<<Signor Tompson...lei non dovrebbe essere in classe a quest'ora?>> domandò Smiller a Kevin. Che strano sentir nominare il suo cognome.
Ero in palestra con un bicchiere di plastica di acqua e zucchero in mano, e nell'altra una busta del ghiaccio da mettere sul bernoccolo in testa.
<<Avevo tanta voglia di vederlo all'opera, è così bravo!>> rispose Kevin tutto risoluto.
Il Goblin si mise dritto con le spalle, doveva essere talmente contento di sentirsi dire un complimento. Non potevo credere che se l'era bevuta.
<<Solo per sta volta, intesi?>> lo avvisò; poi accennando a me:<<Sta qui con lei fino a che non torno.>>
Kevin fece il saluto militare.
Dio quanto era carino! Cioè, quanto era carino il suo modo di fare...non lui.
Feci per alzarmi ma lui mi spinse delicatamente sulla panca. Ero un po' contrariata, ma mi sedetti di nuovo.
<<Allora, Signor Tompson, perché eri lì fuori?>> indagai.
<<Avevo matematica. Non ci vado molto d'accordo.>> fece spallucce.
Venne a sedersi vicino a me prendendomi il ghiaccio dalle mani e tenendomelo lui sulla nuca. Mi sentii rizzare i capelli.
<<Posso anche fare da...>>
<<Shh... Sta zitta.>> mi incitò.
Ma la smetteva di darmi ordini?! Mi faceva innervosire in un modo!
All'improvviso entrò come una furia mio fratello. Era preoccupato più che arrabbiato e non si presagiva nulla di buono.
Tentai di farmi piccola piccola, ma sfortunatamente, la terra non inghiottiva la gente a comando.
<<Cos'é questa storia Anna?>>
<<Non é colpa sua se non é stata bene.>> mi difese Kevin alzandosi.
Non riuscivo a guardare mio fratello in faccia, era troppo umiliante.
<<Si che lo é.>> continuò lui imperterrito puntandomi gli occhi addosso.
Non mi piaceva quando faceva il ruolo del fratello iperprotettivo.
Sorpassò Kevin mettendosi di fronte a me.
<<Cazzo Anna! Non di nuovo ti prego!>> mi disse prendendomi la mano libera.
Sentivo gli occhi pizzicare. Non qui, non qui!
<<Ci sono tante persone che ti possono aiutare.>>
Kevin mi guardava con aria curiosa, tentando di capire a cosa Marco si stesse riferendo.
La palestra stava diventando improvvisamente piccola e io dovevo uscire immediatamente da lí.
Mi alzai e il più in fretta che potei raggiunsi la porta; andai nello spogliatoio e afferrai le mie cose per poi uscire all'aperto. Le lacrime cominciarono a scorrermi per le guance, mentre il vento le faceva andare lontano.
Perché? Perché? PERCHÉ?!
Avevo chiuso con tutto, con il mio passato e ora ci ricadevo dentro.
Come un flashback, mi apparvero le immagini di me che rifiutavo qualsiasi cosa da mangiare.
Era stato un periodo terribile quello.
Avevo scoperto che quel bastardo del mio ex ragazzo mi tradiva con una che apriva le gambe a comando; tutti mi deridevano alle mie spalle, e quando io lo scoprii non seppi cosa fare.
Pensai subito che fosse per colpa mia, per colpa del mio aspetto fisico e così smisi di mangiare.
Poi pian, piano capii che la mia salute era più importante di quelle stronzate che dicevano su di me, e così cominciai ad andare a parlare con una psicologa. La mia vita migliorò e riuscii a ritrovare il mio equilibrio mentale. In tutto quel tempo in cui dimagrivo a vista d'occhio, mio fratello faceva di tutto per cercare di aiutarmi assieme a mio padre, mentre mia mamma diceva che era solo la crescita.
Avevo giurato di non ricascarci, ma in quegli ultimi giorni era stato più forte di me, non volevo ingoiare nulla se non acqua o cose da bere. E io avevo paura, Dio se c'è l'avevo.
Stavo correndo verso un albero e mi ci si sedetti, appoggiandomi al tronco. Nascosi il viso tra le mani, singhiozzando.
<<Annie...>>
Non alzai la testa, sapevo chi era. Solo lui mi chiamava in quel modo.
Lo sentii accucciarsi vicino a me, per poi circondarmi con le braccia. Affondai il viso nel suo petto, inspirando a fondo il suo profumo.
<<Va tutto bene. É tutto a posto.>> continuava a ripetermi mentre mi faceva dondolare avanti e indietro, per calmarmi.
<<Sai già tutti non é vero?>> indagai quando le lacrime si fermarono.
Fece cenno di sì con la testa.
Serrai la mascella, riprendendo a piangere.
<<No, no. Tranquilla.>> mi prese il viso tra le mani:<<Ho capito una cosa, e cioè che i ragazzi italiani sono degli idioti. Insomma poteva tenervi entrambe no? Ci avrebbe guadagnato il doppio.>>
<<Coglione.>> dissi con un velo di sorriso sulle labbra, spingendolo lontano da me.
<<Ah eccolo qui il tuo bel visetto felice, mentre mi insulta!>>
Mi passò una mano tra i capelli, mentre io provavo quella perenne sensazione che accompagnava ogni suo tocco.
<<Ho un'idea.>> mi disse con una luce negli occhi.
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Ore 15.15...Esprimi un desiderio.
Genç Kurgu"Quello che mi preoccupava veramente era come avrei fatto io a sopravvivere in un mondo completamente diverso da quello in cui ero abituata, con nuove persone che parlavano una lingua diversa dalla mia, timida e insicura com'ero. Il fatto era che po...