Cap 8

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ALEXANDER

Fa freddo.
Mi stringo la sciarpa attorno al viso, per evitare che la neve mi venga addosso più di quanto stia già facendo ora, e mi appiattisco sopra Ashton.
Senza il suo calore non so come farei.
Lancio un'occhiata dietro di me, per guardare chi invece non può scaldarsi.
-Derek!- esclamo, vedendo che il rosso si è fermato in mezzo alla neve -Ci sei?-
Lui non risponde neanche, ma riprende a camminare.
Da una parte sono contento di non dovermi sorbire le sue frecciatine, ma dall'altra il fatto che non abbia nemmeno fiato per sparare battute è quasi preoccupante.
Derek cammina fino a noi staccando le scarpe dalla neve con un risucchio quasi lugubre; una volta qui lo vedo improvvisamente barcollare, e allunga la mano come per sostenersi ad Ashton.
Non arriva neppure a sfiorargli il pelo.
Non appena il mio lupo ha percepito il suo movimento ha reagito con uno scatto così brusco che quasi gli sono caduto dal dorso, e ora tiene inchiodato a terra il rosso, ringhiando.
Non osare toccarmi!
Il suo ringhio è come un urlo nella mia mente.
Però non traduco. Credo che Derek abbia inteso il messaggio senza problemi.
Lui, da sotto le zampe di Ashton, caccia una smorfia.
-Per quanto apprezzi il calore del tuo alito ringhiante, trovo opportuno informarti dell'esistenza di caramelle alla menta. Inoltre mi hai fatto entrare tutta la neve nei vestiti, e sto congelando-
Brontolando insulti Ashton si sposta, e il scivolo dal suo dorso per aiutare il rosso a rialzarsi.
Lui lancia un'imprecazione non troppo celata quando la neve gli scivola addosso assestandosi nei suoi vestiti.
-Tutto bene?- domando.
-Oh, che vuoi che sia. Un po' di fresco, del leggero venticello che mi accarezza i capelli, sette strati di vestiti perchè non ne abbiamo invernali. In questi ultimi quattro giorni ti ho già detto che passare dalla montagna è stata la peggiore idea di sempre?-
-Circa un centinaio di volte, si- ribatto.
Lui fa un mezzo sorriso. -In realtà, solo ottantadue. Non sei molto portato per la matematica-
Sbuffo, poi gli do un'occhiata più approfondita quando sembra barcollare di nuovo. La carnagione si potrebbe quasi confondere con la neve tanto è pallido, e le sue labbra ormai sono bluastre.
Mi chiedo se per caso ho lo stesso aspetto, ma dubito. Viaggiando su Ashton godo anche del suo calore, decisamente più elevato del mio.
-Abbiamo un paio di coperte. Puoi mettere anche quelle- propongo.
-Se mi metto un altro strato forse sarò più caldo, ma sarei più impacciato di un bambino di due anni. Senza contare che la neve mi è già passata sotto i vestiti, quindi non cambierebbe nulla-
Ashton annusa l'aria.
Il vento sta aumentando. Sta arrivando una tempesta.
Stringo le labbra, frustrato, appena il mio partner mi comunica la notizia.
-Adoro quell'espressione che hai in faccia, mi trasmette così tanta speranza e ottimismo- commenta Derek sarcastico, notandolo -Che ti ha detto il lupetto?-
-Tempesta. Fra poco- riassumo.
Lui trattiene a stento un gemito. -Grandioso. Più neve, più freddo. Avevo sperato di non morire assiderato qua sopra. Certo, il freddo conserva i corpi e rimarrei stupendo in eterno. Ma gradirei uscirne lo stesso.-
Scuoto il capo, esasperato dal suo continuo sarcasmo. Ma non mi sfugge il suo continuo sbattere le palpebre, come se cercasse di mettere a fuoco.
-Sicuro che non ci resti secco qui? Non ho intenzione di trascinarti giù dalla montagna-
-E certo, quando sei tu che devi faticare non se ne parla- mi sfotte lui. -Non sono una completa donnicciola amico. Ma sbrighiamoci a trovare un rifugio, prima questa tempesta arrivi davvero-
Annuisco e mi giro, risalendo su Ashton.
Proseguiamo.
Il mio lupo ora cammina piano, come a fare scudo almeno in parte a Derek dalla neve con il suo corpo, per farsi scusare di averlo buttato a terra.
Il vento aumenta ancora, lo sento distintamente trapassarmi il foular e arrivarmi in faccia. Non percepisco quasi più alcun suono, e non vedo altro colore se non il bianco davanti a me.
Se non fosse per Ashton che si volta di scatto, probabilmente, non mi accorgerei neanche del fatto che Derek ha interrotto un passo a metà e si è accasciato al suolo.

LUX

Con una torsione del polso faccio cozzare la mia arma contro quella del mio avversario, deviandola senza problemi prima che mi colpisca.
Lui non si perde d'animo, anche se le vene del collo gli si tendono per la rabbia.
Carica un altro colpo e mi si lancia contro ad arma tesa. Mi limito a spostarmi di lato all'ultimo momento.
Spostandomi lancio un'occhiata a Crad, che ci osserva in disparte a braccia incrociate. Il tempo di incrociare gli sguardi e lui mi fa un impercettibile segno con la testa.
Finalmente.
Per la prima volta mi faccio avanti io, intrecciando la mia spada di legno con la sua e facendogliela saltare di mano. Neanche un secondo dopo la mia arma è puntata alla sua gola, mettendo fine a questo inutile duello.
-Basta così- dice il mio istruttore, perentorio. Poi si rivolge alla trentina di ragazzi addossati alla parete. Bene. Un altro primo anno e un altro secondo anno. Muovetevi.-
Giafa si fa avanti con un sorrisetto e io le passo la spada di legno, andando a prendere il suo posto al muro mentre lei prende il mio in campo.
Rover, l'istruttore del secondo anno, si è dovuto assentare qualche giorno per assistere la moglie che ha dato alla luce due gemelli. Quando l'ho saputo un sorriso mi è spuntato sulle labbra istintivamente, perchè mi sono venuti in mente i miei genitori.
Pensando a loro, li immagino innamorati come Rover e sua moglie, che è una donna solare e piena di vita. O come Nive ed Ashton. Sicuramente erano anime gemelle.
Giafa si mette in posizione e aspetta appena qualche secondo dopo che Crad da il via, poi arriva a puntare la spada al cuore della sua giovane avversaria.
Trattengo un sorrisetto, mentte il nostro istruttore contrae un muscolo.
Ci ha raccomandato di far durare i combattimenti almeno qualche minuto, ma la mia amica non è molto propensa a seguire la sua regola.
Non sono male quelli del primo anno, in realtà.
Anzi, a parte alcuni se la cavano davvero bene. L'avversaria di Giafa per esempio, se lasciata partire riesce a concatenare i movimenti molto bene. E il mio se non si lascia prendere dalla rabbia è davvero fluido.
Combattere in un campo di battaglia vero, però, ti da riflessi e un istinto di sopravvivenza che neanche il migliore addestramento ti può insegnare.
Non si possono neanche fare paragoni.
Giafa si riposiziona al mio fianco con un sorriso soddisfatto, mentre un altro nostro compagno prende il suo posto.
Lancio un'occhiata al cielo. Ancora un altro paio di combattimenti e avremo finito.
-Potevi andarci un po' più leggera. L'hai affossata- commento.
Lei scrolla le spalle, sorridendo.
-Non ci vado mai piano. Sarebbe mancanza di rispetto per l'avversario-
-Lo sai che sono d'accordo con te, ma in allenamento è diverso. Ci si cala al livello del tuo compagno per aiutarlo a progredire, e lo si aiuta a capirei suoi difetti-
Giafa sorride e non risponde. -Domani ci alleniamo con il terzo anno- annuncia poi, come se io non lo sapessi.
Ghigno. -Già-
-E tu andrai contro Leos-
-Già-
-Su chi dovrei scommettere questa volta?-
Rido genuinamente. -Punta su di me, ovvio. E voglio una percentuale delle vincite-
-Accetti il pagamento in dolcetti al cocco o preferisci quelli al cioccolato?- chiede lei, angelica.
Rido ancora, cercando di non farmi beccare da Crad -Direi un misto di entrambi-
Io e Leos ci sfidiamo a intervalli regolari da quando ci siamo conosciuti.
Per ora abbiamo fatto trentuno sfide, e siamo a un punteggio di quindici a sedici. Per lui.
Domani ho tutte le intenzioni di rimontare.
È sicuramente uno spadaccino straordinario, e spesso per assistere alle nostre sfide si fermano entrambi i nostri anni.
Dalle ultime dieci è iniziato un giro di scommesse clandestine basate sui dolci della mensa.
Mentre io e Giafa parliamo l'ultimo scontro della giornata finisce, e Crad ci lascia finalmente liveri di andare in mensa.
-Ragazzina- chiama prima di lasciarci andare, rivolto a Giafa -Un'altra esibizione come quella di oggi e faremo i conti-
Lei mette su un'espressione contrita, per apparenza.
-Scusi- dice, e se non la conoscessi potrei quasi pensare che sia sincera.
Poi sgattaioliamo via, ridendo, dirette alla mensa.
Circa a metà strada Giafa sembra attirata da un punto alla nostra sinistra. -Hey, quello non è Leos? Leos!-
Esclama, urlando l'ultima parola.
Il ragazzo si ferma e si gira a guardarci, per poi aprirsi in un sorriso tirato. Lo raggiungo, preoccupata.
-Che ci fai qui? La mensa è dall'altra parte. Hai paura che possa avvelenarti per vincere domani?- scherzo.
Lui non va neanche un sorriso.
-Non lo hai saputo?- chiede invece, di rimando.
-Saputo cosa?- sono confusa ora, oltre che preoccupata.
Leos sospira. -Battaglia. Saremo chiamati di nuovo, fra due settimane.-
-Oh-
Abbasso lo sguardo. Se ci sarà anche lui avrò una persona in più per cui essere davvero in ansia, casomai dovesse succedergli qualcosa.
Alzo di nuovo gli occhi per osservare il suo sguardo corrucciato, e la fronte agrottata.
-C'è dell'altro- intuisco.
Leos annuisce. -Sarà una battaglia più dura del solito.
Difenderemo un passo importante, e vogliono che ci siano più unità possibili.
Andrà più di metà del quarto anno, qualcuno dei miei e tu e Giafa. Ma non è questo il punto.
La posta in palio è troppo alta e loro.. vogliono che portiamo anche i lupi.
Se succedesse qualcosa ad Iron non so cosa farei-
Nella mia bocca si stanno già formando parole rassicuranti, ma all'improvviso si congela tutto.
I lupi scenderanno in guerra. Nive.
Il lupo bianco scenderà in un campo di battaglia, dove un'intera armata di soldati lo vedrà, e conoscerà la profezia.
E non ci sarà uno solo di quei soldati che non proverà ad ucciderla.

Wolf's Knights - The Black Wolf        (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora