capitolo 12.

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-Quando piove qua é ancora piú brutto.-
Alice sbuffa per poi ritornare dietro al bancone, precisamente accanto a dove sono io che lavo le ultime tazzine sporche.
Come avevo previsto, é una giornata bruttissima: il cielo é scurissimo, tra poco comincerá a piovere forte.
Odio le giornate piovese, mettono piú tristezza di quanta giá ce ne sia in giro.
Ci sono giorni in cui muori un po di piú.
Oggi é uno di quei giorni.
Alice mangia un residuo di sandwich rimasto del suo pranzo e tra un boccone e l'altra tira dei forti sospiri.
La vedo particolarmente strana in questi giorni. Da quando Ignazio, Piero e Gianluca se ne sono andati, é come se fosse leggermente cambiata.
Non la vedo raggiante come prima, la vedo piú spenta, e questa cosa non mi piace.
Vedere Alice felice, euforica e sorridente faceva stare serena anche me. Mi trasmetteva una certa armonia. Non che ora non me la trasmetta, sia chiaro.
Distolgo lo sguardo dalla ragazza e come ormai mio solito, comincio a pensare a Gianluca.
Non l'ho ancora sentito da quando sono uscita dalla sua camera questa mattina.
Il suo ultimo accesso su whatsapp é di ieri sera alle nove. Se fosse stato lontano da qua, molto probabilmente mi sarei preoccupata come una matta.
Ma ad oggi, so che quel ragazzo con quel ciuffo alto sopra la testa é a casa sua, quindi non ho niente di cui preoccuparmi.
Forse vorrà passare del tempo con la sua famiglia, o forse con Maria.
-Lucrezia, ho bisogno di parlarti.-
Alice diventa particolarmente nervosa.
Mi trascina a sedere ad un tavolino difronte a noi, poi, prendendo un grosso respiro comincia a parlare.
-Ecco, mi dispiace annoiarti con i miei problemi, ma non ho nessuno con cui parlare, se non te.-
Sorrido alle sue parole e ogni domanda che mi facevo su di lei, adesso riceve risposte su risposte.
É sola tanto quanto me.
-Dimmi tutto.- la incoraggio con un mega sorriso che lei ricambia, per poi continuare a parlare.
-Io... Non riesco a smettere di pensare a quel bacio con Piero, ecco tutto.-
Ora capisco cosa la turbava in questi giorni.
Beh, poteva parlarmene prima.
Non so bene cosa dirgli, infondo é stato un bacio forzato, ma a quanto pare a lei é rimasto impresso piú di quanto pensassi.
Abbassa lo sguardo con fare imbarazzato, ma non capisco di cosa.
Siamo amiche, questo é certo. Forse non é abituata a raccontare a qualcuno i suoi sentimenti e quello che prova.
Anche io tempo fa non lo ero, avevo costantemente paura di essere giudicata perfino da mio fratello.
Quando però trovi la persona giusta, pronta ad ascoltarti in qualsiasi momento, é come una svolta nella tua vita.
Ti apri con qualcuno, cerchi di farti aiutare.
-Non posso dire di provare qualcosa per lui... Insomma, siamo stati insieme per quanto, tre giorni?-
Mi ci rivedo troppo. Anche io facevo questi discorsi, e li faccio tutt'ora.
Ancora non riesco a capacitarmi di come abbia fatto Gianluca ad entrarmi cosí dentro in poco tempo.
Conosco quelle sensazioni. Non ti capaciti, non riesci a darti delle risposte.
Ti senti come ammaliata da quella persona e poi, piano piano, cominci a vederlo come un angelo. Come qualcosa di cui non puoi fare a meno.
Moriresti per vedere il suo sorriso tutti i giorni, a tutte le ore e a tutti i minuti. Peró non puoi. Non puoi perché lui é sempre lontano. C'é quella terribile distanza di mezzo che ti uccide nel piú profondo.
E tu non puoi farci niente, non puoi farci veramente niente.
-Non so se ti ricordi, ma io ti dicevo piú o meno le stesse cose di Gianluca.-
La vedo accennare un timido sorriso e noto con simpatia che sta arrossendo.
-Non credo ci sia molto da dire. Ti é rimasto in testa quel bacio, o lui?-
Il mio telefono comincia a squillare, ma lascio che vada avanti togliendo il volume.
Adesso devo parlare con Alice, non voglio lasciare in sospeso questa discussione.
Chiunque sia, dovrà aspettare.
-Ehm, lui, penso.
Ma lascia stare, molto probabilmente non si ricorda neanche piú di me.-
-Oh, non penso proprio.
Non so come ho fatto a non dirtelo prima, ma l'altro giorno, mentre parlavo con Gianluca al telefono, sentivo Piero che gli chiedeva di dirti di venire al concerto a Chieti, il nove.-
Un enorme sorriso si forma sulle labbra di Alice che, coprendosi il viso con le mani, comincia ad esultare.
-Okay, non so bene cosa voglia dire. Non voglio che ti fasci la testa, ma di certo non si é dimenticato di te.-
É tutta rossa in viso e non la posso biasimare. Una cosa del genere avrebbe fatto gioire anche me.
Però non voglio che ci rimanga male se poi lui in realtà non é interessato.
Annuisce e alzandosi dal tavolo, comincia a girare in su e in giú.
-Quindi siamo invitate al concerto del nove Agosto a Chieti?-
Sembra non crederci, ma in realtà é cosí.
-Si.-
Caccia un urlo abbastanza forte, che peró sono sicura che nessuno abbia sentito.
Mi alzo anche io dal tavolo e prima che possa raggiungere il bancone, qualcuno entra nel bar.
É un uomo di mezza età che, abbastanza scocciato, chiede un caffé ad Alice.
La faccia di quell'uomo non mi é per niente nuova, peró non ricordo dove l'ho visto.
-Siete nuove, qua?-
Chiede guardando prima Alice, poi me.
Entrambe annuiamo e subito dopo Alice gli porge la tazzina piena di liquido marrone.
Non riesco a ricordarmi dove l'ho visto, eppure mi sembra una faccia cosí conosciuta...
Un telefono squilla, ma questa volta non é il mio e neanche quello di Alice.
L'uomo appoggiato al marmo del bancone tira fuori dalla tasca l'ultimo modello dell'iPhone e sospirando leggermente, risponde.
-Si é svegliato da poco, Michele.
Questa notte penso che abbia portato qualcuno in casa. Ernesto ha detto di aver sentito rumori per il corridoio e appena uscito dalla stanza, ha detto di averlo visto con una ragazza.-
Spalanco gli occhi dopo aver sentito quest'ultima frase.
Ecco chi é. É il padre di Gianluca!
Ricordo di averlo visto quel giorno che Gianluca é venuto a scusarsi con me prima di partire per uno dei tanti concerti.
Lancio un'occhiata ad Alice e le mimo con la bocca 'é il padre di Gianluca'.
Mi sento un po in imbarazzo, sapere che i genitori l'hanno sentito rientrare in casa tardi e con una ragazza mi mette un po di vergogna.
Ma non sanno che sono io, quindi non devo preoccuparmi.
-Non lo so chi é, ma in questi giorni racconta spesso della nostra nuova vicina di casa. Ancora non ho avuto modo di vederla, peró ne parla tantissimo.-
Arrossisco violentemente alle sue parole.
Alice si trattiene una grossa risata, ma io non so bene cosa pensare.
Se dice di trovarsi tanto bene con Maria, perché non parla di lei con i suoi genitori?
Faccio finta di niente, ma continuo a nascondermi da quell'uomo.
-E chi é questa Maria? Non ne ho mai sentito parlare.
Ci sentiamo nei prossimi giorni, ciao.-
Riattacca il telefono e sbuffando, beve la sua dose di caffè.
Allora parla anche di Maria.
-Bene, grazie mille per il caffè. Segna sul conto.-
Fa per uscire, ma Alice lo ferma.
-Scusi, cognome?-
-Ginoble.-
L'uomo se ne va e Alice subito mi abbraccia calorosamente.
-Ora tu mi spieghi tutta sta storia.- esordisce quasi sul punto di urlare ancora.
Le racconto tutto e appena finisco di parlare, comincia a dire la sua.
-La penso come te su Maria, é soltanto attrazione fisica, tra un po andrà via dalla sua testa e non rimarrà nulla.-
Mi sciacquo le mani nel piccolo lavandino difronte a me.
Mi preoccupa un po il fatto che lui pensi di provare qualcosa per lei.
Secondo me, ora come ora, vuole soltanto una ragazza con cui stare. Non perché le piaccia o roba del genere, ma perché da quando gli ho detto la mia opinione sull'amore, é come se gli fosse venuta tutta insieme una voglia matta di amare.
E ad essere sinceri, Maria é stata scelta proprio a caso. Sono troppo diversi, ma lui questo ancora non l'ha capito.
Glielo faró capire in tutti i modi possibili, questo é poco ma sicuro.

Alice se n'é andata giá da un po e da poco é arrivata Rachele per darmi il cambio.
Sono le sette di sera e adesso ho una voglia matta di andare a distendermi sul mio letto e dormire fino a domani.
Un forte tuono rumoreggia in tutta la piazza di Montepagano, scatenando una leggera paura sia a me che a Rachele.
Mi affretto a togliermi il grembiulino, prendo la borsa e saluto Rachele con un cenno.
-TU!-
Appena varco la porta del bar, comincia a piovere come non mai.
Qualcuno mi prende il braccio di forza e per dio, riconoscerei quella stretta tra mille.
Gli occhi di Gianluca sono nei miei e, appena lascia il mio braccio, lascio andare un sospiro di sollievo.
Sembra molto preoccupato.
-Ma salutare come le persone normali no, vero?-
Siamo ancora sotto al portico del bar e la pioggia non cessa neanche un po.
-Non lo fare mai piú.-
-Che cosa?- la pioggia che scende dalla tettoia mi sta leggermente bagnando i capelli, é abbastanza fastidioso.
-Te ne sei andata senza aver lasciato niente. Ti ho chiamata, ma non hai risposto.- abbassa lo sguardo. -Ho avuto paura.-
-Di cosa, Gianluca?
Che mi avessero rapito in casa tua?-
Rido leggermente e fortunatamente lui fa lo stesso.
Non capisco da dove venga tutta questa preoccupazione, insomma stiamo in buco di paese, cosa mai mi potrebbe succedere?
Gli lascio un bacio sulla guancia. É un gesto improvviso, non ricordo neanche di aver pensato di volerlo fare. Mi ritraggo immediatamente.
-Scusa.-
Sorride e avvicinandosi ancora, mi bacia a sua volta la guancia.
-Vieni a fare un giro con me?-
Annuisco, ma poi mi ricordo del fatto che sta piovendo tantissimo e da quasi l'idea che stia per grandinare.
Mi stupisce che possa stare cosí tranquillamente sotto la pioggia.
-Se lo sanno i miei, mi ammazzano. Un raffreddore é la peggior malattia per noi cantanti.-
Quasi sembra che mi abbia letto nel pensiero.
Mi prende la mano e prima che me ne possa accorgere, stiamo correndo velocissimo sotto la pioggia.
Mi porto sulla testa il cappuccio della mia felpa nera, almeno per ripararmi un po. Ma non serve a molto, ci é voluto giusto un secondo per infradiciarmi tutta.
Ad entrambi scappa una piccola risata. É un scena buffa, nella via di casa nostra non c'é neanche un angolino per ripararci da tutta quest'acqua.
-Sono bagnatissima!- esclamo mentre ancora corriamo sotto la pioggia.
Ci fermiamo davanti ad una piccola casina in pietra, sembra disabitata.
Gianluca si mette a sedere sul gradino e io lo seguo.
Cerco di asciugarmi almeno un po, ma é tutto inutile.
-Non avevo mai fatto una cosa del genere.- confessa cercando di sistemare meglio il ciuffo bagnato.
Non mi stupisco per niente di una cosa del genere, in questi ultimi anni sará sicuramente stato sotto stretta sorveglianza.
Comincio a tremare leggermente per il freddo, non é esattamente il massimo stare sotto la pioggia.
-Hai freddo?-
-Un po.-
Avvolge un braccio intorno alle mie spalle e comincia a strusciare la mano sulla felpa bagnata, come per riscaladarmi.
É un gesto abbastanza inutile, ma non vorrei per niente al mondo che smettesse di farlo.
Appoggio la testa nell'incavo del suo collo.
-Sei entrato nel mio mondo e non ti lascio andare, perché trasformi in bene tutto ció che c'é di male.- recito le parole di una canzone di cui non ricordo il nome, ma che combaciano perfettamente con ció che penso di Gianluca.
Mi stringe ancora piú forte e da quanto siamo vicini, posso sentire il buon odore del suo profumo.
In questo momento vorrei fermare il tempo e rimanere cosí per sempre, come in una fotografia.
Ho cosí paura di questo ragazzo... Ho paura di dare troppo e poi non ricevere niente, o poco.
Rimane in silenzio e riesco a percepire che sta fissando il vuoto.
Il cuore mi sta battendo a mille, mai provato emozioni del genere.
Alzo leggermente la testa e senza neanche rendermene conto, mi ritrovo a pochissimi centimetri dalla sua faccia, dai suoi occhi e dalla sua bocca.
Una donna forte si innamora davvero quando incontra un uomo con il quale si sente libera di poter essere fragile.
E forse sono troppo debole quando sono con lui, sono cosí stupida.
Mi volto immediatamente dall'altro lato evitando il suo sguardo.
L'effetto che mi fa é una cosa nuova per me e non penso di poterla reggere fino in fondo.
Mi sono sempre fatta vedere come quella innamorata dell'amore, quella che sogna il ragazzo perfetto.
In realtà io ho tanta paura dell'amore.
Sono debole, non trovo la forza di farmi grande.
Il cuore non cessa di battere forte e tutte queste emozioni che provo quando sono con lui, mi fanno pensare soltanto ad una cosa: mi sto innamorando di lui?
Molta gente dice che nel momento in cui ti soffermi a pensare se ami o meno una persona, hai giá la risposta.
Se é realmente cosí, sono fottuta.

La serata é poi proceduta tranquilla. Dopo esserci asciugati, abbiamo ordinato due pizze e le abbiamo mangiate guardando un film strappalacrime.
Io non ho pianto, ma Gianluca si.
L'ho preso un po in giro, ma in realtà l'ho trovato un gesto dolcissimo.
Dopo qualche ore di chiacchierate, entrambi ci siamo addormentati sul mio letto.
É qualcosa di veramente unico tutto questo.

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