capitolo 28.

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-Stanno andando a Bologna.-
-Si, lo so, ma non importa. Lasciali godere un altro mese di felicità.-
-Cosa vuoi fare questa volta, Matteo?-
-Non so, ancora devo decidere.-
-Non esagerare come l'ultima volta. So che sono stata io a rintracciarti per vendicarci, ma non voglio che nessuno dei due muoia, hai capito?-
-Certo, stupida bionda. L'ultima cosa che voglio é finire in galera per colpa di Lucrezia.-
-Puoi finire in galera anche per crimini minori, cretino.-
-Ci risentiamo tra qualche giorno.-

Bologna. L'ultima volta che sono stata nella mia città natale, é stato quando ho preferito evitare Gianluca dopo il nostro primo bacio.
Eppure a tornare indietro non lo farei mai.
Si respira un'aria diversa. Un'aria famigliare, un'aria che ti ricorda tutta la tua vita.
Un leggero vento fresco mi investe nel mentre cerco di entrare nel bar dove ho fissato insieme a Luca.
Tipico clima di Settembre che in Italia segna il passaggio dal caldo torrido estivo al clima temperato e piovoso dell'autunno.
-Lucrezia?- lancio un'occhiata al ragazzo al di là del bancone che, sconvolto, mi viene in contro a braccia aperte. -Che ci fai qua?  Non mi va bene che adesso per vederti devo comprare mille giornali scandalistici.-
Ricambio l'abbraccio di Leonardo e subito dopo prendo posto su una sedia davanti al bancone.
-Lasciamo stare, non ho mai odiato così come in questo periodo quei giornali schifosi!-
Alzo gli occhi al cielo pensando alle mille copertine in cui io e Gianluca siamo apparsi nell'ultimo mese. Trovo veramente vergognoso il fatto che alcune persone guadagnino dei soldi fotografando dei personaggi pubblici in compagnia.
-Allora, come mai da queste parti?-
-Cose di lavoro, devo firmare il contratto che finalmente mi permetterà di lavorare con Gianluca, Piero e Ignazio.-
Il bar in questo momento ospita poca gente, per questo motivo Leonardo non si fa problemi a starmi ad ascoltare mentre riscalda dei panini al formaggio.
Leonardo é una persona stupenda. Facevamo le superiori insieme, poi invece di continuare i suoi studi ha preferito cominciare a lavorare nel bar di famiglia in cui a quanto pare lavora ancora.
É sempre stato un ottimo amico per me, ma non come Luca.
-Ecco, infatti ho visto su instagram che hai girato parecchio in quest'ultimo mese. Deve essere stancante!-
-Abbastanza, pensa che alcune notti le abbiamo passate in bianco per passare da una città all'altra. É veramente faticoso, ma ci fai l'abitudine dopo poco.-
Porta i panini ormai caldi ad un tavolo dove sono sedute due ragazze bionde, poi ritorna al bancone.
-E Luca? Siete ancora amici.-
Involontariamente cambio espressione e mi ricordo che il vero motivo per cui sono qua é perché devo chiarire proprio con lui.
-É complicato.-
Una seconda voce maschile si intromette nella conversazione e a quel punto il cuore comincia a battermi a mille.
Mi volto di scatto scorgendo la figura di Luca appena davanti all'entrata. Non é cambiato di una virgola: capelli biondi della stessa lunghezza di sempre, alto con gli occhi di un azzurro acceso e forse fin troppo magro.
Accenno un sorriso, perché infondo mi era mancato non vedere la persona con cui sono cresciuta.
-Leo, ci prepari qualcosa?- chiede lanciando uno sguardo a dei panini sistemati dietro la vetrina.
Leonardo annuisce e subito si mette a riscaldare due panini.
Seguo Luca a sedere ad un tavolo non molto distante da dove eravamo prima e per la prima volta da quando é entrato qua dentro mi sorride.
Sinceramente non so neanche da dove cominciare. Mi sembra di aver già fatto un passo grande scrivendogli di vederci per parlare. Non so neanche cosa dire, perché alla fine non penso di essere io quella che si deve scusare.
-Allora, come va?- chiede tenendo lo sguardo basso.
Solo adesso mi ricordo che durante la nostra litigata, poco prima di chiudere la telefonata, gli ho gridato ciò che avevo.
Chissà che cosa ha pensato durante questi mesi.
Magari si é preoccupato, o magari si é incazzato ancora di più per il fatto che non gli avevo mai detto nulla.
Sospiro rumorosamente prima di prendere parola per rispondere.
-Bene. Va tutto bene.-
I nostri panini arrivano, ma ad essere sincera non ho per niente fame anzi, vedere quel panino davanti a me, mi provoca una leggera nausea.
C'è troppo imbarazzo nell'aria ed una sensazione troppo strana. Davanti a me ho Luca, il ragazzo con il quale sono cresciuta, con il quale ho condiviso tutto di me e con il quale ne ho passate così tante.
-Uhm.. E per quella cosa? Stai bene.- alza leggermente gli occhi, lasciando vedere un'espressione triste sul suo volto.
-Si, non posso lamentarmi. Tra qualche mese mi opero e sarò come nuova.-
-Perché non me l'hai detto?-
Ecco la domanda che temevo mi avrebbe fatto. Il problema é che non lo so nemmeno io, o forse si. L'idea di far preoccupare tutti i miei amici per una cosa così seria proprio non mi piaceva.
Avevo già dato loro fin troppe preoccupazioni ed un'altra ancora sarebbe stato terribile.
-Sai come sono fatta. Non voglio parlarne.- ammetto.
-Okay. Allora penso che ti debba delle scuse.-
Abbozzo un sorriso guardando il suo sguardo imbarazzato e le sue guance leggermente tinte di rosso.
Luca non é proprio il tipo da scuse, so che sta facendo un enorme sforzo.
-Fino a qualche settimana fa pensavo che fossi tu dalla parte del torto, ma poi Giulia mi ha fatto capire che quello a sbagliare sono stato io, solamente io.
É che ero furioso per il fatto che non ti facessi più sentire da quando stavi con lui, ma dovevo capirti, eri agli inizi di una relazione seria.-
Addenta il suo panino, questa volta mostrano un'espressione più sollevata e meno tesa.
-Ehm, accetto le scuse, anche se ammetto che sicuramente non sono stata carina a farmi viva raramente in quel periodo. Quindi scusami anche tu.-
All'improvviso il mio stomaco comincia a brontolare, allora ne approfitto per dare un morso al panino che avevo qualche minuto fa allontanato per la troppa tensione.
-La nostra prima litigata, ma ci pensi?- scherza con la bocca piena.
-Già.- ammetto ridendo.
Ed in un secondo torniamo alla normalità proprio come una volta e ci raccontiamo tutto quello che non ci siamo detti in questi ultimi mese. É un sollievo per me potermi confidare come si deve con una persona che mi conosce bene.
Ne approfitto del momento per raccontargli del contratto di lavoro definitivo che sto per firmare.
-Ma é grandioso! Però devi riservare tre posti ai tuoi amici, eh!-
-Ovvio.-

Penna nera in mano, un foglio con mille frasi complicate ed una testa terribilmente confusa.
Per capire ciò che é scritto in questo foglio serve una laurea.
Sbuffo cercando di connettere il cervello per capirci qualcosa, ma più vado avanti e più in testa mi rimbomba l'idea di firmare e basta.
Torpedine é difronte a me insieme ad Ignazio, Piero e Gianluca. Tutti mi osservano alle prese con questi fogli, e devo ammettere che non mi sono mai sentita così in imbarazzo.
-Sei hai bisogno di qualche chiarimento non esitare a chiedere!- esordisce Michele lanciando un'occhiata ai tre ragazzi vicino a lui.
-Ehm, no. Non importa, firmo e basta.- rispondo poggiando la punta della penna sul foglio bianco.
Noto con la coda dell'occhio l'enorme sorriso di Gianluca stampato sul viso. Non aspettava altro se non che firmassi il contratto per essere ufficialmente dentro lo staff.
Scrivo nome e cognome poi, poggiando con uno schianto la penna sul tavolo trasparente, lascio accomandare la mia schiena distrutta sulla sedia.
-Congratulazioni, fai ufficialmente parte della nostra famiglia!- grida Michele alzandosi dalla grossa sedia nera con le ruote.
Un piccolo sospiro di sollievo mi esce spontaneo dalla bocca. Fino all'ultimo ho pensato che ci potessero essere dei problemi, invece no. É andato tutto fottutamente bene.
Mi alzo in piedi per abbracciare velocemente una ad una tutte le persone che sono presenti nello spazioso ufficio di Michele.
-Diciamo che sei diventata ufficialmente nostra sorella.- bisbiglia Piero stringendomi tra le sue forti braccia muscolose.
-Oh, siete davvero dolci, ma un fratello e un cane mi bastano e avanzano.- rido lanciando uno sguardo a Gianluca che, accennando un sorriso, mi viene incontro.
-Scommetto che il cane sono io.-
-Hai vinto la scommessa.-
Appoggia delicatamente le sue morbide labbra sulle mie.
Adoravo avvicinare le mie labbra alla sue ma solo sfiorandole, sorridere in modo cattivo, per poi allontanarle e vedere quanto lui ne era dipendente seguendole. Credo che non mi sarei mai potuta annoiare di questo giochetto.
Mi stringe un un forte abbraccio.
Il solito abbraccio in cui mi sento protetta da uno scudo di ferro, uno scudo che non si potrà mai rompere. Metto le braccia intorno al suo corpo e mi tengo stretta come per evitare di andare in mille pezzi.
-Mi dispiace rovinare i vostri momenti da bellissimi fidanzatini, ma a breve dobbiamo partire per Verona.- annuncia Michele prendendo dalla sua poltrona una giacca nera di pelle.
Io e Gianluca stacchiamo i nostri corpi, ma evitiamo di staccare il nostro contatto visivo. I nostri occhi sono come incollati.
-Scusate!!- Ignazio tira delle forti pacche sulla schiena ad entrambi.
-Eh? Ci siamo.-
Annuncia Gianluca smettendo di guardarmi.
Rido guardando l'espressione esterrefatta di Ignazio, poi usciamo finalmente dall'ufficio.
-Cinque giorni a Verona. Ci divertiremo tanto.- urla Piero correndo per le scale.
-Miii che urli? Mi perfori il timpano, cretino!- risponde Ignazio intento a tirare un calcio al povero ragazzo ormai già arrivato fuori.
Non mi stancherò mai di vederli così felici. Ammetto che fanno veramente andare al sangue al cervello quando sono agitati come oggi, ma é un lato di loro che non si potrà mai cambiare.
-Pronta ad andare nella città di Romeo e Giulietta?- sussurra Gianluca toccandomi una ciocca di capelli scampata dalla coda.
-Prontissima!-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 21, 2016 ⏰

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