Cap 17

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LUX

Questa volta, siamo davvero in bagno. Non appena quell'uomo.. Il padre di Giafa.. ha detto quelle parole, ho guardato la mia amica con occhi sgranati, sperando in una spiegazione.
Lei però si era bloccata come in cucina, persa nel vuoto.
Così ho lasciato Sef a ringhiare contro quel Gunther, ho nuovamente afferrato Giafa per il braccio e l'ho tirata via, per la seconda volta in una sera.
-Moglie?- chiedo ora, in un bisbiglio concitato, incredulo e furente. -Moglie? C'è qualcos'altro che ti sei dimenticata di dirmi per caso, Gia?-
Di nuovo lei si prende tempo per rispondere, deglutendo come se le parole si rifiutassero di risalire la sua gola, e io provo una stretta al cuore nel vederla così.
Giafa è quella che ride sempre, che parla anche quando non dovrebbe, che sa sempre cosa dire. E ora è il fantasma di se stessa.
-Giafa?- chiedono di nuovo, più dolcemente -Sei sposata?-
Lentamente, come se ogni movimento le costasse fatica, lei annuisce. Subito dopo però scuote il capo energicamente.
-Io.. no. Non lo sono- risponde infine -dovrei esserlo, però-
-Spiegami- la esorto.
Giafa sospira -No, non sono sposata. Non del tutto, almeno. In realtà, sono scappata da questa casa la notte delle mie nozze-
La esorto con lo sguardo a continuare, e lei lo fa.
-Il matrimonio, qui da noi, è un po' diverso che quello nelle grandi province.
In realtà è molto semplice. Basta condividere, sotto gli occhi di un supervisore, il tetto, un pasto e... beh.. Il letto-
La guardo, inorridita. -Quindi mi stai dicendo che tu hai...-
-No!- mi interrompe lei con forse un po' troppa veemenza. Ma forse al margine del paese non l'hanno sentita.
Arrossisce furiosamente, ed è un misto fra il furioso, l'imbarazzato e il triste -Te l'ho detto, me ne sono andata la notte. Ho rubato la chiave e ho chiuso Gunther e mio padre in camera... Poi sono scappata.
Per fortuna non mi hanno raggiunto prima che arrivassi all'Aserâh-
Trattengo un sorrisetto divertito. Questa è la Giafa che conosco.
Mi immagino il padre e il promesso sposo della mia amica furenti, chiusi in una camera da letto, beffati da quella che credevano una povera ragazza indifesa. Non avevano capito niente.
-Di sicuro sei stata coraggiosa- commento con un sorriso -Ma perché sei voluta tornare qui allora? Se hai sofferto così tanto, perché ti sei proposta tu per prima di venire a chiedere informazioni? Questo posto è un incubo-
Lei mi fa un sorrisetto triste -Che domanda stupida, Lux. Per te e Nive, no? Devi ritrovarla-
Rimango basita qualche attimo. Poi la afferro per il colletto. -Ma sei diventata matta?- urlo, e questa volta sono sicura che dall'altra parte del paese hanno sentito me.
-Avremmo trovato un altro modo, Giafa! Oppure avresti potuto aspettarci fuori dal paese!-
Abbasso il tono insieme allo sguardo -Non fare stupidaggini simili, ti sei messa in pericolo. Nive è la mia partner, mia sorella. Ma tu.. Sei la mia migliore amica, Gia. E per quanto voglia ritrovare lei, Non posso mettere in pericolo te. Ti è chiaro questo?-
E non so come ci ritroviamo strette in un abbraccio, dandoci pacche sulla spalla a vicenda come soldati ma con gli occhi lucidi da ragazze, quali siamo, con la romantica compagnia di un lavandino e un gabinetto in legno.
Alla fine ci attacchiamo, dopo parecchi minuti.
-Scendiamo- dico alla fine -Proviamo a risolvere questa cosa. O magari, Sef ha già mangiato quei due. Il che ci risparmierebbe parecchi problemi, in effetti-
Le scappa addirittura una risatina. Poi scendiamo in cucina, insieme.

***

Quando arriviamo l'atmosfera non è delle più allegre. Leos e Dow sono seduti di fronte al padre di Giafa, che nel frattempo ho scoperto chiamarsi Frederick, e a Gunther.
Ruth è vicino al lavandino, apparentemente estranea alla vicenda. A quanto pare è vero che noi donne contiamo molto poco, qui.
Appena entriamo tutte le teste si voltano verso di noi.
-Ti ho sentito urlare- mi sorride Dow, premuroso come al solito -Tutto bene?-
Annuisco con un sorriso abbastanza tirato, e mio fratello non fa altre domande, in parte perché so che ha già capito e in parte per l'ambiente in cui siamo.
Frederick osserva attentamente Giafa.
-Figlia mia- dice, solo. -Sei tornata per compiere il tuo dovere, alla fine-
-Non sono tornata per questo, papà...- risponde lei, piano.
Questione di un attimo e il volto dell'uomo si adombra. -No?- chiede, e se prima la sua voce era pacata, quasi soddisfatta, ora è decisamente adirata. -E che ti fa pensare che saresti stata la benvenuta? Sei sposata. E noi abbiamo sopportato la tua indolenza abbastanza a lungo. È ora che riprenda i tuoi doveri-
Agrotto un sopracciglio. -Credevo che non fosse ancora sposata- dico, prima che chiunque possa ribattere impedirmelo.
L'uomo arrossisce di rabbia. -Non parlare quando non sei interpellata, femmina-
Prima che possa rispondere nel modo in cui si merita, e probabilmente creerei un conflitto nazionale solo con la frase che ho in mente, mio fratello mi avvolge il pugno con la sua mano. Segno inequivocabile che forse è meglio se evito.
-In che senso Giafa sarebbe o non sarebbe sposata, sorellina?- chiede dolcemente, provando a far sbollire la mia rabbia.
Io prendo un respiro profondo. -Per un matrimonio, qui, si dovrebbero condividere un tetto, un pasto e, uhm... Il sesso. Giafa e Gunther hanno condiviso solo i primi due-
Frederick mi rivolge un'occhiata malevola. Probabilmente, non gli piace far sapere che è stato messo nel sacco dalla figlia. Quasi sicuramente qui non lo sa nessuno.
Dow sembra fermarsi qualche istante a riflettere sull'informazione che gli ho appena dato, pensando a come possa farci uscire da questa situazione scomoda. Questa volta, però, è Leos a trovare per primo una soluzione.
-Giafa non ci ha mai parlato di questa vostra usanza- dice -però in questo caso, ci sarebbe un problema. Non può sposare quel Gunther-
-È perché mai?- chiede quello, facendo sentire Las sua voce per la prima volta.
È stridente e gutturale, spiacevole come ogni altra parte di lui.
Leos, con un sorriso smagliante, si alza e cinge la vita della nostra amica con un braccio. -Perché è già felicemente sposata con me-
Giafa gli lancia un'occhiata da "cosa-diavolo-stai-dicendo" e io cerco di non scoppiare a ridere di fronte alle facce basita della sua famiglia.
Anche Dow ha un brillio divertito negli occhi per questo bluff.
-Come... come sarebbe?- la tonalità della faccia di Frederick raggiunge una tonalità simile al bordeaux.
-Io e vostra figlia condividiamo il tetto da due anni, ormai- dice lui in un tono melenso che non gli appartiene affatto -Così come il cibo. Ed esattamente tre mesi e quindici giorni fa abbiamo diviso il letto, coronando la nostra unione. Non ho potuto chiedere il permesso a voi, egregio suocero, ma ho fatto le cose seriamente chiedendo il permesso al nostro qui presente superiore-
-È vero- gli regge il gioco Dow -Le unioni nell'Aserâh sono tenute molto in considerazione. Una coppia che viene ufficialmente registrata è poi trasferita in una stanza matrimoniale, in modo da facilitare le possibilità di procreazione. Non mi stupirei se vostra figlia fosse già in dolce attesa-
Questa sfilza infinita di bugie sta rischiando seriamente di farmi scoppiare a ridere da un momento all'altro.
All'accademia è severamente rischiato anche per due persone dello stesso sesso dormire insieme. Chissà cosa succederebbe se mai dovessero beccare due persone di sesso opposto.
Probabilmente espulsione, disonore, scomunica. Altro che camera matrimoniale!
Mi giro verso Giafa e vedo che ha ripreso un po' di colore e che anche lei, come me, sta cercando disperatamente di non scoppiare a ridere.
Invece la sua famiglia è assolutamente traumatizzata. Facce sbigottite, mascelle che quasi arrivano al pavimento. Tutto ciò non mi aiuta affatto a rimanere seria.
-Questo è disdicevole...- sibila alla fine Frederick -La mia approvazione va a Gunther. È lui lo sposo designato di mia figlia-
-Quando un ragazzo o una ragazza entrano nell'Aserâh, la situazione cambia. Diventano cadetti, e l'autorità di un ufficiale diventa pari se non superiore a quella di un padre. Se io ora ordinassi a Giafa di ucciderla, lei dovrebbe ubbidire-
Ammiro davvero come mio fratello riesce a giocare con le situazioni, a rigirarsele nella mente e trattare.
Anche se, a discapito di quello che ha appena detto, noi in realtà stiamo per far scappare volontariamente il lupo e il cavaliere che ci hanno ordinato di uccidere-
Frederick diventa ancora più rosso a causa della velata minaccia. -Non lo accetto- dice ancora.
-Potete mettermi alla prova, suocero... - sorride amabilmente Leos, sottolineando l'ultima parola e guadagnandosi un'occhiata colma d'odio da parte di quello. -Da noi, quando ci sono controversie di questo genere, se non si riesce ad arrivare a un patto si ricorre ad un duello-
Inutile dire che i duelli in accademia sono rigorosamente vietati.
-Un duello, ebbene- tuona il padre di Giafa alla fine, cadendo pienamente nella trappola in cui Leos e Dow lo hanno voluto portare. -Domani. Se vincerai tu, ragazzo, potrai fare quello che vuoi. Se vincerà Gunther, mia figlia resterà qui-
E così, il dado è tratto.

Wolf's Knights - The Black Wolf        (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora