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Kevin era sdraiato nel letto e un tubo, collegato ad un respiratore gli usciva dalla bocca.

Feci qualche passo incerto verso di lui.

Cercai di sincronizzare il mio respiro con i bip della macchina che misurava il battito cardiaco.

Aveva una spalla ingessata e qualche cerotto sul viso.

Allungai una mano verso la sua guancia con delicatezza.

Sembrava così fragile e indifeso sotto il mio tocco.

Ma la cosa che più mi sconcertò fu la sua bocca: inespressiva, muta, senza nemmeno l'ombra del suo sorrisetto sbilenco di cui mi ero lentamente innamorata.

Mi sedetti sul bordo del letto, facendo attenzione al filo della flebo. Presi la busta dalla tasca rigirandomela in mano. Potevo immaginarmelo mentre scriveva il mio nome, tutto chino sulla sua scrivania.

Con uno scatto la aprii, tirando fuori il foglietto che c'era all'interno:

"Non saranno due biglietti per il concerto della band inglese che ti piace tanto, ma spero che li accetterai lo stesso.

Con affetto, Kevin."

Girai il foglio: un invito per il ballo di fine anno.

Un groppo mi salii in gola ed ero certa che mi sarei sciolta in un mare di lacrime, invece sulla carta si formarono solamente due piccoli cerchi, uno accanto all'altro.

Forse avrei dovuto ringraziarlo, come si fa nei film; parlargli nonostante lui fosse incastrato chissà dove. Ma non ci riuscivo, ogni mia parola o pensiero mi sembrava fuori luogo.

<<Mi dispiace, ma devi andare.>>mi informò il medico dopo dieci minuti esatti.

Cos'è era stato tutto il tempo fuori a fare il conto alla rovescia?!

Ora che eravamo insieme non volevo andarmene; mi sembrava una cosa così sbagliata lasciarlo lì da solo.

Edward si schiarì la voce.

Se ne avessi avuto le forze, gli sarei saltata addosso.

Mi abbassai su Kevin e gli diedi un bacio sulla fronte.

<<Si risveglierà?>> domandai.

<<Ci sono buone probabilità che lo faccia.>> mi rispose, dandomi una leggera spinta verso il corridoio.

<<Ora me ne vado, stia calmo!>> dissi quasi urlando.

Lui mi guardò un pochino risentito, come se l'avessi offeso.

Me ne andai velocemente, tornando nella sala d'aspetto.

Insieme a Bob e Lisa c'erano anche Marco e mia madre. Mia madre?!

La guardai un attimo indugiando sul fatto di andare da lei o meno.

Quando si accorsero di me, smisero di parlare tra loro.

<<Potrai venirlo a trovare quando vuoi, abbiamo convinto un'infermiera a lasciarti passare.>> mi avvisò la madre di Kevin.

La ringraziai.

Lisa non assomigliava per nulla al figlio con quegli occhi color nocciola e i capelli così biondi d sembrare quasi bianchi; non potevo fare a meno di domandarmi come fosse suo padre.

Mamma mi diede una lieve pacca sulla spalla e sapevo che dovevamo andarcene. A lei non erano mai piaciuti gli ospedali e mi sembrava così strano che fosse venuta a prendermi proprio in uno di quelli.

Finalmente all'aperto, mia madre ci lasciò per andare a prendere la macchina che aveva parcheggiato chissà dove.

Mi misi ad osservare gli alberi pieni di gemme verdi.

Era primavera tutto stava rinascendo, e allora perché io mi sentivo così morta?

<<Tieni, ti ho portato questo.>> mi riscosse Marco porgendomi il mio Mp3:<<Pensavo che ne avessi bisogno.>>

Lo presi, leggendo il titolo della canzone in memoria.

Ebbi un singulto. Il nome della nostra canzone campeggiava sullo schermo come a volermi ricordare che forse non ci sarebbe più stato un "noi".

<<Grazie.>> sussurrai appoggiandomi al suo petto.

Lui mi abbracciò.

Sapevo che anche soffriva in quel momento, forse il dolore sarebbe diventato meno forte se l'avessimo condiviso.

<<Cosa stavano dicendo prima che io arrivassi?>> domandai ad un certo punto con il viso schiacciato sulla sua giacca.

<<Vuoi la verità?>>

Annuii.

Fece un respiro profondo prima di parlare.

<<Potrebbe non svegliarsi mai più.>>

No. Lui si sarebbe vegliato, ne ero convinta.


Ore 15.15...Esprimi un desiderio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora