capitolo 7.

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Le stazioni sono un posto magico, penso. Abbracci spezzati, baci dati al vento, treni che partono e arrivano come fanno le persone nella nostra vita. Valigie. Grandi, piccole o di mille colori.
Un ragazzo e una ragazza si tengono per mano e molto lentamente, come se non volessero arrivare in tempo al treno per salutarsi, percorrono il lungo corridoio che porta all'entrata dei binari.
Uno dei due sta per partire, forse non si vedranno per un po.
Lui le lascia un dolce bacio sulla fronte, lei si limita ad avvolgergli le braccia intorno alla vita.
Distolgo lo sguardo dai due ragazzi, é una scena troppo commovente.
Seguita dai miei amici svolto verso l'entrata al binario 4.
Questi due giorni sono passati troppo veloci, se ne vanno di giá. Solo al pensiero di stare tutto questo tempo senza di loro, mi sento morire.
Una folata di vento caldo mi scompiglia i capelli che quest'oggi avevo deciso di lasciare sciolti. Me ne pento amaramente.
Il treno che ha come direzione Bologna é giá arrivato ed é pronto per partire.
Sbuffo alla vista del grande macchinario difronte a me. Questa stupida macchina mi separerà un'altra volta dai miei migliori amici.
-Ehi, guarda che ci rivedremo presto!- Chiara mi avvolge in un abbraccio, come se mi avesse appena letto nel pensiero.
Si uniscono anche Giulia e Luca. Rimaniamo attaccati per almeno un minuto, poi ci stacchiamo.
-Verró io a Bologna.- esordisco trattenendo un piccolo pianto. Loro per me sono tutto. -Non so quando, ma verró.- continuo.
-Va bene. Ma guarda che devi continuare a farti sentire tutti i giorni.- Giulia sorride dolcemente, poi si prepara a salire sul treno.
Do un ultimo abbraccio ad ognuno di loro, poi Giulia e Chiara salgono e prendono posto.
-Ricordati cosa ti ho detto.- Luca mi avvolge in un altro abbraccio. -Non lasciare pezzi di te a pezzi di merda.- sussurra lasciandomi piccole carezze sulla schiena.
Dopo avergli raccontato tutto, mi ha consigliato di non starci troppo dietro. Secondo lui, Gianluca non sarebbe mai in grado di innamorarsi di qualcuna.
Solitamente quando qualcuno si comporta come si comporta lui con le ragazze, raramente si riesce a cambiare.
"Il lupo perde il pelo, ma non il vizio."
Chiudo gli occhi cercando di godermi questi ultimi secondi con il mio migliore amico.
-Ultima chiamata per il treno direzione Bologna binario 4.- La voce metallica della signora che annuncia la partenza del treno ci fa staccare da quell'abbraccio sicuro.
Mi fa l'occhiolino e velocemente si dirige verso l'entrata.
Quanto mi mancheranno.
Il treno comincia a muoversi, alzo la mano per salutarli e dopo poco, davanti a me non ho niente.
I treni sono fatti apposta per gli addii: partono piano, lenti lenti.
Questo non é stato un addio, ma non li rivedrò per molto tempo, questo é sicuro.

In casa non c'é nessuno.
Sono tutti al lavoro. Lorenzo da poco ha trovato un impiego in un negozio di sport nel centro di Roseto, quindi a casa non c'é praticamente mai.
Alzo il polso per guardare l'ora che segna il mio orologio: sono le 14.15.
Oggi al bar faccio il turno serale, quindi entro a lavorare alle 20.00. Fortunatamente ho tutto il pomeriggio per riposarmi.
Lascio cadere la borsa vicino alla grande scrivania.
Sinceramente non so se seguire il consiglio di Luca.
In questi anni ho imparato bene una cosa: "Mai giudicare un libro dalla copertina".
Prima di prendere le mie conclusioni, vorrei almeno provare a conoscerlo bene come persona.
É vero, cambia ragazza ogni sera, ma forse dentro nasconde qualcosa. Qualcosa che nessuno per ora é riuscito a trovare.
Apro l'acqua fredda della doccia, mi spoglio e mi infilo dentro la cabinetta del mio bagno.
L'acqua scorre velocemente sopra il mio copro nudo e riesce per un po a pulirmi da tutti questi pensieri.
Esco dalla doccia, avvolgo un asciugamano che arriva fino a metà coscia intorno al corpo e lascio cadere i miei lunghi capelli bagnati sopra la schiena.
Esco velocemente dal bagno, c'é troppa differenza di temperatura e comincia a farmi leggermente freddo.
-Ti devo parlare.-
Penso di aver perso dieci anni di vita. Mi volto verso il letto e noto con stupore che Gianluca ci é seduto sopra.
Ma che cazz..
-Che ci fai qua? E.. Come sei entrato?- Solo ora mi ricordo che addosso ho un asciugamano che, come se non bastasse, é anche molto corto.
-Ho scavalcato dalla mia terrazza, poi fortunatamente la porta a vetri era aperta.-
Lancio un'occhiata alla portafinestra aperta.
Devo ricordarmi di chiudere tutte le finestre quando esco di casa.
Faccio mente locale di quello che sta succedendo.
Sono appena uscita dalla doccia, sono mezza nuda e Gianluca é seduto sopra il mio letto come se tutto questo fosse una cosa normalissima.
-Non potevi avvertirmi? Mi sarei fatta trovare vestita.- puntualizzo incrociando le braccia al petto.
Alza un sopracciglio guardandomi da capo a piedi.
Le guance mi si tingono di rosso, non sono abituata ad avere attenzioni del genere da parte di un ragazzo.
-Tranquilla, non é la prima volta che vedo una ragazza in queste condizioni.-
Alzo gli occhi al cielo. -Ho riflettuto molto e sai una cosa? Non ho capito un cazzo.- si porta una mano dietro la nuca.
-Su che cosa hai riflettuto?-
-Perché?- Non ha risposto alla mia domanda.
-Che cosa?- vedo che le sue mani cominciano a tremare ed io sono sempre piú confusa.
-Perché mi hai rifiutato?- si struscia la mani sulle ginocchia e nervosamente abbassa lo sguardo. -Ho qualcosa che non va?- continua.
Oh. Ora capisco. Adesso capisco che dietro questa maschera, dietro questi comportamenti da duro, da narciso, da menefreghista, si nasconde una persona estremamente insicura.
Mi siedo vicino a lui, addolcendomi vedendolo abbattuto.
-Non sei tu il problema.
Sono io.
Sono fatta cosí, okay? Non c'entri nulla.
Non sono il tipo da fare quelle cose con il primo che passa, ho avute brutte esperienze facendo errori del genere. Non voglio ricommetterli, significherebbe che non ho capito nulla.
Non sono gli anni che ti fanno crescere, ma le esperienze, quindi ti prego di stare tranquillo, non sei tu il problema.-
Cerco di eliminare quei vecchi ricordi che ancora tengo nella mia mente. Purtroppo sono ferite che mai si cicatrizzeranno del tutto.
Alza lo sguardo e quell'espressione triste che aveva prima, si é trasformata in un sorriso sincero.
-Scusami, é che...-
-Sei insicuro.- termino bloccando la sua frase.
-Si, anche da piccolo lo ero.
É una cosa che abbiamo in comune.-
Ha ragione. Ha davvero ragione.
Annuisco, porto un mano tra i capelli ancora molto bagnati.
Segue un momento di silenzio in cui Gianluca si guarda intorno e scruta bene la mia stanza.
-Uhm, posso vestirmi adesso?- chiedo accennando una risata. É un modo carino per chiedergli di uscire, ovviamente.
-Certo, fai pure.- si distende sul letto. Focalizza il suo sguardo sul soffitto e rimane imbambolato cosí.
-Devi uscire!- esclamo tirandogli un cuscino.
Scoppia a ridere ed in seguito esce dalla stanza chiudendosi dietro la porta.
Oddio.
Quella risata.
É incredibile come da un sorriso nasca un altro sorriso.
Indosso velocemente dei pantaloncini a vita alta, una maglietta bianca e un cardigan nero. Il tempo non é bellissimo, tira un vento fresco.
Mi trucco leggermente, poi esco dalla stanza.
-Finalmente.- Gianluca é davanti al piccolo comodino in salotto, sta guardando delle foto di famiglia. -Ce ne hai messo di tempo.- comincia a mordersi le unghie.
Altro segno di insicurezza. Sorrido dolcemente vedendo questa scena e automaticamente scosto le mani che teneva sulla bocca.
-Ehm, ti voglio portare in un posto.- si dirige verso la porta di casa, la apre agilmente e rimane sull'uscio.
-Dove?- raccolgo il mio telefono e un po di soldi. Metto tutto in tasca, poi lo raggiungo fuori dalla porta.
-Adesso lo vedi.-
Scendiamo velocemente lo scalino fuori dal portone e, una volta fuori, Gianluca comincia a correre.
Non lo seguo, ma lui se ne accorge solo dopo dei minuti, perché non mi vede dietro di lui.
-Beh?- torna indietro e con il respiro affannato, appoggia le mani sulle ginocchia, come per riposarsi.
-Io non corro.- ammetto scrollando le spalle. -Non mi vedrai mai correre, MAI.- sottolineo l'ultima parola e continuando a camminare, ammiro la bellezza di Montepagano.
É un paese isolato, non c'é praticamente nessuno, ma lo trovo veramente bello. É tutto cosí intimo e piccolo.
Ammiro le strette vie formate da vecchie case in pietra.
C'é un'aria buona qua, pulita.
Una vecchia signora esce da una porta in legno molto grande. Tiene per mano una bambina piccola, avrà 5 anni.
-Giaan!- la bambina corre verso Gianluca e gli cinge le gambe con le sue piccole braccia. É una scena dolcissima.
-Ginevra!- esclama prendendola incollo.
Lei le cinge il collo molto dolcemente, poggia la sua testolina nell'incavo del collo e resta ferma ad abbracciarlo.
-Ginevra, lascia stare Gianluca!- la piccola si smuove dall'abbraccio e dopo aver guardato Gianluca negli occhi, lascia che la posi a terra.
-Lei chi é?- la vocina della bambina risuona in tutta la piccola via e, dopo avermi lanciato un'occhiata, torna dalla parte di Gianluca.
-Una mia amica.- mi abbasso per essere alla sua stessa altezza. Ora che ce l'ho davanti noto con stupore che ha gli occhi di un blu acceso, come il mare.
-Sei la sua fidanzata?- sussurra rivolgendomi un sorriso.
-No, siamo solo amici.-
-Peccato, stareste bene insieme.-
Alzo lo sguardo verso Gianluca che accenna una risata dopo aver sentito queste parole.
I bambini dicono tutto quello che pensano, si dice. Ed é cosí.
-Comunque mi chiamo Lucrezia.-
-Io sono Ginevra, sono la cugina di Gian.-
La vecchia signora si avvicina a noi e salutandoci, riprende la mano della bambina.
-Ginevra, lascia stare i grandi. Hanno da fare.-
La riporta verso l'entrata della casa e lei non obbietta. Di solito i bambini sono piú capricciosi, ma questa bambina sembra un angelo.
-Ci vediamo nei prossimi giorni piccolina.- Gianluca saluta con la mano e dopo aver aspettato che le due rientrassero in casa, mi prende per il polso e mi trascina via da li davanti.
-Mi spieghi dove andiamo?- mi sta stringendo il polso troppo forte. Sono sicura che non lo faccia di proposito, ma se continua cosí mi bloccherà la circolazione.
Mi stacco dalla presa, peró non rallenta l'andatura del passo.
-Ci sono mai momenti in cui vorresti stare sola? Senza che nessuno ti dica cosa fare?-
Ho giá passato questa cosa e fortunatamente ora non sento piú il bisogno di rinchiudermi in me stessa.
Anni fa trovavo riparo nella solitudine, non uscivo mai di casa per paura di essere giudicata o derisa, ora ho superato abbastanza bene tutto, anche se devo ammettere che molte volte mi ricapita di volere stare sola, senza nessuno, per riflettere su quello che sono.
-Uhm, si.- annuisco con la testa.
Gianluca finalmente si ferma, e io con lui.
-Quando voglio stare in pace vengo qua.- Mi guardo intorno e rimango veramente stupita dalla bellezza che ho intorno.
Siamo su un balcone con la vista sul mare e sulle pianure.
Quello che vedo adesso é uguale a quello che vedo dalla terrazza di camera mia, ma con qualcosa di diverso.
Non so cosa, forse é semplicemente il fatto che questo posto é tranquillo, silenzioso e per niente frequentato.
Gianluca si mette a sedere sulla grande distesa verde sotto di noi, io faccio lo stesso.
-Ti capita mai di stancarti di fare questa vita?- Incrocio le gambe e dopo aver fatto questa domanda posso notare sul volto di Gianluca un'espressione quasi sofferente.
-Si. Faccio quello che amo, é vero. Ho sempre sognato tutto questo, peró delle volte vorrei essere un normale ragazzo di vent'anni.
É dura stare lontani dalla famiglia, dai cari. Molte volte quando sono dall'altra parte del mondo, ho voglia di lasciare perdere tutto e andare a casa.- guarda il paesaggio davanti a se, poi abbassa la testa. -Amo tutto questo, davvero. Non potevo chiedere di meglio, peró manca qualcosa.-
-Che cosa?-
-Non lo so.- Non posso fare a meno di pensare che avevo ragione. Essere famosi, avere una carriera, é una fregatura.
-Forse hai bisogno di una persona che ti renda realmente felice.- ammetto.
Tutti abbiamo bisogno di una persona che ci completi, anche una persona come Gianluca.
Nega con la testa. -No, questo no.
Avere una persona che mi renda realmente felice vuol dire avere una fidanzata, ed io non la voglio.
Non potrei mai pensare di stare lontano km e km dalla persona che amo. Farei soffrire lei e soffrirei anche io.- tiene lo sguardo fisso sul mare difronte a noi.
Il profumo dei fiori rosa intorno a noi mi inonda le narici e non posso fare a meno di respirare a pieni polmoni questa buona aria.
-Amare vuol dire accettare se stessi insieme a qualcun'altro. É vero, la tua é una situazione difficile, ma sono dell'idea che l'amore vero superi tutte le distanze che ci sono tra due persone.
Si, sicuramente non ci staresti bene a non vederla per tanto tempo, ma pensa a come sarebbe il vostro incontro dopo mesi che non vi vedete. Sarebbe meraviglioso, no?-
Per un attimo nella mia testa appare una scena in cui io e lui ci stringiamo piú forte che possiamo perché non ci vediamo da tanto tempo.
Scaccio questo pensiero non coerente alla conversazione.
Annuisce, ma non continua il discorso.
Si crea un silenzio. Non é un silenzio imbarazzante, é un silenzio normalissimo, come tra due amici che si conoscono da anni.
E rimaniamo cosí: a vedere quello splendido paesaggio e a pensare a noi stessi.

-Dio mio che mortorio qua la sera.-
Alice si siede sopra il bancone del bar e sospirando, beve un drink che si é preparata poco fa.
In effetti ha ragione, é un mortorio. Nessuno mette piede nel bar la sera e non capisco perché dobbiamo tenerlo aperto.
Arrivo alla porta e rimanendo sulla soglia, mi accendo una sigaretta.
Dovrei smettere di fumare, o comunque dovrei regolarmi un po.
-Me ne dai una anche a me?- Alice si posiziona di fianco a me.
Le porgo il pacchetto di Camel e anche l'accendino.
-Non pensavo fumassi.- dico tra un tiro e l'altro.
-In realtà non fumo quasi mai. Peró adesso mi annoio.- gira la rotellina dell'accendino e dopo aver acceso per bene la sigaretta, mi rende tutto.
-Alla fine é andata bene con i tuoi amici? Si sono divertiti?- chiede dando il primo tiro.
Guardandola bene mi accorgo che Alice é veramente una bella ragazza. Forse é un po troppo magra, ma per il resto é veramente bella.
-Si, si sono divertiti. Mi mancano giá tantissimo.- ripenso a tutti i momenti passati con loro e mi viene una nostalgia tremenda.
-Da come ne parli sembra che siate molto attaccati.-
-Infatti lo siamo. Mi hanno aiutata in un momento difficile della mia breve vita e gliene sono grata.-
Una macchina é appena arrivata in Piazza. Si sente solo il rumore del motore che si spegne. Io e Alice ci giriamo a guardare da dove proviene precisamente il rumore, come se fosse l'unica cosa interessante da fare in quel momento.
Tiro fuori dalla tasca il telefono per guardare l'ora. Sono le una e noi dobbiamo rimanere qua fino alle tre. Sospiro infastidita da questa situazione, poi noto che ho un messaggio tra i direct di instagram.

gianginoble11: Ehi vicina! Grazie per la chiacchierata di oggi.

Sorrido leggendo il messaggio e prima che me ne accorga, sono giá a digitare le lettere per rispondere.

lucreezia: Ehi vicino! Di cosa mi ringrazi? Sono stata benissimo anche io.

gianginoble11: Sei ancora al bar?

lucreezia: Si, stacco alle tre.

gianginoble11: Faccio un salto li, sono appena arrivato in macchina qua in piazza ;)

Blocco il telefono e alzo lo sguardo: Gianluca sta scendendo dalla macchina.
Nonostante sia ancora a metá, do l'ultimo tiro alla sigaretta e poi la spengo proprio mentre sta salendo gli scalini.
-Ciao!- rispondo al saluto con un sorriso, poi da persona cortese si presenta ad Alice.
Sembra imbarazzata, molto probabilmente ha capito chi é.
-Tu che stai qua da sempre, secondo te per quale motivo il bar rimane aperto fino alle tre?- chiedo.
-D'estate é sempre cosí.- scrolla le spalle e si appoggia al muro affianco a me.
Nessuno dice piú nulla, quindi decido di rompere il ghiaccio facendo una domanda a Gianluca.
-Quando riparti?-
-Partiamo il 10 per Trieste, poi andiamo a
Brescia, Marostica, Cervia e Cernobbio.
Finite queste ritorno qua a casa.- spiega contando sulle dita di una mano.
-Deve essere molto faticoso!-
-Si, peró ci divertiamo tantissimo durante i concerti!- i suoi occhi si illuminano. Io sorrido. Sorrido troppo, non smetto di farlo. Distolgo lo sguardo e prego con tutta me stessa che Alice dica qualcosa.
E lo fa, proprio come se mi avesse letto nel pensiero.
-Sarete tutta l'estate in tour?- chiede aspirando il fumo, mi lancia una veloce occhiata prima di fargli la domanda.
-Si, finiamo il 21 Settembre all'Arena di Verona.-
-Bello!- esclama Alice fingendosi interessata, o forse lo é davvero.
Boh, non capisco piú niente.
-Io devo andare, domani devo svegliarmi presto.
Passami il telefono, ti lascio il numero.-
Gli porgo il telefono e velocemente segna il suo numero. Dopodiché si fa uno squilla dal mio cellulare e segna il mio numero sulla rubrica.
Non mi fascio per niente la testa, si sta comportando da amico.
Ci salutiamo e successivamente io e Alice ritorniamo dentro al bar.
-Lucrezia, ti posso fare una domanda?- Alice sta lavando delle tazzine ancora sporche da oggi pomeriggio.
Annuisco aspettando che mi chieda quello che vuole sapere.
-Ti piace Gianluca?-
-Non lo s.. Volevo dire no.-


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