Capitolo 13.

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«Giuro, che se non chiude immediatamente quella dannata bocca, afferro quelle sue orribili extension e la trascino fuori di casa» le bisbigliò Taylor all'orecchio.

Luce riusciva a sentire fremere il corpo dell'amica per la rabbia.

Victoria Hastings era una delle persone più insopportabili della loro scuola. Forse dell'intero pianeta. Da quando era entrata nel comitato non aveva fatto altro che rendere la loro vita un inferno. Luce non era il genere di persona che perdeva la pazienza facilmente, né era incline alla violenza. Ma se Taylor avesse deciso di intervenire per far tacere l'altra ragazza, non l'avrebbe fermata.

Dio, Victoria sarebbe riuscita a far saltare i nervi anche a Madre Teresa.

«Dico solo che visto che il country club è di mio padre» continuò l'altra dal punto dove si trovava.  «E che grazie a me non dobbiamo pagare l'affitto di uno spazio per la festa, il mio giudizio dovrebbe aver maggior peso nelle decisioni» concluse, tornando a sedersi sul bracciolo del divano in pelle dell'ampio soggiorno.

Se Selena fosse stata lì in quel momento probabilmente l'avrebbe scuoiata viva, per poi appendere la sua pelle ad essiccare al sole sul portico di casa per poterla esporre sopra il camino. Come un trofeo di caccia, un ammonimento per chi avesse osato commettere di nuovo lo stesso errore. Era una fortuna per lei che quel giorno la donna fosse uscita con la madre.

Taylor sospirò, era più che evidente che si stesse sforzando per non sbraitarle contro.

Luce decise di prendere in mano le redini della situazione. «Il tuo è un punto di vista molto interessante, Tori, ma qui vige ancora la democrazia» replicò rimanendo seduta al suo posto.  «Voteremo, come abbiamo sempre fatto. E la decisione sarà presa solo una volta che avremo raggiunto l'unanimità».

«Come è sempre stato» sottolineò Taylor.

Il viso dell'altra ragazza si contrasse in una smorfia di disprezzo, ma le bastò uno scambio di occhiate con la sua acerrima nemica per capire che le conveniva tenere la bocca chiusa. Se ci teneva alla vita.

A quel punto fu Pedro a prendere la parola, il suo ruolo era quello del tesoriere. Teneva la contabilità e si occupava della cassa, era lui a stabilire i prezzi dei biglietti e a decidere quanto spendere e in che cosa. Taylor, che non era brava con la matematica si affidava ciecamente a lui e il ragazzo non tradiva mai le sue aspettative. Luce sospettava che avesse una gigantesca cotta per la sua amica, ma non ne aveva la certezza. Fin da quando lo conosceva, Pedro era sempre stato un ragazzo timido e riservato, che non faceva mai trapelare i suoi sentimenti. Se anche avesse avuto una cotta per la ragazza non glielo avrebbe mai rivelato.

«Stavo pensando che...»  Iniziò con tono deciso.

Luce spense il cervello e si perse nei suo pensieri, la mano corse alla catenina che teneva legata intorno al polso e fece scorrere le dita sulla piccola chiave di violino mentre si perdeva nel ricordo della sera precedente. Le sarebbe piaciuto essere insieme a Miles in quel momento.

Fu distratta dal movimento convulso del corpo di Taylor che si agitava accanto a lei. Le due stavano condividendo il sedile di una delle poltrone rivestite in pelle della sala, e l'amica non faceva altro che muoversi e rigirarsi alla ricerca di qualcosa nelle tasche dei jeans, neri e aderenti che indossava quel giorno. Quando finalmente lo trovò, estrasse ciò che stava cercando da una delle tasche posteriori. Prese il cellulare in mano e iniziò a digitare un messaggio sulla tastiera.

Luce gettò un'occhiata verso l'angolo della sala in cui Pedro stava ancora esponendo le sue idee, per accertarsi che nessuno le stava guardando.

«Che cosa stai facendo?» Le chiese, sporgendosi verso l'amica per bisbigliarle la domanda all'orecchio, per non farsi sentire dagli altri.

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