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Passata l'ora io e i miei compagni ci dirigemmo chi nell'atrio e chi in altre aule.
Per quel giorno la scuola per me era finita, al contrario di Marco che doveva starci un'altra ora.
Tutto sommato quel giorno non era andato poi così male; mi ero fatta un'amica e nessuno aveva leso né alla mia sanità mentale né a quella fisica.
<<Ei!>> mi disse una voce alle mie spalle.
Sussultai voltandomi, ritrovando Kevin che se ne stava impalato di fronte a me.
Non dovevo farmi ingannare. Se Jackie aveva ragione non potevo concedermi nemmeno una debolezza.
Con educazione, ricambiai il saluto, dandogli poi la schiena per sistemare l'armadietto il più lentamente possibile.
Con la coda dell'occhio vidi che apriva lo sportello di fianco al mio per poi mettersi a leggere qualcosa.
<<Allora?>> mi domandò con tono spazientito dopo un po':<<Non posso fingere ancora per molto che mi interessi la roba che c'è qui dentro!>> esclamò alzando il libro che aveva in mano, dove sulla copertina campeggiava la scritta "ALGEBRA".
<<Non farlo allora.>> risposi tentando di non farmi tremare la voce.
Balbettavo sempre quando parlavo con i ragazzi; inoltre i suoi occhi erano così azzurri che mi ricordavano l'oceano, e io amavo l'oceano e...no dovevo fermarmi. Mi concentrai su un punto indefinito del corridoio.
Sospirò.
<<Se non l'hai ancora capito...sto cercando di uscire da scuola insieme a te.>> concluse con un mezzo sorriso.
Divenni paonazza.
E ora cosa dovevo fare?! Potevo dire di aver dimenticato qualcosa in classe, ma avrei fatto la figura dell'imbranata. Però pensandoci bene, una semplice chiacchierata non era nulla di che, mica mi aveva chiesto di sposarlo o di andare a vivere con lui.
<<Ok, ok.>> gli dissi mettendomi il cappotto.
Mi sorrise soddisfatto.
Mi sentivo a disagio con lui di fianco, soprattutto perché aveva un'aria così sfrontata e non si degnava di parlarmi; era lo stesso ragazzo sull'aereo, ma c'era qualcosa di diverso...ah no, ero io che mi facevo prendere di nuovo dalla timidezza.
Mentre cercavo di capire il perché avesse voluto tornare a casa con me se poi non mi considerava, incappai in una lastra di ghiaccio. I miei piedi cominciarono a slittarci sopra e un secondo dopo, mi ritrovai a gambe all'aria.
<<Per la miseria!>> mi lamentai, tentando di rimettermi in piedi, peggiorando solo le cose.
Alla fine rinunciai, mettendomi seduta a gambe incrociate, mentre i miei pantaloni si inzuppavano d'acqua gelata.
Kevin si accovacciò di fianco a me, con una mano davanti alla bocca. Ad un certo punto scoppiò a ridere.
All'inizio rimasi un filino offesa dalla sua reazione, ma poi mi lasciai andare anche io.
La gente che ci passava affianco aveva reazioni differenti: chi rideva con noi, chi ci guardava male o chi semplicemente rimaneva indifferente.
Lo osservai un attimo e sentii il mio stomaco torcersi.
<<Stai bene?>> si assicurò dopo.
Annuii distratta dai suoi capelli che gli erano caduti sul viso. Se li scostò con uno sbuffo, prendendomi per mano e facendomi alzare.
Non pensare a lui in quel modo, non interessarti a lui. Mi imposi.
Mi ripulii dalla neve che mi era rimasta sui vestiti.
Kevin rimase per un attimo a fissarmi, per poi frugarsi nelle tasche. Tirò fuori un berretto di lana. Si avvicinò e con movimenti leggeri, mi tolse la neve che avevo tra i capelli per poi infilarmi il cappello. Mi sentii improvvisamente accaldata e sperai che lui non se ne accorgesse.
<<Ecco, così va molto meglio.>> affermò come se avesse compiuto l'azione più importante della sua vita.
<<Grazie.>> gli sorrisi.
<<Oh, spero che i tuoi pantaloni non si siano rovinati.>>
<<Ma è mai possibile che voi americani non abbiate mai visto un paio di pantaloni strappati?>> sbottai, pensando che la mia frase suonava un po' assurda, dato che l'America era la patria di questo stile. Ma ripensando alle gonne e ai jeans brillantati di Tiffany, cominciavo a capire il perché di questa reazione.
<<So cosa sono.>> puntualizzò alzando un sopraciglio:<<Solo che sono così...diversi da quelli delle ragazze che di solito frequento.>>
Perché?! Quante ragazze frequentava?! Aspetta...perché ero gelosa? Lui non mi interessava.
<<Ma a te stanno a pennello.>>fece un sorrisetto sbieco.
Tossicchiai, mordendomi un angolo del labbro.
<<Non così forte...>> consigliò notando i miei denti che tormentavano la pelle:<<Ti farai male se no.>>
Pronunciò queste ultime parole, mentre con il pollice mi sfiorò l'angolo della bocca, per poi attraversare la strada con un cenno del capo.
Rimasi ferma lì fino a che non capii cosa aveva appena fatto. Toccai lo stesso punto, dove poco prima si erano posate le sue dita, sentendolo più caldo del resto del viso già bollente.
Sbuffai una piccola nuvoletta di vapore dalla bocca, e finalmente le mie gambe ricominciarono a muoversi.
Perché l'aveva fatto? Mi stava mandando in pappa il cervello! Ed era solo la seconda volta che lo vedevo. Doveva essere di sicuro per tutte quelle novità dell'ultimo periodo, nulla di più.

Ore 15.15...Esprimi un desiderio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora