Capitolo diciannove. POV Lucifero.

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-Metadron !- Urlo con i nervi a mille in questo schifo di piazza. Ma perché ci mettono così tanto ?!

All'improvviso vedo il bambolotto scendere dal cielo in tutta la sua schifosa delicatezza.

-Lucifero. È successo qualcosa ?- Domanda confuso.

-Si per la miseria ! Hanno accoltellato Lucia e ho bisogno del tuo sangue !- Non riesco a trattenere la rabbia.

-Cosa ?!- Si blocca per un istante. -Cosa hai fatto a mia figlia ?!- Inizia ad urlare anche lui.

Ma è idiota ?!

-Sta morendo ! Dammi il tuo fottuto sangue !- Mi avvicino a lui.

-No ! Tu gli hai fatto del male solo per convincermi a darti il mio sangue. Non sono stupido, non chiederesti mai aiuto a noi angeli, sopratutto a me  !- Sbotta.

Si è decisamente idiota.

-Sentimi bene. Se non mi dai il tuo sangue entro cinque secondi, me lo prendo da solo, parola mia...- Ringhio e lui indietreggia, ma come se non fosse successo niente, alza la testa e gonfia il petto.

-Non ci casco.- Ringhia anche lui.

Rimangono solo cinque minuti e Lucia morirà.
Non voglio che muoia, lei non deve morire...solo io posso uccidere quella maledetta ragazza che in pochissimi giorni ha stravolto la mia eternità.

Quel sorriso e quegli occhi perennemente taglienti...il suo carattere impossibile ma estremamente eccitante.

Così simile a me, ma anche così diversa. Con i suoi giochetti infallibili e le sue parole dolci...

Diamine Lucifero svegliati !

Ah ma a chi prendo in giro ?! Quella ragazza mi ha stregato come non ha fatto nessun altra.
Io voglio lei, sempre. Ho quella voglia irrefrenabile di toccarla, averla accanto e possederla.

La odio.

Non posso perderla, non adesso.

Guardo Metadron negli occhi deciso e mi inginocchio al suo cospetto.

-Salva tua figlia. Ti prego.- Contraggo la mascella, segno di nervosismo.

Giuro che se non me lo da adesso, lo uccido.

Lui mi guarda sorpreso. Amo lasciare le persone di stucco, è la cosa più divertente nell'essere me.

Anche se in questo caso sto provando un fastidio enorme. Ah Lucia, cosa diamine sono disposto a fare.
È sempre colpa sua. Questa me la pagherà.

Alzo un sopracciglio, in modo che sappia che sto aspettando e anche che sto perdendo la pazienza. 

-Va bene. Ma domani la voglio vedere. E giuro che se alle cinque in punto non la trovo. Dichiaro guerra.- Dice seccato tagliandosi il polso.

Mi alzo di scatto, prendendo la boccetta dalla mia tasca.

La riempio. -Credo possa bastare.- annuncio mentre chiudo il contenitore.

Cavolo quanto puzza di purezza.

-Non fare quella smorfia. Lo so, odora di divino.- Sorride.

-Levati quel sorriso dalla faccia, riccioli d'oro.
Tua figlia sta morendo.- Ringhio e lui si rabbuia.

Mancano due minuti, quindi senza aggiungere altro, corro verso un punto a caso. Per non far notare l'esatta ubicazione delle porte degli inferi.

Appena vedo che se ne è andato, corro
spedito corso i cancelli, per arrivare nella stanza di Lucia appena in tempo.

Infiltrata nel male. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora