«Tesoro, tu sai che ti voglio bene, ma delle volte tua madre sa essere davvero una stronza insensibile.» mugugnò Taylor.
Teneva la forchetta premuta tra le labbra mentre gustava il dolce preparato dal padre dell'amica e, intanto, cercava nell'armadio qualcosa da imprestarle per andare alla festa. Nella fretta di allontanarsi da casa, Luce si era dimenticata di salire in camera sua a cambiarsi.
Luce non sapeva perché aveva raccontato alla sua migliore amica di quello che era successo poco prima nella cucina della locanda. Forse l'aveva fatto perché, anche se non intenzionalmente, sua madre l'aveva ferita gettando del sale su una ferita che era ancora aperta e le aveva provocato un dolore che non pensava di poter provare di nuovo. Pensava che le ferite fossero guarite, credeva di aver dimenticato e di essere passata oltre, ma evidentemente si sbagliava.
Era passato quasi un anno da quando aveva lasciato Ben, ma le circostanze che avevano portato alla conclusione della loro relazione la facevano ancora star male.
La ragazza non riusciva a capire se era ancora innamorata del suo ex o, se la tristezza che provava, derivava dal fatto che Ben era stato il suo primo ragazzo, la sua prima storia importante. Il primo a cui aveva detto ti amo, il primo con cui aveva pensato di poter andare oltre un giorno. L' unico con il quale aveva immaginato di poter avere un futuro.
E adesso si ritrovava lì a prepararsi per una festa, dove lui non ci sarebbe stato, e pensava che aveva ragione chi diceva che il primo amore è il peggiore, quello che fa più male. Le era quasi sembrato di morire quando Ben le aveva rivelato quello che le aveva fatto. Era stato un duro colpo e, all'epoca, non credeva che si sarebbe mai ripresa, ma adesso stava a meglio. Ogni tanto quel dolore tornava a galla, come una boa che viene sommersa dall'acqua durante la marea per poi riemergere ma, per la maggior parte del tempo, quel ricordo rimaneva assopito. Nascosto in una camera del suo cervello che preferiva non aprire.
«Tieni.» Taylor le lanciò contro un vestito, e le indicò la porta del bagno.
Luce seguì l'ordine dell'amica andò a cambiarsi.
L'abito, o meglio la sottoveste, era di raso bianco. Sottile come un foglio di carta e leggera come una piuma. Aveva già la pelle d'oca, se avesse indossato quello alla festa, sarebbe sicuramente morta assiderata.
Uscì dal bagno con il vestito tra le mani.
Taylor le lanciò un'occhiataccia e quando i suoi occhi castani incontrarono quelli di Luce, la ragazza si mise a ridere.
«Non ho intenzione di mettere questa cosa alla festa. Non credo nemmeno che lo si possa definire un vestito.» la informò. Lanciando l'abito sul fondo della cabina armadio. «Anzi, sono certa che non lo si possa considerare tale.»
La ragazza si alzò dal letto, sul quale si era sdraiata mentre l'amica era in bagno a cambiarsi, raccolse i lunghi capelli neri con la mano e li spostò su un lato. Indossava un abito in jersey rosso che stava benissimo con la sua carnagione olivastra e le aderiva perfettamente al corpo, facendo risaltare le sue forme. Ai piedi, un paio di Louboutin.
«Un regalo di mio padre.» dichiarò, stendendo leggermente la gamba per permetterle di ammirarle meglio.
Erano davvero bellissime. Potenzialmente mortali, ma bellissime.
E conoscendo il padre di Taylor dovevano essergli costate una fortuna. La fortuna di avere dei genitori divorziati, uno dei quali lavorava a Wall Street e si sentiva così in colpa da cercare di comprare l'affetto della figlia con regali costosi.
Sembrava una modella pronta ad a falcare le passerelle durante la settimana della moda di Milano invece, era una diciassettenne che andava ad un rave in un manicomio abbandonato.
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The Whispers
Paranormal[IN REVISIONE] Luce Robertson è una normale ragazza del liceo. Fa parte del giro giusto, è bella, popolare, ama andare alle feste e divertirsi. È un normale sabato sera quando la sua vita improvvisamente cambia. Mentre si trova ad un party organizz...