<<<No. Tu non puoi obbligarmi a mangiare con quella lì!>> strillò Jackie, in mezzo al cortile della scuola.
<<Abbassa la voce!>> dissi portandomi una mano alla fronte.
Avevo un mal di testa terribile; sembrava che nel mio cervello ci avesse fatto il nido una famiglia di picchi.
Guardai Tiffany; era innocua io lo sapevo, ma la mi amica non si fidava.
Dopo che le avevo raccontato tutto quello che era successo il giorno prima, Jackie mi disse che l'unica spiegazione logica per cui io l'avevo perdonata, era che ero depressa.
Ma io sapevo che non era quello il motivo, perché sfortunatamente io le emozioni le sentivo ancora, eccome se le sentivo.
Alla fine riuscii a trascinarla quasi a forza, al tavolo della sua nemica giurata.
Le diedi una piccola gomitata.
<<Cia...>> borbottò.
Troppo complicato pronunciare anche la "o".
Tiffany la salutò sorridendo.
Quelle due rimasero per un po' di tempo a studiarsi come farebbero due gatte prima di attaccarsi. Alla fine la fame di Jackie ebbe la meglio, e lei si accasciò sulla panca cominciando a mangiare.
Mi accomodai anche io, rimestando la pasta al pomodoro che avevo nel piatto con la forchetta.
<<Vai da Kevin oggi?>> chiese Jackie.
Annuii.
Non dissi più nulla.
Non sapevo cosa dire; il mio cavolo di cervello non riusciva proprio a disconnettersi per un attimo dalla realtà.
Non sapevo bene il motivo per cui mi sentivo così devastata. Neanche dopo "Il Fattaccio" ero così... vuota.
Avevo provato a parlarne con mia madre e lei mi aveva detto che io lo amavo.
Quelle parole mi risuonavano nella mente e non riuscivo a darci un significato vero e proprio. Non sapevo cosa volesse dire amare, pensavo di saperlo, ma non era così.
L'amore era quella cosa che aggiustava tutto, che non ti faceva stare male, ma che riusciva a farti andare avanti nei momenti più duri e difficili, ma io non mi sentivo né potente né nulla.
Avevo solo paura.
<<Anna!>>
Jackie mi stava sventolando una mano davanti alla faccia.
Mi riscossi da quel fluido nero che era la mia mente.
<<Dobbiamo rientrare.>> mi avvisò.
<<Ed è così che Dante incontrò Virgilio, suo compagno di viaggio fino all'arrivo in Paradiso.>>
Desideravo ardentemente un potere magico. Magari come quello della Regina di Ghiaccio; avrei potuto infilzare quel corpicino del professore facendo cessare i suoi discorsi da invasato.
Il pomeriggio prima io e Marco eravamo andati in ospedale, e ne ero uscita peggio di come ne ero entrata.
I valori di Kevin erano stazionari; era una buona notizia a detta dei dottori, ma io non ci trovavo nulla di bello in quel corpo privo di conoscenza.
<<E cosa accade dopo, signorina Templin?>>
Alzai lo sguardo di scatto, con fare spaesato.
Mi girai verso Jackie in cerca di un aiuto, ma lei scosse la testa lentamente.
Il prof mi guardava esasperato, mentre una vena sulla fronte cominciava a pulsargli.
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Ore 15.15...Esprimi un desiderio.
Ficção Adolescente"Quello che mi preoccupava veramente era come avrei fatto io a sopravvivere in un mondo completamente diverso da quello in cui ero abituata, con nuove persone che parlavano una lingua diversa dalla mia, timida e insicura com'ero. Il fatto era che po...