capitolo 10.

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Mi é sempre stato detto che ogni volta che sono apparsa nella vita delle persone, l'ho stravolta.
Oggi riflettendo é vero. Dove ci sono io c'é la confusione piú totale, dove ci sono io c'é sempre positività, dove ci sono io c'é allegria e tristezza in contemporanea, dove ci sono io c'é la paura e la speranza, dove ci sono io c'é avventura!
Ed é proprio questo che ammiro di me, nonostante la mia vita sia quello che é, riesco a stravolgere quella degli altri.
Alice dice che anche se mi ha conosciuta da poco, ha capito che sono una persona speciale e mi ammira per questo. Anche se vorrei esplodere oppure farla finita, non lo do a vedere, tengo tutto dentro.
Io e la ragazza bionda affianco a me, balliamo sulle note di "Bailando" mentre stendiamo la pasta per la pizza.
Amo le serate in casa con gli amici.
Nonostante questo genere di cose le abbia sempre fatte con i miei amici di Bologna, devo ammettere che in questi due/tre giorni mi sono molto avvicinata ai tre tenori e soprattutto ad Alice.
Mi sembra di conoscerli da sempre, e questa cosa un po mi ha stupito, perché solitamente prima che riesca a prendere confidenza con qualcuno, mi ci vuole tantissimo.
Non a caso ho soltanto tre amici.

"Yo quiero estar contigo, vivir contigo, bailar contigo, tener contigo una noche loca. Ay besar tu boca."

Cantiamo con tutta la nostra voce. Non essendo delle cantanti professioniste, i tre ragazzi in salotto che giocano con la console di mio fratello, fanno brutti rumori con le bocce.
Un tempo forse me la sarei presa, ma ora no.
Ed é proprio per questo che mi trovo bene con loro, mi fanno sentire diversa.
Sono sicura che questa sera ci divertiremo.
É l'ultima sera dei ragazzi, domani dovranno partire per Trieste e Ignazio e Piero ritorneranno qua il dieci agosto.
Per salutarli, ho deciso di invitarli a casa mia e ho promesso loro di preparargli la pizza piú buona del mondo.
In questi giorni siamo sempre stati insieme, dalla mattina alla sera e tutto questo contatto ha fatto si che anche io e Gianluca legassimo ancora di piú.
Si é aperto con me e mi ha parlato di molte cose, anche se devo ammettere che molte volte non ascoltavo nulla, ero troppo presa a perdermi nei suoi occhi.
-Wee cuoche!-
Piero entra in cucina ridendo seguito a ruota da Ignazio e Gianluca.
Nonostante abbia l'enorme tentazione di girarmi per vedere quel sorriso che tanto amo, rimango a spalmare la salsa di pomodoro nelle varie pizze ancora vuote.
-Noi qua abbiamo fame.- esordisce Ignazio tirandosi piccoli schiaffetti allo stomaco.
-Dovrete aspettare ancora molto.-
ammetto accennando una risata vedendo la sua buffa espressione. -Vi ricordo che sono da sola a fare tutto.-
Nonostante non richieda grosse abilitá, Alice non é brava neanche a tagliare dei wurstel, quindi le ho detto che avrei fatto da sola.
-Ti possiamo dare una mano, se vuoi.-
Gianluca mi avvolge la vita con un braccio e sorridendo, controlla ció che sto facendo.
-Gianlú, anche se tu hai perso a fifa, io e Piero dobbiamo ancora finire.-
Dice Ignazio utilizzando il suo simpatico accento siciliano.
Tutti ridiamo, poi Alice si intromette.
-Scommettiamo che faccio il culo a tutti e due?-
Piero e Ignazio la guardando curiosamente, poi insieme si dirigono verso il salone.
Rimaniamo da soli io e Gianluca.
Dovrebbe sentire quanto forte mi batte il cuore in questo momento. Potrebbe uscire dal petto da un momento all'altro.
Se prima non riuscivamo a parlare per colpa della musica troppo alta messa da Alice, adesso c'é fin troppo silenzio e non é un silenzio normale, é un silenzio imbarazzante.
-Mi dai una mano o rimani li fermo?- esordisco tagliando a pezzi una mozzarella.
Gianluca si sposta e prendendo in mano un coltello comincia a tagliare un wurstel.
-Sai, mi mancherai Lucrezia.-
Sapessi a me.
-Beh, ci rivedremo presto.-
-Torno il 24 luglio.-
Ha un tono di voce basso, come dispiaciuto. -Lucrezia, devi capire che anche se é passato poco piú di una settimana da quando ci conosciamo, io ci tengo troppo a te, non so se per te é la stessa cosa...
Mi hai colpito, sei riuscita ad entrare dentro come mai nessuno aveva fatto.-
Non posso fare a meno di sorridere.
Adesso ho la certezza che lui tiene veramente a me, forse peró non come ci tengo io.
-Vale la stessa cosa per me, lo sai.-
Continuo a mettere vari ingredienti sulle pizze ancora da farcire.
É una situazione un po strana. Lui mi vede come una semplice amica, mentre io lo vedo come qualcosa di nettamente diverso da un amico.
-Ti volevo anche ringraziare.-
-Per cosa?-
-Per tutte quelle cose che hai detto. Mi hai fatto ricordate quanto é bello fare di tutto per una persona, amarla.
Ho capito che la gente ha bisogno di questo, di essere presa per mano. Di rassicurazione. Di qualcuno che le prometta che andrà tutto bene.
Voglio dare tutto questo ad una persona.
E.. Hai presente Maria?-
Il cuore manca un battito. Annuisco debolmente, ma so giá cosa sta per dirmi.
Molto probabilmente potrei usare il coltello che ho in mano per uccidere qualcuno. -Ci stiamo sentendo spesso. Io...Io credo che mi piaccia veramente.-
Appunto, proprio come pensavo.
Tanto é sempre cosí.
Fingo di essere contenta, ma in realtà vorrei solo rinchiudermi in camera a pensare.
A pensare cosa fare, come fare.
Posso sembrare ridicola, ma questo ragazzo mi é entrato dentro come mai nessuno aveva fatto.
E non so se ne uscirà cosí tanto presto.
Inforniamo le pizze nel forno ormai caldo e con una banale scusa, mi dileguo in camera mia.
Non tiro fuori nessuna lacrima, credo di averle finite in tutti questi anni.
E anche se ce le avessi, non avrei motivo di farlo.
Io e Gianluca non siamo niente e non lo siamo mai stati, non ho motivo per starci male.
Eppure qualcosa dentro di me brucia e manca.
É come se una lancia mi abbia trafitto in pieno lo stomaco.
Qualcuno bussa alla porta e prima che possa dire "avanti" la maniglia si piega e ne esce una figura esile e bassa.
-Ho fatto il culo ai ragazzi!-
Alice si butta sul letto con me mentre gioisce, io purtroppo non riesco a fare lo stesso. Nota la mia serietà e si affretta a chiedermi: -Che é successo?-
-Niente, sono soltanto un'idiota.
Mi ha detto che gli piace Maria, quella di cui ti avevo parlato.
É stupido rimanerci male, eppure provo una sensazione cosí strana.-
-Non é stupido, anzi, credo che la tua reazione sia giustissima.
Ci sei troppo dentro ormai e non puoi farci nulla.-
-Alice, lo conosco da quanto, dieci giorni?-
-E quindi? Non conta da quanto lo conosci, conta cosa ti fa provare quando sei con lui, contano le sensazione che provi quando lo vedi.-
Sospiro alle sue parole che sembrano combaciare con tutto quello che penso.
Ed era questo quello di cui avevo paura.
Nella mia breve vita ho avuto fin troppe delusioni, molto piú grosse di questa. Devo superare tutto in silenzio, senza fargli capire niente.
-Senti, secondo me non devi farti vedere cosí da lui.-
-Lo so, anche perché non voglio che lui sospetti niente.-
-Allora, alza il culo da questo letto e fatti vedere contenta per lui. Fai buon viso a cattivo gioco, se ritieni che sia giusto cosí.-
Ma se stare con lui peggiorasse la situazione?
Non mi é per niente indifferente e forse sará cosí per sempre.
Annuisco alle parole di Alice e insieme ci dirigiamo verso il salone.
I ragazzi sono seduti sul divano, ma adesso non stanno piú usando la console, parlano tra di loro.
Gianluca ha il telefono in mano e sta messaggiando. Posso immaginare con chi.
"Non me ne frega niente" dico a me stessa.
Devo imparare a vederlo come un semplice amico come potrebbe essere Luca.
Il forno suona, la pizza deve essere pronta.
All'udire quel suono, tutti si alzano e vengono in cucina per aiutare.
-Oddio ma é buonissima!-
Alice mastica il primo pezzo di pizza margherita e ne rimane affascinata.
-Speravo che fossi una pessima pizzaiola, non potrei mangiare questa roba per la dieta! Eh va beh, faró uno strappo alla regola.- Ignazio si gusta il suo pezzo.
I ragazzi cominciano a parlare tra di loro, io rimango nel mio. Non riesco ad entrare nei discorsi, non trovo niente da dire.
Osservo i tre ragazzi difronte a me.
Gianluca ride come un pazzo alle battute di Ignazio e con lui anche Piero e Alice.
Un po ammiro Alice, é sempre sorridente.
E lei lo é davvero. Sta bene con se stessa, non ha problemi.
Finisco il mio pezzo di pizza. La fame mi é passata, quindi aspetto solo che anche i ragazzo abbiano finito.
-Maria mi scrive cose dolcissime.- esordisce Gianluca leggendo i vari messaggi che compaiono nello schermo del cellulare.
Nessuno gli risponde, ma a lui sembra importare poco e niente.
Alzo lo sguardo verso la figura difronte a me: Piero sta bevendo un bicchiere di coca cola e nel frattempo, lancia qualche occhiata ad Alice.
Anche l'altro giorno al mare ho notato qualche affinità tra di loro, ma li per li non ci ho pensato piú di tanto.
-Io comincio a lavare i piatti.-
Mi alzo dalla tavola con il solo pensiero di voler stare qualche minuto sola, senza voci che mi entrano nella mente e mi confondo mille idee, ma Alice si alza con me.
-Stai andando bene.- mi rassicura sciacquando i piatti dei ragazzi che adesso sono nuovamente sul divano.
-Ali, hai notato come ti guarda Piero?-
Arrossisce tutto di un colpo e sorrido nel vederla cosí imbarazzata.
-Co..Come mi guarda?-
-Non so, in un modo strano. Sicuramente a me non mi guarda cosí.- ammetto ridendo.
-Sai, mi intriga come ragazzo.-
Le lancio un'occhiata, ma lei é troppo occupata a sorridere con una beota.
Ed io ritorno un'altra volta a pensare a me.
Vorrei solo trovare una persona come me.
Se l'amore é condivisione, io voglio condividere, ma con qualcuno che sappia capirmi, che sia come me...
Che sappia stare in silenzio e ascoltare e osservare, che abbia sofferto tanto. Soprattutto questo. Una persona che abbia sofferto talmente tanto da essere diventata profonda d'animo.
Ho bisogno di questo, ho bisogno di una persona cosí al mio fianco.
Che mi sappia capire, non perché sia intelligente o cosa, ma perché é sensibile, sa ascoltare e percepire anche senza l'uso delle parole, che sappia capire anche col silenzio...
Speravo di trovare una persona del genere, ma a quanto pare non era cosí.
-Vicina, vuoi un mano?-
Gianluca sbuca sulla porta. Mi volto verso di lui e con un sorriso falsissimo gli dico che ho quasi finito e che non importa.
-Cosa volete fare dopo?- continua.
Si morde leggermente il labbro come suo solito. Segno di nervosisimo.
Sia io che Alice scrolliamo le spalle.
-Va bene tutto.- rispondiamo all'unisono.
-Obbligo e veritá?-
Io e Alice ci guardiamo, come per confermare di aver sentito bene.
-Ma non si fa a sedici anni un gioco del genere?- chiede Alice
-Torniamo sedicenni, allora.- Si intromette Ignazio.

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