capitolo 21.

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La durata media di un abbraccio tra due persone é di tre secondi.
Ma i ricercatori hanno scoperto qualcosa di fantastico.
Quando un abbraccio dura 20 secondi, si produce un effetto terapeutico sul corpo e la mente.
La ragione é che un abbraccio sincero produce un ormone chiamato "ossitocina", noto anche come l'ormone dell'amore.
Questa sostanza ha molti benefici sulla nostra salute fisica e mentale, ci aiuta, tra l'altro, a rilassarci, a sentirci al sicuro e calmare le nostre paure e l'ansia.
Questo meraviglioso tranquillante é offerto gratuitamente ogni volta che si prende una persona tra le nostre braccia, che si culla un bambino, che si accarezza un cane e un gatto, che si balla con il nostro partner, che ci si avvicina a qualcuno o che si tiene semplicemente un amico per le spalle.
In questo momento sto sognando soltanto le braccia di Gianluca. Quelle braccia pronte a prendermi, a cullarmi, a proteggermi. E forse oltre alla persona che é, mi sono innamorata di lui anche per questi abbracci. Questi abbracci che molto probabilmente hanno creato tra di noi l'ormone dell'amore, la cosí detta "ossitocina".
Si. Mi sono innamorata di lui. E l'ho capito subito, soltanto che era difficile per me ammetterlo.
Quello che provo per lui va al di sopra di tutto, di ogni fottuta cosa.
Ed é come una droga, qualcosa che dopo anche poco tempo per te diventa necessario e estremamente dipendente.
Le sue braccia sembrano cosí reali in questo sogno. Non solo le braccia, ma tutta questa situazione mi sembra reale.
-Ti prego resisti, manca poco.-
La sua voce é lontana, quasi difficile da sentire e comprendere.
A questo punto mi sembra di essere sveglia, ma aprire gli occhi é impossibile. Il corpo é dolorante, cosí come la testa.
Non so cosa stia succedendo, ma forse non sono sveglia. Tutto questo é un sogno.
Si, lo é.

[...]

Le luci soffuse e bianche di una piccola stanza soffocante e vuota mi costringono ad aprire lentamente gli occhi. Le luci mi danno leggermente fastidio, ma proprio non ce la faccio a tenerli chiusi per un secondo di piú.
L'odore di medicinali, la tristezza nell'aria e le lenzuola bianche mi fanno capire che mi trovo in un orribile ospedale.
-Finalmente!- un Alice raggiante si precipita su di me, facendomi mugolare un pochino per lo scatto e la sorpresa. -Avevo paura che non ti saresti piú risvegliata.- continua sedendosi una seconda volta sulla piccola sedia nera dietro di lei.
-Che é successo?-
Mi massaggio lentamente le tempie, il dolore alla testa é allucinante.
Ma per quale assurdo motivo mi trovo in ospedale? L'ultimo ricordo che ho é quello di Gianluca che si allontana per rispondere al telefono mentre siamo in discoteca.
Alice prende un grosso respiro per poi poggiare la sua mano sulla mia.
-Non voglio girarci tanto intorno.
Sei stata drogata, Lucrezia. Ieri sera Gianluca si é allontanato due minuti per rispondere al telefono mentre eravate insieme nel privé. Al suo ritorno non c'eri piú e da li abbiamo cominciato a cercarti per tutta la discoteca, poi anche fuori. Siamo stati tutta la notte a cercarti, é stato veramente brutto. Il telefono era staccato e tu non eri da nessuna parte.
Stamattina ti sei fatta viva in hotel, ma sei svenuta due secondi dopo aver messo piedi nella hall.
Eri e sei tutt'ora, piena di lividi e ferite in tutto il corpo.
Mi dispiace veramente tanto... Qualcuno ti ha dato qualche sostanza veramente forte e sei stata anche aggredita.-
Ascolto sconvolta la storia di Alice. Non ci posso veramente credere, non ci voglio credere.
Il mio sguardo si posa sulla mie braccia.
Il colore leggermente abbronzato della mia pelle é in contrasto con le macchie violacee sparse su tutto l'arto.
-E Gianluca?- chiedo istintivamente.
Alice guarda velocemente l'orologio, poi torna a rispondermi.
-É distrutto. Si é dato la colpa per tutto questo. Io.. Non l'ho mai visto in quel modo.
Adesso i ragazzi sono a fare le prove per il concerto di stasera, ma tra poco arriveranno qua.-
La luce piena del giorno penetra dai vetri della grande finestra della stanza.
Tutto questo mi sembra una brutta storia inventata, eppure non ricordo assolutamente niente di quello che é successo ieri sera.
É come se mi avessero aspirato dei ricordi dalla testa ed é impossibile recuperarli.
-Non é finita qua, Lucre.- Alice non cessa neanche un attimo di farsi vedere dispiaciuta e preoccupata.
-Perché?-
-Da alcune analisi sono riusciti a trovare quale é la sostanza con cui ti hanno drogata.
É una droga molto forte e il tuo corpo non l'ha accettata per niente.
E per questo motivo, riscontrerai alcuni problemi.-
-Problemi di che tipo?-
-Ti ha colpita nei polmoni, Lucre.
Non puoi piú fumare. Neanche una sigaretta.-
-Altrimenti?-
-Altrimenti tutte queste sostanze nocive porteranno ad ingrandire il tuo leggero tumore ai polmoni.-
Sbianco appena sento dire quella parola.
Non l'ho mai detto a nessuno, a parte la mia famiglia non lo sa nessuno, neanche i miei amici di Bologna.
Ci sono cresciuta, ormai ci ho fatto l'abitudine e non mi preoccupo neanche di provvedere a fare delle cure.
É sempre stato cosí e forse lo sarà per sempre. Ma non sono mai stata in pericolo di vita, per lo meno non fino ad adesso.
-Perché non me l'hai mai detto?- chiede con un filo di voce.
-Non credo sia importante. Dimmi che Gianluca non é a conoscenza di questo.-
Prego con tutta me stessa che sia cosí, perché non voglio per niente al mondo che lo sappia. Conoscendolo si preoccuperebbe tantissimo e gran parte anche inutilmente.
Non voglio proprio.
-No, non lo sa. Lo so solo io. E giusto perché ero li per caso mentre il dottore lo diceva ai tuoi genitori.-
Tiro spontaneamente un sospiro di sollievo. Almeno una buona notizia c'é.
-Non glielo dire, okay? Non parlarne con nessuno.- uniscono le mani come per farle capire che la sto letteralmente pregando.
Il desiderio di proteggere gli altri prima di me é grande.
-Quando posso andarmene da qua?- scosto leggermente il lenzuolo che mi copriva da quel poco freddo che avevo, e mi alzo.
-Non so, dovremmo sentire il dottore.- Alice si alza nuovamente e si affaccia sul corridoi al di fuori di questa orribile stanza.
-Voglio andarmene adesso.- apro un armadietto a caso che si trova in questo buco di stanza. Devo trovare i miei vestiti, questo camice é scomodo e mi fa sentire malata.
Perché io non sono malata.
-Dove sono i miei vestiti?- chiedo girando per la stanza.
-Lucre, calmati.- Alice sembra piú nervosa di me. Questa storia é troppo fantasiosa.
-I vestiti non ci sono.- continua mettendosi una mano fra i capelli. Dalla sua faccia, deduca che tra un po avrà un attacco di nervi bello grosso.
Io sono fatta cosí. Con me ci vuole fin troppa pazienza.
-Perché non ci sono?-
-Perché quando sei arrivata in hotel non li avevi. Addosso avevi soltanto una coperta.-
A me sembra tutto quanto cosí inventato. Sembra un vero e proprio film, quelli con tantissimi effetti speciali.
Adesso peró l'attacco potrei averlo io.
Che cosa mi é successo ieri sera? Mille cose mi passano per la testa, una in particolare.
Mi lascio cadere per terra, coprendomi la faccia con entrambe le mani.
-Dici che..?- Neanche riesco a dirlo, perché solo l'idea che qualcuno non conosco mi abbia toccata, mi fa venire la pelle d'oca.
E se qualcuno ne avesse approfittato di me mentre non ci capivo nulla?
-Puó darsi.- Alice si avvicina a me lentamente, quasi avesse paura che io possa attaccarla da un momento all'altro.
-I lividi, le ferite.. Lucre, io non so veramente cosa pensare.
E come non lo so io, non lo sa nessuno qua.-
Una lacrima scende lenta sulla sua guancia, andando a finire sul pavimento blu chiaro.
É una situazione terrificante, veramente troppa.
Chi ancora nel 2015 puó pensare di fare queste cose.
Non ho parole per descrivere l'umanità.
-Dove sono i miei genitori? E mio fratello? Ho bisogno di loro.-
Unisco le gambe al petto e lentamente comincio a dondolare.
Tutto questo potrebbe farmi esplodere in centomila lacrime, ma preferisco rimanere immobile.
In tutti questi anni ho imparato che bisogna essere forti, essere forti e andare avanti, perché prima o poi qualcosa di bello deve accadere.
-Sono andati a mangiare qualcosa al bar sotto, dovrebbero arrivare.- mi accarezza i capelli, quasi a volermi consolare.
-Chiamali, ti prego.-
-Va bene, scendo a chiamarli.-
Alice se ne va, lasciandomi sola in questa stanza grigia e piena di tristezza.
Chissà quante persone prima di me ci sono state, chissà quante persone hanno pianto o hanno pensato che non ne sarebbero uscite.
Chissà quante persone, come me, sono state male psicologicamente.
In questo momento riesco a pensare soltanto a Gianluca, a tutto il bene che mi fa, a tutto quello che é.
Ora come non mai ho tremendamente bisogno di un suo abbraccio che mi tranquillizzi, ho bisogno della sua voce che mi dice che andrà tutto e che lui starà accanto a me comunque.
Cerco con lo sguardo il mio telefono nella tasca e lo trovo su un comodino vicino al letto.
Posso passare per egoista, ma in questo momento non me ne frega niente se sta provando per il concerto di stasera. Ho bisogno di sentirlo, e penso anche a lui possa fare piacere sentire la mia voce dopo quello che Alice mi ha detto che ha passato stanotte.
-Oh mio dio, ti sei svegliata!- gli occhi mi si inumidiscono al sentire la sua voce.
E sento che un po di emozione si scatena anche in lui, lo si può sentire dalla voce.
-Si.- dico con voce tremolante, quasi difficile da capire.
Sento alcune voci in sottofondo dall'altra parte del telefono, molto probabilmente sono Piero e Ignazio.
-Mi dispiace.. Io... É tutta colpa mia, lo so. Peró per favore perdonami.-
Faccio un lungo sospiro. Perché fondamentalmente lui non c'entra niente. Sono io che sono una vera stupida.
Avrei dovuto tener conto di tutti quei messaggi.
I messaggi.
Quasi mi ero dimenticata. Quello ricevuto ieri sera parlava chiaro. Ed io sono stata cosí stupida a non stare attenta, a non farmi furba.
-Non c'entri nulla, tu. Ti prego, non darti nessuna colpa.-
La mia voce risulta lenta e tremolante. Non vorrei farmi sentire così da lui, ma ho troppa paura.
-É che solo al pensiero che qualcuno che non sono io ti abbia toccata in quel modo..-
-Non lo dire, tu prego.-
Socchiudo gli occhi sbattendo la testa contro al muro. -Non lo dire.- ripeto una seconda volta.
-Hai ragione, scusa.
Comunque ti devo dire una cosa. Peró non posso dirtelo qua per telefono. É molto importante.-
Tutto ad un tratto la sua voce diventa radiosa e anche soltanto tramite un telefono riesce a trasmettermi una felicità immensa, facendomi dimenticare per due secondi tutta questa situazione.
-Lucrezia!-
Lorenzo entra correndo nella stanza. Ha le braccia aperte ed é pronto ad abbracciarmi come non mai.
-Devo andare, Gian. Ci vediamo dopo.- attacco velocemente il telefono, poi mi abbandono in un forte abbraccio con il mio fratellone.
-Dio mio, ho avuto così tanta paura..-
Si stacca dall'abbraccio e mi lascia un morbido bacio sulla guancia.
-Non preoccuparti, sto bene.- ammetto scacciando fuori un enorme sorriso, forse il piú finto mai fatto in tutta la mia vita. Perché ne ho fatti tanti finti.
-Non mi fido.-
Accenno una risata, poi lo abbraccio una seconda volta.
-Penso di sapere chi é stato a ridurti in quel modo, ieri sera.-
Ammette prima di cadere in uno stato di serietà mai vista sul suo volto.
Forse lo so anche io chi é stato.

-Un tumore? Non ne sapevo niente, tu peró si! La odio, questo é certo, ma non desidero la sua morte.-
-Che c'é, adesso hai paura? Ormai ne hai preso parte e non ti puoi certamente tirare indietro. Sei stata tu a contattarmi, sei stata tu a dirmi che volevi rovinare entrambi. Se verrà fuori qualcosa, stai certa che non sarò l'unico ad andarci di mezzo.-
-Tu sei completamente pazzo! Si, voglio rovinarli, ma non voglio ucciderli! Perché si, praticamente hai quasi ucciso Lucrezia!-
-Esagerata..! É stato soltanto un avvertimento e va beh, mi sono anche un po divertito. Mi mancava toccarla, devo essere sincero.-
-Fai schifo. Sappi che i prossimi piani non riguarderanno piú ste cose. Non voglio andare in prigione.-
-Ce la caveremo, ma voglio svolgerlo al meglio questo piano. Ce l'ho in pugno e posso fare quello che voglio con lei.-
-Io voglio lui, non me ne frega niente di lei.-
-Stai tranquilla, lo avrai.-


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