8

26 2 0
                                    

Il giorno dopo avevo una delle due ore settimanali obbligatorie, di educazione fisica, e per fortuna anche Jackie.
Andammo nello spogliatoio delle ragazze, che si trovava in una piccola costruzione accanto alla palestra.
Appena ero arrivata, la segretaria che mi aveva accolto, mi aveva spiegato che un sabato al mese, la scuola si riuniva per, cito testuali parole, piangere ed esultare insieme alla squadra di pallacanestro, quella di football o di hockey su ghiaccio. Ma da quanto mi aveva spiegato Jackie, data la bravura dei giocatori, c'era soltanto da piangere.
<<Ieri Marco mi ha chiesto di te.>> dissi ad un certo punto, mentre mi sfilavo il maglione.
Jackie girò di scatto la testa per guardarmi.
<<Davvero?!>> mi chiese con tono speranzoso.
<<Si. Voleva sapere se tu fossi libera.>>
Le sue guance diventarono color porpora.
<<Si, io sono libera. Liberissima!>>
Mi misi a ridere.
Mio fratello fidanzato, volevo stare a vedere come si sarebbe comportato con delle responsabilità.
Raggiungemmo l'insegnante e il resto della classe, sulla pista da corsa.
Era un po' idiota farci correre su una pista mezza ghiacciata, insomma si rischiava solo di cadere e spezzarsi l'osso del collo, ma nulla di più.
A parte questo piccolo particolare, mi sentì più sollevata; correre mi piaceva, mi faceva sentire libera e sicura di me stessa, cosa più unica che rara.
A Venezia ogni fine settimana facevo tre giri del parco di fianco a casa mia, assieme ad Elena.
Trascinai Jackie vicino a Marco, facendoli ritrovare faccia a faccia.
Rimasi in attesa che qualcuno di loro due facesse qualcosa.
Nulla? Va bene, ho capito. Dovevo fare tutto io
<<Allora...ho pensato che vi avrebbe fatto piacere conoscervi meglio.>> esordì.
Entrambi mi lanciarono un'occhiataccia, ma mi erano visibilmente riconoscenti.
Cominciarono a parlare sommessamente, mentre il Signor Smiller, un uomo sulla 40 che non vedeva attività fisica da minimo metà della sua esistenza, ci spiegava cosa dovevamo fare.
Perché mai aveva scelto di laurearsi in educazione fisica, se aveva il fiatone solo a camminare e a parlare contemporaneamente?
Dopo che ebbe finito di ansimare, ci divise in quattro gruppi da sei persone.
In pratica dovevamo correre lungo la pista e i primi di ogni squadra, si sarebbero scontrati fino a che il più veloce, non sarebbe stato scelto per la corsa campestre di fine mese.
Io stavo nel terzo turno, insieme a due ragazze e tre ragazzi, che non avevo mai visto prima.
Mentre facevo streccing, guardavo di soppiatto Jackie e mio fratello che flirtavano spudoratamente davanti a tutti; lui le metteva una mano sul fianco lei faceva una risatina, lei si appoggiava a lui e Marco si spostava per farla cadere ma, caso della vita, riusciva a prenderla al volo sempre in tempo. Erano disgustosamente teneri.
Il prof, o meglio soprannominato da me come Il Goblin, fischiò e io mi posizionai sulla mia corsia.
Inspirai a fondo. Potevo farcela, dovevo solo correre il più velocemente possibile. Io ero pura velocità, un fulmine, io ero...indietro a tutti gli altri.
Merda! Possibile che non riuscissi a fare due cose contemporaneamente?
Il Signor Smiller si sbracciava cercando di attirare la mia attenzione.
Cominciai a muovermi, in direzione del gruppo che stava già per fare la prima curva. I miei piedi si muovevano il più velocemente possibile, mentre l'aria fredda mi sferzava la pelle.
Ero appena dietro alla ragazza con i capelli corti e biondi; con uno slancio la superai. I polmoni mi bruciavano ma non dovevo pensarci; superai i ragazzi ad uno d uno notando con piacere la loro incredulitá.
Mi mancava solo la tipa con la treccia. Ci separava solo un  metro dal traguardo.
Accelerai ancora di più anche se ogni singolo muscolo gridava pietà. Eravamo una di fianco all'altra.
Contro ogni legge della fisica, la ragazza rallentò e io toccai l'arrivo prima di lei.
Ero prima. Cacciai un urlo di gioia, mentre i miei compagni applaudivano.
Il Goblin mi fece i complimenti con delle vigorose pacche sulle spalle. Appoggiai le mani sulle ginocchia cominciando a respirare a fondo.
Sentii che qualcuno si avvicinava battendo le mani. Alzai lo sguardo e vidi Kevin.
<<I miei complimenti Annie.>>
<<Grazie>> riuscii a dire.
Mi girava la testa e mi mancava il fiato.
Forse il giorno prima avrei dovuto mangiare qualcosa...
Kevin si avvicinò a me prendendomi per un braccio.
Non dovevo perdere i sensi, non dovevo. O mio fratello si sarebbe preoccupato e non volevo che lo facesse, non di nuovo e non per lo stesso motivo.
<<Hei...>>
L'ultima cosa che vidi fu il viso di Kevin davanti al mio, e dopo divenne tutto nero.

Quando mi svegliai, ero sdraiata sulla gomma umida della pista. Mi faceva male la testa, per il colpo che avevo preso quando ero caduta.
Tutti erano intorno a me, mentre il Signor Smiller, diceva che avevo bisogno di aria e spazio. Mi teneva le gambe alzate, mentre mi diceva di inspirare ed espirare.
Obbedii anche se non era la prima volta che capitava una cosa del genere.
Quando finalmente, dopo aver capito che non ero in pericolo di vita, il Goblin mi fece alzare, mi sentii prendere per la vita.
Il mio corpo si irrigidì all'istante.
<<Scusa, dovevo prenderti.>> mi disse Kevin a 10 centimetri da me, con tono dispiaciuto.

Ore 15.15...Esprimi un desiderio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora