capitolo 2.

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-Svegliati, dobbiamo uscire.-
Mio fratello apre le tende e la porta a vetri facendomi istintivamente coprire la faccia con il mio cuscino. Avrei dormito per almeno altre dieci ore.
-Dove dobbiamo andare?- mi stropiccio gli occhi sbadigliando, ho davvero troppo sonno. Mi sono addormentata molto tardi questa notte, colpa del nuovo letto.
-Non so, ma voglio uscire.- mi prende il cuscino e lo mette sulla sedia vicino alla scrivania. -É estate, no? Andiamo al mare.-
Lo guardo malissimo. Mi piace il mare, insomma, a chi non piace? L'acqua, la sabbia, gli ombrelloni... L'unica cosa che non mi piace é che bisogna stare in costume. Odio farmi vedere in bikini.
-Non ricominciare con quella stupida storia che hai un brutto fisico e bla bla bla, siamo solo io e te. Preparati, facciamo colazione fuori.- dice prima di lasciarmi sola nella mia camera come se mi avesse letto nella mente.

-Questo mi ispira.-
Siamo davanti ad uno stabilimento di nome 'Lido la Vela'. Carino, lo devo ammettere. Non troppo elegante e nemmeno troppo da barboni.
-Va bene, andiamo qua.- entro e mi dirigo verso il bancone del bar per chiedere informazioni sul costo di un ombrellone.
-15€ tutto il giorno.- dice il ragazzo moro e riccioluto a cui abbiamo chiesto.
Alla fine accettiamo e un bagnino di nome Marco ci porta ad un ombrellone in seconda fila accanto alla passerella.
Posiziono il mio telo su uno dei due lettini e poi io e Lorenzo andiamo a fare un tuffo in mare.
-Cosa pensi di fare ora?- chiedo a mio fratello. Ha compiuto da poco 22 anni e quando ancora eravamo a Bologna non faceva neanche l'università. Beh, neanche io, però almeno lavoravo.
-Sicuramente mi troveró un lavoro, va bene qualsiasi cosa, mi basta cominciare ad essere un po piú indipendente.-
-Bravo, é giusto cosí. Io penso che andró a chiedere al bar in piazza.-
Lorenzo annuisce e poi si tuffa in mare, l'acqua per me é troppo fredda quindi mi limito a stare dove l'acqua mi arriva appena al ginocchio.
Mi guardo intorno, non c'é molta gente in spiaggia, forse perché siamo agli inizi di luglio.
-Loré, io vado a prendere il sole.- urlo a mio fratello che é piú o meno a dieci metri di distanza da me.
-Va bene, tra un po arrivo anche io.-
Mi incammino verso la riva tenendo lo sguardo sull'acqua del mare. É bellissima: trasparente e pulita, proprio come piace a me.
Alzo la testa e incrocio lo sguardo con un ragazzo moro e scuro di pelle.
Mai visto prima. Mi rivolge un sorriso, ma io non ricambio. Non lo faccio per fare l'altezzosa o roba del genere, ma sinceramente non so chi sia e nemmeno voglio saperlo.
Vado all'ombrellone e appena mi siedo sul lettino tiro fuori il mio pacchetto di sigarette.
Ne accendo una e mi distendo. Mi sto annoiando a morte, questo posto é orribile, questa cittá orribile, é tutto orribile Dio mio.

-Andiamo a pranzare?- Lorenzo comincia a vestirsi dopo aver preso per un'ora il sole. Guardo l'orologio, sono le 13.00.
-Va bene.- indosso il vestitino con cui sono arrivata in spiaggia e prendo la mia borsa.
Questo stabilimento fa anche da ristorante, quindi prendiamo un tavolo e ci sediamo qua.
-Vado in bagno.- dico alzandomi dal tavolo.
Il bagno é uno schifo assurdo, é tutto sporco e puzza, menomale mi devo solo lavare le mani.
Apro il rubinetto e guardandomi allo specchio comincio a pensare.
Mi faccio schifo, non riesco neanche a guardami allo specchio. Purtroppo la mia testa comincia a pensare al periodo piú brutto della mia vita, a quando ogni giorno avevo almeno due attacchi di panico. Ripenso a quando vomitavo tutto quello mangiavo perché non mi sentivo a mio agio con me stessa. Pensavo che quella sarebbe stata la soluzione piú giusta. Forse lo é anche ora. In questi ultimi mesi non riesco piú a non piangere guardandomi allo specchio.
Mi sento uno scherzo, una persona inferiore, e come faccio a piacere agli altri se per primo non piaccio a me stessa?
Sento le guance bagnarsi, dio mio no, sto piangendo ancora e non riesco a fermarmi. Ma perché sono cosí? Perché non riesco ad essere come tutte le altre ragazze di queste mondo? Belle e sicure di se stesse?
Le lacrime scorrono a fiumi sul mio viso.
"Calmati Lucrezia, non puoi ritornare ad essere come una volta. Devi essere forte e farti tanto coraggio." cerco di dire a me stessa.
Placo le lacrime, fortunatamente ce la faccio.
Mi riguardo allo specchio e sono un disastro: gli occhi sono rossi e gonfi. Come faccio a farmi vedere cosí da Lorenzo? Potrei parlargli di tutto questo, infondo é mio fratello e dovrei farlo piú spesso di raccontargli di me, dei miei problemi. Va bene, faró cosí.
Mi asciugo le mani ancora bagnate e apro la porta prima che lo faccia qualcun'altro a quanto pare.
-Non usa piú bussare?- chiedo con tono aggressivo al ragazzo di fronte a me.
Solo dopo poco capisco chi é.
Il mio vicino di casa.
-Scusa, pensavo non ci fosse nessuno... Aspetta, ma tu sei la nuova vicina di casa!- un sorriso si forma sul suo volto. Lo stesso sorriso che ho visto ieri, e lo stesso sorriso che mi aveva colpita.
-Si.- rispondo secca. Non é un buon momento per parlare con lui adesso.
-Va tutto bene?- chiede riferendosi agli occhi rossi e gonfi che ho.
"No" penso dentro di me, "Non va per niente bene".
-Si.- dico varcando l'uscio della porta. Non posso di certo mettermi a raccontargli tutto quello che provo in questo momento.
-Mmh... Ora hai capito chi sono?- cambia tono di voce, adesso sembra speranzoso.
-Ma che problemi hai?- chiedo alzando la voce. Mi ero quasi ricreduta, pensavo fosse una persona normale, ma ora ho ricambiato idea. Ha dato l'impressione di uno che vuole per forza che una ragazza sappia chi é, ed é una cosa che odio. Certamente non vado dietro ad un ragazzo perché é famoso, cerco ben altro.
La sua faccia assume un'espressione interrogativa.
-Beh, di solito quando le ragazze sanno chi sono...- non lo lascio finire la frase, perché ho giá capito. Ma con chi crede di parlare?
-Scusa ma per chi mi hai presa? Non sono la puttanella di turno che appena sa che sei uno famoso ti viene dietro, hai sbagliato proprio persona.- detto questo, lo liquido e me ne torno da Lorenzo.
Il tavolo accanto a noi adesso é occupato da due ragazzi, uno dei due é lo stesso che ho visto in riva al mare e che mi ha sorriso, l'altro invece é un ragazzo biondo e riccio.
Mi siedo e dopo aver ordinato, decido di raccontare a Lorenzo come mi sento in questo momento.
Mi da un paio di consigli, ma non riesce a farmi stare meglio.
Finiamo di mangiare e mentre ci alziamo per andare a pagare, mi volto verso il tavolo accanto e vedo che adesso i ragazzi sono tre: quello che mi sta sulle palle si é aggiunto non so da quando.
Appena incrociamo gli sguardi, lui abbassa la testa sul suo piatto ancora pieno di cibo. Sbuffo pensando a quanto é stupido, o comunque a come si é mostrato, deve proprio essere un bambino viziato.


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