosa, ma non le piacevano i cibi precotti o quelli confezionati, insomma era un'amante della buona cucina. Il padre sapeva di trovare in lei un giudice severo e un giudizio degno della massima fiducia.

«È delizioso» controbatté la figlia, lontana dal minimizzare le doti dell'uomo.

Joe Robertson spense i fornelli e fece segno al caposala di avvicinarsi con i piatti del servizio.

«Allora, che cosa farai questa sera?» le chiese, iniziando a riempire una serie di piatti con un abbondante mestolata di risotto. Una fila di camerieri in piedi dietro di lui, attendava di ricevere i piatti per portarli in sala.

«Un ragazzo dell'ultimo anno da una festa alla casa sul lago dei suoi, e Tay mi ha incastrato» rispose la ragazza, alzando il braccio e mostrando al padre il braccialetto di plastica che le cingeva il polso. «Sono l'autista designata.»

L'uomo si lasciò sfuggire una risata e le rivolse uno sguardo sollevato. Evidentemente, era contento che la figlia andasse ad una festa, e che avesse l'obbligo di non bere. Era un bene che la cosa lo divertisse, perché quando avrebbe scoperto che Luce gli aveva mentito e che, invece di andare ad una festa a casa di un ragazzo dell'ultimo anno, si stava recando ad un rave clandestino, organizzato in un manicomio in disuso, da un gruppo di ex studenti tornato in città per il fin settimana, la cosa non sarebbe stata poi così diverte.

Suo padre prese un altro piatto dalla pila, lo riempì e lo passò alla figlia. Uno dei camerieri le diede una forchetta e lei abbandonò qualsiasi proposito di studiare per avventarsi sul piatto e saziare il suo stomaco, assecondando il suo bisogno di cibo.

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