capitolo 1.

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Montepagano. Chi l'avrebbe mai detto che da un giorno all'altro mi sarei trasferita in questo paesino sperduto dell'Abruzzo?
Ho lasciato un pezzo di me a Bologna, la città in cui sono nata e cresciuta e ancora adesso, dopo aver imboccato la strada per arrivare in questo paesino, non posso fare a meno di pensare ai miei amici di una vita che ho lasciato nella mia vecchia cittá.
Che palle.
Mia mamma, mio padre e mio fratello invece sono contenti. Beati loro, io non ho neanche ancora capito il motivo per cui dobbiamo stare qua.
Sono persa senza le persone a me piú care.
-Lucrezia, tesoro, prendi i tuoi bagagli, siamo arrivati.- la voce di mia madre mi riporta alla realtà. Guardo fuori dal finestrino e noto che la macchina é parcheggiata vicino ad un strettissima via che penso sia quella di casa nostra.
-Vuoi una mano? Hai tante cose.- mi domanda Lorenzo, mio fratello maggiore.
-No grazie, per ora ce la faccio.- sorrido e scendo dalla macchina.
Una folata di vento caldo mi scompiglia i capelli e io, sbuffando me li rimetto apposto.
Nella piazza principale di Montepagano non c'è praticamente niente se non un piccolo bar dove ci sono solo persone di anziana etá, é veramente triste, come faró a resistere per tutta la vita qua?
-Da questa parte, venite.- mio padre ci fa strada lungo una piccola vietta dove ci sono solo case.
-Lorenzo, io non ce la faccio a stare qua.- sussurro a mio fratello che, appena sente le mie parole accenna una risata.
-Tranquilla, staremo bene.- mi rivolge uno dei suoi bellissimi sorrisi, ma io faccio finta di non averlo visto.
-Ci sono solo vecchi qua, hai visto nella piazza?-
-Si ho visto. Dai, faremo conoscenza.-
Sospiro varcando la porta della mia nuova casa: é grande, troppo grande.


Ho sistemato tutte le cose nella mia nuova camera. Ho preso la più bella, a mio fratello é toccata quella piú piccola.
Lego i miei lunghi capelli castani in una crocchia disordinata, come mio solito, ed esco nella mia terrazza privata per fumare una sigaretta.
Odio giá stare qua. Odio questo posto deserto e lontano da tutti. Voglio ritornare a Bologna dai miei migliori amici, dalle persone che mi hanno aiutata a superare tutti i problemi, voglio tornare dalle persone che mi fanno stare bene.
Molte volte mi ritorna in mente il periodo in cui non uscivo di casa per colpa della mia depressione, dei miei attacchi di panico e di tutti i miei problemi. Ne é passato di tempo, però adesso che sono lontana dalle persone che mi hanno aiutata, ho paura che possa risuccedere tutto.
Accendo la sigaretta che ho tirato fuori dal pacchetto senza preoccuparmi dei miei genitori o di mio fratello: sanno tutti che fumo.
Noto soltanto adesso la bellissima vista che vedo dalla mia terrazza. C'é il mare. E ci sono anche delle distese di pianura. É uno spettacolo. Amo vedere questi paesaggi, mi fanno sentire libera.
Sento il mio telefono squillare e con piacere vedo sul display il nome del mio migliore amico: Luca.
-Menomale mi hai chiamata, questo posto fa schifo.- dico aspirando il fumo dalla sigaretta.
-Ciao.
Si, anche io sto bene grazie per avermelo chiesto.- rido sentendo le parole del mio amico.
-Scusa, é che sono nervosa.- annuncio continuando a fumare la sigaretta.
-Immagino. Ma stai tranquilla, presto farei conoscenza con qualcuno.-
-É quello che mi dice da mesi mio fratello e spero che succeda davvero.-
Sento il rumore di una porta a vetri che sbatte, quindi di scatto mi giro.
Non avevo ancora notato che accanto a me c'era un'altra terrazza, sono anche abbastanza vicine. Forse troppo.
Vedo un ragazzo moro e non tanto alto uscire in terrazza. Indossa una maglietta bianca e dei jeans neri. Sembra molto turbato, perché comincia a prendere a calci la ringhiera della terrazza.
Riesco ad intravedere il suo viso: ha gli occhi verdi, un po di barba e una bocca perfetta, mai visto niente di simile.
-Luc, ci sei ancora?-
-Eh? Si.- distolgo lo sguardo dal ragazzo e torno a guardare il paesaggio.
-Dicevo che con Giulia va tutto bene, la amo ogni giorno di piú.- sorrido alle sue parole.
-Sono molto contenta per voi.-
Rivolgo lo sguardo una seconda volta al ragazzo moro e incazzato vicino a me.
Mi sta guardando. Mi sta fissando. Anche se ha visto che l'ho notato, non toglie lo sguardo da me e mi sento molto a disagio.
-Giá si anche io sono contento. Trovati qualcuno anche tu che da quando hai lasciato quel cretino non ti sei piú fatta avanti con nessuno.-
-Lo so, lo so.- dico tra un tiro e l'altro di sigaretta.
Porca puttana mi sento troppo osservata.
-Luca ci sentiamo dopo, adesso devo andare.-
Riattacco il telefono e do gli ultimi tiri alla sigaretta senza girarmi a guardare il tizio che é ancora nella terrazza.
Faccio per rientrare in casa e proprio in quel momento sento la sua voce.
-Ciao.-
-Ciao.- rispondo titubante, questo tizio mi mette ansia.
-Siete i nuovi vicini?-
-Giá.-
Sulle sue labbra si forma un enorme sorriso. E che sorriso.
-Scusa, ma non sai chi sono?- si avvicina alla mia terrazza. Purtroppo o per fortuna c'é pochissima distanza tra la mia e la sua.
Mi porge la mano.
-Dovrei?- chiedo incrociando le braccia.
-Sono Gianluca Ginoble.-
Mai sentito questo nome.
-Bene, io sono Lucrezia.- Evito di porgergli la mano, non mi sta molto simpatico, anche se devo ammettere che é molto molto bello.
-Ma davvero non sai chi sono?-
Accenna una risata nervosa e aspetta che io risponda.
Davvero non so chi sia. Sará un modello o un attore, boh.
Nego con la testa per rispondere alla sua domanda e un secondo dopo noto che ha la faccia un po scocciata.
Do gli ultimi tiri alla sigaretta e poi la spengo nel posacenere che mi sono portata da Bologna.
-Lucrezia? Con chi parli?- la voce di mio fratello arriva al mio orecchio.
Rientro subito in casa chiudendo la porta a vetri.
-Con nessuno, stavo fumando una sigaretta.- mi butto sul letto sfinita.
-Ah okay. La cena é pronta.- mi dice sedendosi vicino a me.
Voglio troppo bene a mio fratello, é una delle persone piú importanti della mia vita.
-Ti posso fare una domanda?- chiedo girando la testa verso di lui.
-Certo.-
-Non ti manca Clarissa?-
Clarissa é la sua ragazza. Stanno insieme da quasi due anni e sinceramente non riesco a capire come mio fratello possa essere contento di stare qua, mentre lei é ancora a Bologna.
Io molto spesso sento la mancanza di un ragazzo accanto a me, ma allo stesso tempo non voglio soffrire e non voglio avere problemi.
-Beh l'ho vista stamani, per ora no.- ride -Si, magari stanotte mi mancherà, oppure anche domani, ma ci amiamo, i nostri sentimenti sono così forti da distruggere tutta questa distanza.-
Annuisco e sorrido al suo discorso.
Devo ammettere che ho sempre desiderato avere una storia come quella di Lorenzo e Clarissa, ma purtroppo mi sono sempre capitate storie schifose e molto spesso i ragazzi con cui stavo si stancavano subito di me.
Lorenzo ritorna verso la porta, ma subito lo fermo.
-Lorenzo, sai chi é Gianluca Ginoble?-
Non so perché gliel'ho chiesto, infondo quel ragazzo in terrazza mi era rimasto anche antipatico, ma qualcosa di lui mi incuriosiva.
-Si, fa parte di un gruppo musicale.- fa una breve pausa, per cercare di ricordare il nome del gruppo presumo. -Il Volo. Perché?-
Spalanco gli occhi. Ho sentito molto parlare di questo gruppo e sinceramente non avrei mai pensato che uno di loro potesse stare in questo paesino.
-Cosí per sapere.- rispondo alzandomi dal letto per seguire mio fratello a cenare.


Powerful. || Il VoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora