«Questa notte, nel bosco al confine di Northampton, vicino al vecchio manicomio abbandonato è stato ritrovato il corpo della quattordicenne scomparsa da casa nove settimane fa: Sarah Matthews.» Da dove si trovava, nel corridoio che dalla sua stanza portava alla cucina, Luce riusciva a sentire la voce incolore e atona del giornalista che raccontava del ritrovamento del cadavere.
Sarah Matthews, adesso il corpo aveva anche un nome. Un'identità. Una storia. Una vita.
Le sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più su quella ragazza: com'era, cosa le piaceva, che sport praticava, che cosa voleva fare nella vita. Voleva conoscere quella ragazza per poter sostituire nella sua testa quell' immagine al macabro ricordo del corpo abbandonato nel bosco.
Percorse il breve tragitto che le restava ed entrò in cucina.
Quando la vide suo padre afferrò il telecomando e spense la televisione, ma non fu abbastanza veloce da impedire alla figlia di vedere la foto della ragazza: un bel primo piano, probabilmente scattato da un membro della famiglia. Il suo viso aveva ancora i lineamenti tipici della fanciullezza, un sorriso le illuminava gli occhi castani, portava i lunghi capelli scuri raccolti in due morbide codine. Aveva un'aria così pura e innocente.
«E così l'hanno identificata.» La sua non era una domanda, ma una constatazione fatta a mezza voce. Sentiva il bisogno di dirlo ad alta voce, di sentire quelle parole uscire dalla sua bocca, per poter assimilare la notizia.
Fu difficile per Luce mantenere la calma quando nella sua testa la foto che trasmettevano al telegiornale, si alternava con il ricordo del corpo che aveva trovato quella notte. Un inquietante prima e dopo.
Si sedette al tavolo della cucina senza dire nulla. Non sapeva che cosa dire. Doveva scusarsi per essere andata a quel rave? Doveva dire ai suoi genitori che le dispiaceva di averli svegliati, nel cuore della notte, per andare a recuperarla nel bel mezzo del bosco? Doveva dir loro che si rammaricava per quello che era successo? Per aver trovato quel corpo?
«Cosa vuoi per colazione?» Le chiese il padre, inconsapevole di quello che stava accadendo della sua testa.
Di tutte le domande che vi si affollavano. Dei demoni che stava affrontando.
«Voglio solo del caffè.» Replicò, abbracciandosi per cercare di scaldarsi.
In quel momento rimpianse di non aver portato con sé la sua coperta. Sentiva freddo e non riusciva a capire se dipendesse dal clima o se era ancora sotto shock.
Suo padre le verso una tazza di caffè e gliela mise davanti insieme a un piatto con dentro pane tostato, marmellata e un vasetto di yogurt.
«Mangia.» Il suo tono non ammetteva repliche.
Joe le diede un leggero buffetto sulla guancia prima di mettersi a sedere a un capo del tavolo per gustarsi la sua colazione.
Era incredibile il modo in cui la sua famiglia riuscisse mantenere la normalità, sebbene solo apparente. Prima sua madre che lavora alla contabilità de La Locanda in camera sua, poi suo padre che le preparava la colazione, come ogni giorno, ascoltando il notiziario. Come se il fatto che stessero parlando del ritrovamento del corpo di una ragazza, che era stata sua figlia a trovare, non avesse nulla di sconcertante.
Loro sembravano così tranquilli, mentre dentro di lei si stava imperversando una tempesta.
Bonnie entrò in cucina, il telefono attaccato all'orecchio. Il viso una maschera serietà. Ascoltava senza dire niente, estremamente concentrata su quello che le stava dicendo il suo interlocutore.
«Certo, verremo non appena sarà pronta. Buona giornata.» Rispose con il suo tipico tono conciliante, quello che di solito dedicava a dei clienti particolarmente fastidiosi.
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The Whispers
Paranormal[IN REVISIONE] Luce Robertson è una normale ragazza del liceo. Fa parte del giro giusto, è bella, popolare, ama andare alle feste e divertirsi. È un normale sabato sera quando la sua vita improvvisamente cambia. Mentre si trova ad un party organizz...