<<<E' arrivato!>> dichiarò Jackie.
Mi girai a guardarla stupita, mentre lo schermo del mio cellulare si illuminava leggendo il nome Kevin.
<<Che c'è? L'ho visto dalla finestra.>> si difese lei.
Annuii distratta. Mi guardai allo specchio. Avevo lo stomaco in subbuglio e mi tremavano le mani.
Mi passai una mano nei capelli nel tentativo di ravvivarli ma con scarsi risultati. Indossai il giubbino di jeans e uscii in corridoio dove trovai mio fratello ad aspettarmi.
<<Wow, sei uno schianto!>> mi disse.
Mi scansai per evitare che mi abbracciasse. Odiavo quando faceva così! Io mica gli scompigliavo la pettinatura ogni santa volta che vedeva Jackie...anche perché avrei dovuto farlo ogni giorno.
Uscita da casa, decisi di prendere le scale, in questo modo primo evitavo di avere un attacco di panico se le porte dell'ascensore non si fossero aperte e secondo mi sarei calmata.
Mi asciugai le mani sulla stoffa dei miei jeans neri, Dio se ero agitata! Non ci credevo ancora che stavo per avere un appuntamento; dopo tutto quel tempo, non mi ricordavo come si facesse. Sentivo il mio stomaco gorgogliare e con mia grande sorpresa mi accorsi di avere fame. Dovevo uscire con lui più spesso.
Mi fermai appena fuori dal portone, sentendo i raggi del sole che si posavano sul mio viso.
Controllai l'ora: 15.15.
"Desidero che oggi vada tutto bene, che io possa essere me stessa e che lui non mi giudichi troppo male."
Salutai Kevin con un cenno della mano, scendendo velocemente i gradini che portavano in strada.
Ma data la mia ottima coordinazione piedi e vista, all'ultimo gradino inciampai nel tappeto che era steso sulla scalinata e caddi nella sua direzione.
Universo, avevo chiesto che andasse bene, non che mi sarei ammazzata nel giro dei primi 3 secondi.
<<Ti ho presa.>> constatò.
Io sorrisi. Avevo le mani sulle sue spalle e le sue erano sui miei fianchi.
"Riprenditi!"
<<Allora dove si va?>> chiesi dopo essermi scostata da lui.
<<In un posto che spero ti piaccia.>>
Cominciammo a camminare e la mia agitazione svanì quasi subito. Era strano come con lui mi sentissi così a mio agio e sicura e per "a mio agio" intendevo dire che non rischiavo di soffocare ogni volta che mi diceva qualcosa.
Attraversammo il parco costeggiando il lago, dove qualche mese prima avevamo pattinato.
Per fortuna la sua idea non era di remare con una di quelle barchette che ora affollavano lo specchio d'acqua, se no sarei scappata via a gambe levate. Perché? Perché non sapevo nuotare.
D'accordo, è una cosa un po' assurda che io non sappia neanche stare a galla dato che Venezia è una città sul mare, ma non ne ho mai voluto sapere di imparare. Gli esseri umani sono fatti per camminare sulla terra ferma, non per imitare i pesci. Ad ognuno il suo ruolo!
Mi condusse fuori dal parco e camminammo ancora per dieci minuti, fino a che non arrivammo di fronte ad un negozio di dischi.
Kevin aprì la porta e uno scampanellio si diffuse per il locale.
Appena entrata, rimasi a bocca aperta. Davanti a me una distesa enorme di cd e vinili messi in ordine alfabetico.
<<Vi prego, prendetemi ora!>> ansimai.
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Ore 15.15...Esprimi un desiderio.
Teen Fiction"Quello che mi preoccupava veramente era come avrei fatto io a sopravvivere in un mondo completamente diverso da quello in cui ero abituata, con nuove persone che parlavano una lingua diversa dalla mia, timida e insicura com'ero. Il fatto era che po...