Sono passate più di due settimane dal mio scontro col branco. In questi sedici giorni non sono quasi uscita dalla mia stanza, se non si contano i pasti e gli allenamenti. Daniel costringe me e Bartolomeo a lottare due volte al giorno, esortandoci a mostrare tutto ciò di cui siamo capaci: dice che solo conoscendo a fondo lo stile di combattimento dell'altro potremo amalgamarci come squadra. Ogni tanto anche lui si allena insieme a noi: la maggior parte del tempo, però, la passa controllandoci... o meglio, controllando me: si aspetta ancora che io salti al collo di Bartolomeo come è accaduto il primo giorno, o che picchi selvaggiamente Miss Confetto, che passa di qui quasi tutti i giorni. Daniel, però, non sa che sta sprecando il suo tempo. Non che io non desideri zittire quell'ochetta o pestare il cagnaccio rognoso, sia chiaro: vorrei tanto rompergli le ossa una a una - specialmente quando spara le sue solite battute oscene o mi fa avance indesiderate, cosa che accade più o meno ogni mezz'ora - ma Daniel mi ha fatto chiaramente capire che non posso ridurre Bartolomeo a un polpettone di mannaro, e io non voglio creare altri problemi ad Andrea con il mio comportamento, quindi sto lavorando molto sull'autocontrollo.
Francesco mi sta dando un aiuto notevole. Ci vediamo quasi tutti i giorni: quando il tempo ce lo permette usciamo, ma negli ultimi giorni le piogge sono state così violente e frequenti da scoraggiare persino noi. Così io e Cesco passiamo il tempo chiusi nella mia stanza, a parlare, leggere e scherzare come quando vivevo ancora a Palazzo Orsini. È rassicurante e mi aiuta a restare tranquilla, visto che Andrea ci ha vietato le cacce fino a quando non avremo imparato a comportarci come un gruppo compatto e io non ho più neanche quella valvola di sfogo.
Anche Lorenzo è passato qui, due o tre volte. Perlopiù ha trascorso il tempo chiuso con Daniel nello studio di quest'ultimo, ma ha trovato anche un po' di tempo per parlare con me. Ora che sto iniziando a conoscerlo, non posso che confermare la mia impressione iniziale: Lorenzo è davvero un uomo di grande fascino. E intelligente, anche: è un piacere trascorrere del tempo con lui.
Durante l'allenamento di stamattina, Daniel era più cupo del solito. All'ora di pranzo, io e il cagnaccio ne abbiamo scoperto il motivo.
«Non avete fatto progressi, in questi giorni» aveva esordito Daniel, guardando alternativamente me e Bartolomeo. «Continuate a punzecchiarvi e maltrattarvi. Senza contare che, al di fuori degli allenamenti, vi evitate il più possibile e non vi rivolgete neanche la parola».
«Ehi» era intervenuto il Mannaro, lamentoso. «Io la cerco sempre e le parlo!»
«Volevo dire che non vi rivolgete la parola in modo civile, Bartolomeo: le tue provocazioni non rientrano in questa categoria» l'aveva freddato Daniel. Poi aveva fatto un respiro profondo prima di ricominciare a parlare. «Visto che non fate passi avanti nel costruire un rapporto di fiducia tra di voi, è arrivato il momento di costringervi a lavorare insieme, spalla a spalla» aveva annunciato. «Ho organizzato una cosuccia per voi, questo pomeriggio. Fatevi trovare pronti per le tre: andiamo alla sede dell'Ordine. Mettete le divise. Ah, e potete portare le armi che preferite, anche le pistole». E si era alzato, andandosene senza curarsi delle nostre domande.
Il tragitto in macchina è stato un inferno: volevo squagliarmela - sfoderando di nuovo la mia splendida moto - ma Daniel è stato irremovibile.
«Faremo il viaggio insieme, nella stessa automobile» aveva decretato, sordo alle mie proteste. Così ho finito per ritrovarmi seduta sul sedile posteriore di una berlina scura, accanto a un Bartolomeo più seccante che mai.
Quindi ora siamo qui, in una sala grande e spoglia interamente rivestita di marmo bianco nei sotterranei della sede dell'Ordine, con il soffitto alto e due file di colonne perfettamente lisce che dividono lo spazio rettangolare in tre parti, creando un largo corridoio centrale. Un luogo vasto e vuoto, in grado di incutere uno strano timore nelle persone.
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Il Sacro Ordine della Croce Armata (#Wattys2016)
ParanormalCaterina è una privilegiata: nata in una delle più ricche famiglie italiane, è cresciuta nel lusso e a venticinque anni vive senza preoccupazioni. O almeno, questo è quello che appare agli occhi dei più. Quello che quasi nessuno sa è che di...