17. La mia vita

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Harry  rimase esterrefatto dalla richiesta di Louis, ma gli fece passare un braccio sopra le spalle e lo strinse a sè.

Uscì quindi dalla stanza con il ragazzo, mentre gli schiavi entravano per cercare di sistemare il disastro che era stato fatto.

Il soldato condusse il giovane, che non aveva ancora aperto bocca, in giardino e lo fece sedere per terra, accanto ad un albero, gli si mise vicino e subito Louis appoggiò la testa sul suo grembo.

Harry gli accarezzò  i capelli lisci mentre piangeva sulle sue gambe, poi, gradatamente, smise e, con un sussurro, iniziò a parlare:

"Sono nato a Rodi...i miei genitori erano schiavi e lavoravano in una tenuta di campagna di un ricco mercante.

Anche se eravamo servi, stavamo bene, avevamo da mangiare a sufficienza e il lavoro non era faticoso.

Avevo sei fratelli  più piccoli, che erano delle pesti, ma che adoravo comunque.

Un giorno, però, il padrone andò dai miei genitori dicendo che eravamo una famiglia troppo numerosa, che non poteva più tenerci tutti e che, quindi, mi aveva venduto ad un' altra persona.

Ricordo i pianti disperati di mia madre e di mio padre e io che cercavo di far loro coraggio promettendo che ci saremmo rivisti presto....

Mi portarono a Corinto...il mio nuovo padrone era il proprietario di un bordello vicino al porto...avevo dodici anni..."

Louis si fermò un attimo e poi, con un sospiro, continuò:

"  La prima sera che arrivai in quel posto...ebbi...quattro clienti nel giro di poche ore e quello per me fu l'inizio dell'inferno.

Sono rimasto lì per quattro anni a farmi...violentare, umiliare, picchiare...da uomini di ogni età.

Mi davano poco da mangiare, non parlavo con nessuno, non uscivo mai.

Un giorno, però, un uomo anziano, Cornelio, che frequentava il lupanare, si invaghì di me e, dopo vari tentativi, riuscì a comprarmi e per me iniziò una nuova vita.

Mi portò nella sua casa, mi insegnò a leggere, a scrivere, a suonare la cetra, ad esprimermi in modo elegante e corretto...io devo tutto a quell'uomo.

Sai, dopo che mi portò via dal bordello, non mi toccò più ... si limitava ad accarezzarmi i capelli e a baciarmi la fronte...era buono.

Mi ha anche affrancato, così sono diventato libero.

Quando è morto, mi ha lasciato tutto, dato che era solo al mondo e non aveva eredi.

Allora ho venduto ogni suo bene, sono venuto ad Atene ed ho iniziato a fare la puttana, come diresti tu....perché era l'unico mestiere che sapessi fare e perché dovevo guadagnare tanto e in breve tempo.

Sono diventato famoso, mi sono fatto la clientela giusta e ho iniziato a farmi scopare da quanti più uomini potevo.

Chiedevo tariffe alte e facevo qualsiasi cosa mi venisse chiesta.

Io avevo bisogno di soldi, di tanti soldi e mi ci è voluto molto tempo per accumulare le dracme per..." e qui Louis scoppiò nuovamente a piangere.

Harry lo strinse a sè e sussurrò:

" Non importa, non andare avanti..."

Hetairos  ( Larry Stylinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora