Cap 19

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LUX

Mi è sempre piaciuto stare in sella a Jeis.
Quando ero piccola spesso mi arrampicavo in groppa a lui, stringendogli il pelo con i miei pugnetti da bambina, mentre lui mi aiutava a issarmi spingendomi con il muso, e rimanevo ore a cavalcarlo mentre lui mi portava ovunque. Dow era molto più moderato di me, anche se, ora che conta, il suo cavaliere è lui.
E a me va benissimo così. Non potrei immaginarmi mio fratello con un partner diverso da Jeis, o me stessa con qualcuno che non sia Nive.
Eppure in questi giorni sto riscoprendo la gioia di cavalcare questo animale possente, il tremito dei suoi muscoli sotto le mie gambe, i movimenti fluidi che in Nive e negli altri cuccioli sono ancora impacciati a confronto, la forza vibrante che sembra pervaderlo.
Adoro queste sensazioni.
-A cosa pensi?- chiede Dow, sfiorandomi il fianco con un gomito.
Sorrido -A quanto sia straordinario Jeis-
-Ovviamente- ride lui -È il mio degno partner-
Sbuffo divertita, e approfitto del fatto che sia dietro di me per tirargli una scherzosa gomitata nelle reni. Inutile dire che lui non fa una piega.
Leos da dietro di noi sprona di poco Iron per affiancarci.
-Shadow, Lux, abbiamo lasciato il fiume da un po'. Andrà bene continuare per di qua?-
Non so esattamente come sia venuto a conoscenza del nome completo di mio fratello, eppure si rifiuta di chiamarlo in altro modo. Probabilmente già non chiamare un suo superiore con il grado che gli spetta lo mette a disagio; usare un soprannome gli risulterebbe impensabile.
Mio fratello per tutta risposta appoggia la mano sul collo di Jeis. -Va tutto bene. La traccia è fievole, ma lui la sente ancora-
È vero, il lupo grigio da quando ci siamo lasciati il torrente alle spalle perché abbiamo trovato delle tracce non ha mai avuto dubbi sulla direzione da prendere.
E se devo essere sincera, questo mi sconcerta.
Mi ricordo benissimo di quanto, durante il viaggio verso la città-prigione di Ureht, Alexander e lo stesso Ashton fossero stati attenti a lasciare meno tracce possibile, a cancellare i segni del proprio passaggio.
E quante volte ho litigato con quel ragazzo perché a quanto pare io non ero abbastanza brava a farlo.
Adesso, invece, sembra quasi come se avessero lasciato tracce apposta. E ciò mi inquieta da morire.
Se è davvero così, se sono stati davvero tanto incoscienti, li ucciderò con le mie mani. E se fosse stato qualcun altro a seguirli al posto nostro? Si sarebbero tirati i nemici in braccio.
Sospiro scuotendo il capo.
-Tutto bene Lux?- mi chiede Giafa.
-Ho solo un po' di fame- mi affretto a mentire, soffocando una punta di rimorso.
Non è una vera e propria bugia, in realtà. Ho davvero fame. Ma non è certo questo il motivo per cui ho sospirato.
-Ti capisco- sospira intanto la mia amica a sua volta -Sono ore che il mio stomaco brontola, ma voi niente. Iniziavo a pensare di viaggiare con delle statue d'argilla-
Rido, dando un'occhiata al cielo. In effetti è già pomeriggio inoltrato. Non mi stupisco di avere fame.
-Resistete ancora un po'- dice Dow -ho capito dove siamo. Più avanti c'è la città di Zyola. Possiamo fermarci li a mangiare, la gente del posto è molto ospitale. Voi che ne dite?-
-Si!- si affretta a rispondere Giafa, accompagnata dal brontolio del suo stomaco.
Non posso non ridacchiare, così come Leos e mio fratello.
-Allora sbrighiamoci- dice quest'ultimo. E chiede a Jeis di andare più veloce.

***

Capiamo che qualcosa non va ancora prima di entrare nella città.
I primi ad accorgersene sono i lupi, quando siamo ancora abbastanza lontani.
All'improvviso iniziano a tentennare, scrollare il muso e procedere più lentamente.
Appena accade Dow corruga la fronte e smonta in fretta, con la solita naturalezza, senza neanche chiedere a Jeis di fermarsi.
Come al solito mi trovo a pensare che, se provassi a imitarlo, come minimo inciamperei cadendo in una maniera imbarazzante.
-Che succede amico mio?- chiede intanto mio fratello, che si è portato avanti fino a cingere il muso del suo partner con un braccio.
Jeis scrolla il capo e espelle l'aria con un mezzo sbuffo.
Dow si acciglia ulteriormente, poi si rivolge a noi.
-Scendete- dice semplicemente -Proseguiamo a piedi. Qualcosa disturba l'olfatto dei lupi-
Guardo i miei amici, sconcertata, e li vedo perplessi quanto me.
-Qualcosa li disturba? Cosa?- Domanda Giafa.
Dow lancia un'occhiata verso la città. -Presumo lo scopriremo presto-
-Sarà prudente andare avanti senza di loro?- chiede anche Leos.
Segue qualche istante di silenzio.
Alla fine sospiro, e smonto da Jeis anche io. Non abbiamo molta scelta, in fondo. Siamo aspiranti cavalieri dei lupi. Vogliamo aiutare la gente. E se qualcosa sembra essere strano in una città, abbiamo il dovere di andare a controllare.
Così mi avvicino a mio fratello, controllando che la spada e la frusta siano ben assicurate alla cintura, e parlo. -Presumo che scopriremo anche questo-
Dopo non molto, avvicinandoci a piedi, capiamo anche noi cos'è che ha bloccato i nostri amici.
Dalla città proviene un tanfo pestilenziale, di urina e chissà che altro, che mi spinge a soffocare un conato di vomito e il desiderio di fare retrofront e tornare da Jeis, dove il mio naso è al sicuro.
Mio fratello, al contrario, serra i denti e si affretta ulteriormente. Leos lo segue senza fiatare, respirando con la bocca. In questo momento mi viene in mente che dal terzo anno ci sono simulazioni nelle quali gli apprendisti si preparano ad affrontare situazioni difficoltose nella vita reale. Chissà se il mio amico ha già avuro una simulazione che rappresentasse un ambiente maleodorante come questo.
Giafa e io, si sicuro, non abbiamo mai provato nulla si simile. Le lancio un'occhiata sconsolata, pienamente ricambiata, ci compriamo la bocca con il mantello e ci ingeniamo a seguirli a nostra volta.
Più ci avviciniamo alle mura della città più l'odore aumenta, fino a quando, oltrepassate queste, neanche il mantello basta a proteggere il mio naso dai rivoltanti miasmi.
-Le guardie non ci sono- commenta mio fratello da dietro la sua sciarpa, guardando i lati del cancello che abbiamo superato. Leos inizia a discutere con lui per trovare una motivazione, ma io non presto attenzione. Sono troppo impegnata a non vomitare.
Le strade sembrano un'immensa latrina, come se gli abitanti, ammesso che siano stati loro, abbiano dimenticato l'esistenza dei bagni e abbiano deciso di riversare tutti i propri effluvi ovunque capitasse.
Mi guardo intorno alla disperata ricerca di un qualsiasi segno di vita, fino a quando intravedo un movimento indistinto vicino all'angolo di una casa.
Tiro un sospiro di sollievo e mi metto a correre in quella direzione, attenta a calpestare il meno possibile le pozze di schifo disseminate per la strada. Non appena vedono il mio scatto, gli altri mi vengono dietro.
Giro l'angolo e allungo una mano per afferrare il braccio della figura cenciosa che mi è apparsa davanti, salvo ritrarla subito in un istintivo moto di schifo dovuto al fatto che l'uomo è all'incirca nella stessa stessa condizione della strada.
Poi il senso del dovere e quello di pietà hanno la meglio e lo afferro di nuovo per le spalle.
-Stai bene? Cos'è successo qui?- domando con ansia.
Questo inizialmente non mi risponde. Ha uno sguardo sognante, quasi allucinato, come se non si trovasse qui.
Lo scuoto di nuovo.
-Fiori... fiori...- dice questa volta lui, con un tono sognante e alienato -Ci proteggeranno dal lupo...-
Lo lascio, scossa, e mi giro verso i miei amici per avere una loro opinione.
Giafa mi guarda le mani con un pizzico di schifo. -Non provare a toccarmi con quelle. Nemmeno per salvarmi la vita-
Le guardo anche io e rabbrividisco, affrettandomi a sfregarle su un angolo di muro pulito.
-Cos'è successo a quest'uomo?- chiede invece Leos.
Finisco di sfregare e gli lancio un'altra occhiata dubbiosa. -Credimi, vorrei saperlo-
Il silenzio è così denso che quando all'improvviso scoppia un fragore da qualche parte verso l'interno del villaggio trasaliamo tutti.
-Che diamine succede?- sbotto.
Di nuovo mio fratello assume un'espressione seria e accigliata, e mi sembra già di vederlo con tutti i sensi tesi verso l'origine del frastuono.
Nel frattempo l'uomo, come rianimato, si è avviato nella direzione da cui proviene.
-Seguiamolo- decide alla fine Dow -Andiamo a vedere. Ma non facciamoci notare. Ho un brutto presentimento-
Ci mettiamo di nuovo in marcia, le facce coperte, respirando il più possibile con la bocca.
Leos mi si affianca e mi sfiora il fianco con il gomito. -Tutto bene?-
Annuisco, non del tutto convinta. -Sto disperatamente cercando di non vomitarmi nel mantello-
-Puoi sempre farlo sulla strada- commenta Giafa, abbastanza schifata -Tanto non potresti peggiorarla di molto-
Soffoco un conato. -Grazie mille, Gia-
E nonostante il posto e la situazione, come al solito, quando sono in compagnia di questi due non posso evitare di ridere. E loro con me.
-Voi tre- ci richiama mio fratello, ma senza eccessiva durezza -Tornate seri. Siamo arrivati-
È appoggiato a un angolo di una casa, guardando dall'altra parte senza sporgere, in modo da osservare senza farsi scorgere da chiunque ci sia si là. Ci affrettiamo ad imitarlo.
E la visuale mi toglie il fiato.
Quella su cui ci affacciamo è una delle strade principali, che sfocia direttamente sulla piazza centrale.
In mezzo a questa avanzano tre figure, tre monaci incappucciati, con sai grezzi ma puliti, in mano diffusori di incenso e sulla bocca mascherine isolanti.
Ma quello che mi sconvolge è che tutto intorno a loro sono ammucchiati gli abitanti del villaggio, lerci, denutriti, che si scagliano in estasi verso i sacerdoti, salvo venire respinti da un cerchio di individui vestiti in nero e muniti di frusta.
Eppure, ogni volta che vengono colpiti, più che dimostrare dolore si abbandonano a gemiti di piacere. Sembrano bestie.
I monaci, in mezzo a ciò, avanzano imperturbabili, agitando i diffusori.
-Fratelli!- grida il monaco centrale, e la sua voce spicca sopra quelle di tutti -La profezia si sta compiendo! Il lupo nero è arrivato, è qui per ucciderci tutti. Pregate, fratelli miei, affidatevi ai fiori! Loro ci proteggeranno!-
-Ma che diavolo sta succedendo?- domando piano.
Un movimento accanto a me. Mi giro di scatto, e vedo che a Leos è caduta la sciarpa da davanti al viso. Ha gli occhi sgranati, leggermente sognanti. All'improvviso mi fa paura.
-Questo odore...- mormora solo. E fa un passo avanti.
-Leos! Che fai?- allungo le mani per afferrarlo, così come Giafa, e all'improvviso lo sento anche io.
Un odore dolce, pungente, il più iacevole che abbia mai sentito, e che speravo di non sentire più.
Il mio corpo, in istintivo, fa un passo avanti. Ma la mia mente grazie al cielo è ancora lucida.
Anche gli occhi di Giafa iniziano ad annebbiarsi.
-Indietro! Indietro!- esclamo, spingendo i miei amici verso la direzione da cui siamo venuti con tutte le mie forze -Dobbiamo andarcene da qui-
Grazie al cielo, anche mio fratello riesce a resisterd all'effetto e mi aiuta a strattonarli via il più velocemente possibile.
Corriamo, allontanandoci a caso nelle stradine, l'unica cosa che conta è mettere più distanza possibile fra noi e l'incenso di quei monaci.
Alla fine ci fermiamo, esausti. Gli occhi di Giafa e Leos hanno ripreso colore.
-Ma cosa.. che ci è successo?- chiede lui.
Io guardo mio fratello, terrorizzata. -Quelli erano i fiori della perdizione- dico solo, anche se lui ha già capito, come me -Quell'incenso... stanno drogando la gente con i fiori della perdizione!-

Wolf's Knights - The Black Wolf        (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora